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07/07/2022

Le discipline nel disciplinare d'Esame

di Maurizio Muraglia

L’art. 22 dell’Ordinanza 65/22 relativa agli Esami di Stato del secondo ciclo costituisce un’occasione privilegiata per constatare il livello di confusione culturale, epistemologica e didattica a cui può giungere la traduzione in prassi della normativa sulla scuola quando non è sorretta da una prolungata riflessione sul significato e la funzione dei saperi scolastici. Basterebbe registrare, a campione, alcuni colloqui d’esame per rendersi conto facilmente dell’ambiguità del compito cui sono chiamati i nostri studenti. Quel che maggiormente sorprende è la sicumera con cui alcuni presidenti e alcuni commissari ostentano la loro sicurezza interpretativa, che cozza, appunto, con quel che poi effettivamente si verifica nella testa e nella lingua del candidato.

L’Ordinanza prescrive ai commissari di predisporre e assegnare dei materiali ai candidati. Perché li analizzino e favoriscano la trattazione dei nodi concettuali delle discipline. In soldoni, cosa fa un candidato con un “materiale” davanti? Cos’è un materiale? Ci si è sbizzarriti a trovare citazioni, testi, documenti, foto, che onorassero la lettera dell’Ordinanza. Che parlassero di un tema trasversale, o di un argomento disciplinare. Molti si sono affezionati alle tematiche trasversalimagari progettate ad inizio d’anno. La parola tematica per la verità, nell’Ordinanza, è usata una sola volta all’art.23 comma 7, a proposito di Esabac. Eppure molti documenti del 15 maggio segnalano la trattazione di tematiche ed i materiali sono scelti in base a queste (ambiente, potere, donna, natura, digitale ecc.). L’art. 22 dell’Ordinanza contiene invece largamente la parola “discipline” (comma 2 punti A e C; comma 4; comma 5) e la griglia di valutazione del colloquio dedica un indicatore specifico, il primo, all’ “acquisizione dei contenuti e dei metodi delle diverse discipline del curricolo”.

Insistente tuttavia è la raccomandazione del legislatore di evitare quel che comunemente viene chiamato disciplinarismo. Per questo l’Ordinanza tenta di barcamenarsi tra discipline e disciplinarismo con espressioni come “mettere in relazione”, “evitando una rigida distinzione” o la già citata “trattazione di nodi concettuali” (qualcuno sa cosa siano?). È certo che i ragazzi hanno studiato le discipline per tanti anni, sono stati valutati sulle discipline, ammessi all’esame per le discipline. I loro insegnanti sono insegnanti disciplinari. A scuola insomma si studiano le discipline. Cos’è una disciplina e perché si distingue da un’altra, più o meno rigidamente? Su queste domande occorrerebbe organizzare un dibattito ampio e diffuso, ma ormai questa materia è andata in soffitta almeno dai tempi della commissione Maragliano (1997). Siamo costretti a volare bassi.

Concentriamoci dunque sul candidato che si è allenato per anni giocando a tennis e adesso viene valutato come  calciatoreDavanti ad un testo che non si comprende quanto debba essergli noto o del tutto ignoto, egli comincerà a sentire la necessità di saltellare tra una disciplina e l’altra, e comincerà la sua sfilza di “potremmo fare riferimento a…”. E fa i suoi riferimenti. Nessuno nella realtà (alla faccia dei compiti di realtà) avrebbe ragione di proporre questa serpentina mostruosa tra i saperi e nessuno potrebbe mai esibire tutti questi approcci a diverse discipline simultaneamente. Al povero candidato è stata scippata la possibilità di presentare un ragionamento preparato a monte per proporgli la lotteria del “