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29/01/2022

Una persona che pensa è una persona libera.

di Viviana Conti

Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, recentemente ha più volte avuto modo di affermare l’importanza che per lui riveste la filosofia nel processo di crescita e nello sviluppo di un pensiero critico e  ha altresì annunciato l’intenzione di portare la filosofia negli istituti tecnici  attraverso una riforma che dovrebbe essere pronta “prima dell’estate”. Si è espresso in tal senso al convegno “Etica ed intelligenza artificiale” a Venezia e l’ha ribadito durante un incontro con gli alunni del Liceo Malpighi a Bologna: “La scuola deve essere sempre più il modo in cui tutti sono in grado di usare tutti gli strumenti della propria epoca e non di esser usati. Penso al telefonino, al computer, cioè all’intelligenza artificiale. Ma bisogna farlo con capacità critica. Bisogna saper leggere l’attualità. Quando studi filosofia, devi entrare con capacità critica nel dibattito vax no vax. Ma sei fortunato di poter usare la lettura critica che parte da Kant che non è un libro da mettere nella biblioteca. È lo strumento concettuale con cui puoi affrontare il mondo di oggi”.
Si tratta di una proposta interessante e non del tutto nuova nel nostro ordinamento. L’apprendimento filosofico, se considerato come capacità di saper domandare, oltre che di saper rispondere, per gli studenti degli istituti tecnici può costituire l’occasione per  sviluppare un approccio costruttivo e  attivo al processo di apprendimento/insegnamento. Educare non solo alla logica della risposta, ma principalmente a quella della domanda, in vista di una dimensione formativa in grado di favorire una consapevolezza significativa dei risultati di apprendimento.

Viene naturale pensare alla felice esperienza didattica costituita, intorno al 1992, dalla sperimentazione Brocca che, per gli istituti tecnici, aveva compiuto tale operazione.  Quello che allora era l’Istituto tecnico Commerciale, veniva denominato “Liceo economico Brocca”; il percorso approfondiva la cultura liceale attraverso l'acquisizione di un'ampia formazione generale che prevedeva lo studio di discipline umanistiche e scientifiche accanto a materie giuridiche ed economiche. Tale processo educativo-formativo offriva allo studente i saperi, le competenze e le abilità atte ad acquisire la conoscenza del mondo economico-giuridico, delle dinamiche sociali, dei mercati e della finanza anche in campo internazionale e l’insegnamento della Filosofia era inserita al quarto e quinto anno. La sperimentazione, insieme a tutte le altre, fu soppressa dalla riforma Gelmini (2008/2009) che propose, tra l'altro, un indirizzo scolastico ricalcato sul progetto Brocca (l'opzione economico-sociale del liceo delle scienze umane) ma di fatto svuotato.
In quelle classi le ore di filosofia erano dei veri e propri laboratori  organizzati per temi generali, spesso legati ad argomenti giuridici o economici, come la giustizia e le leggi o la distribuzione del reddito; oggi le questioni su cui intervenire  potrebbero essere per esempio le fake news o il funzionamento delle reti neurali.  L’idea di base era che la classe dovesse funzionare come una «comunità di ricerca» in modo che alla fine ciascun ragazzo riuscisse  a sviluppare un proprio pensiero critico  (quante volte il docente, di qualunque disciplina, dimentica di essere chiamato, già dall’art. 6 del Reg. sull’Autonomia [1], ad essere ricercatore?).
É ciò che del resto afferma Enrico Liverani, docente cofondatore dell’Associazione Filò- Il filo del pensiero: a suo avviso, infatti, il metodo da adottare negli istituti tecnici dovrebbe essere “molto diverso da quello adottato nei licei dove l’approccio storiografico è ancora la norma”. 
Lo studio della  filosofia andrebbe  affrontato quindi  non tanto come storia del pensiero filosofico, ma, per l’appunto, stimolando nei  ragazzi una riflessione su  problemi personali e sociali, partendo  dalla visione filosofica per intercettare la storia, il diritto, l’economia politica; in tal modo lo studio diventa ciò che può  vivificare i processi di apprendimento/insegnamento, “valorizzandoli non solo come momenti di trasmissione e acquisizione di saperi codificati e immutabili, ma anche come luoghi dinamici generati da domande su cui esercitarsi in una pratica educativa continua di rimando dei contenuti disciplinari alle domande che li hanno costituiti” .  La filosofia come capacità di individuare  legami in ciò che è apparentemente slegato, diventa occasione formativa da offrire a ogni studente,  così da sviluppare in lui la “consapevolezza della relazione come condizione del sapere, sia dal punto di vista dell’oggetto che da quello del soggetto e della comunità sociale”.
L’insegnamento della filosofia nei tecnici non solo fungerebbe da attivatore di apprendimenti, ma contribuirebbe  a costruire l’abito del  futuro cittadino in grado di fare scelte professionali e/o di formazione che siano frutto di una visione  non solo economicistica dei bisogni della società, e con l’obiettivo della  formazione di  uno studente che padroneggia la complessità dei sistemi economici, sociali, politici e  culturali. 
Come peraltro si legge nel documento “Orientamenti per l'apprendimento della Filosofia nella società della conoscenza”, redatto dal Gruppo tecnico-scientifico di Filosofia istituito  dal  MIUR, (documento nato “dall'esigenza di riflettere sulle potenzialità formative dello studio della filosofia nella scuola italiana il sapere filosofico), la filosofia , “in quanto tirocinio della libertà attraverso il giudizio, sembra poter garantire uno strumento significativo per contribuire a conseguire i  risultati di apprendimento per la sua particolare funzione di potenziamento sia delle abilità connesse all’esercizio della “ragione morale” che di quelle logico-argomentative legate all’uso della “ragion critica”.” E se da un lato “la cifra distintiva dei percorsi di istruzione tecnica e professionale è quella di saper corrispondere alle dinamiche evolutive degli assetti economici e produttivi, anticipandone i relativi sviluppi e fabbisogni attraverso il potenziamento e il consolidamento di specifiche competenze tecnico-professionali”, tuttavia, “come da tempo gli studi aggiornati sostengono, le competenze del futuro – ossia quelle richieste alle risorse umane per meglio rispondere ai bisogni formativi del mercato del lavoro – sono qualcosa di più delle semplici capacità tecnico-professionali. Nel senso che il valore aggiunto è dato dalle cosiddette soft skills o competenze trasversali, indispensabili per agire in contesti sempre più complessi e innovativi e per esercitare efficacemente proprio quelle stesse abilità tecnico-professionali”. Un raccordo efficace con il mondo del lavoro e delle professioni, in sostanza, necessita sia delle specifiche competenze tecnico-professionali, che (o soprattutto) di una robusta capacità di pensare esercitata in modo critico e con autonomia e responsabilità: “…un insieme organico di competenze fondamentale per misurarsi con la complessità delle situazioni reali e affrontare le sfide del futuro”.  E la filosofia può offrire tale opportunità formativa proprio in virtù della sua particolare funzione di potenziamento delle capacità di argomentazione e di analisi, di comunicazione e di pensiero creativo. In tempi nei quali il termine libertà è usato e abusato, appare ancor più urgente riuscire a mettere in campo tutto quanto possa contribuire a formare “teste ben fatte", parafrasando Edgar Morin. 
 

Una persona che pensa è una persona libera"[2].   E tali mi apparivano e mi appaiono oggi, quando li incontro virtualmente o fisicamente, quei ragazzi che hanno fatto percorsi di riflessione critica profonda, o che, quantomeno, sono meglio attrezzati per affrontare i problemi odierni.

 

Note

1. Cfr. “Regolamento recante norme in materia di Autonomia delle istituzioni scolastiche ai sensi dell'art.21, della legge 15 marzo 1999, n.59.
2. La citazione completa da Ralph Waldo Emerson è: “L'intelletto annulla il destino. Fino a quando una persona pensa, è libera.", tratta Citazioni e frasi celebri.

Parole chiave: filosofia nei tecnici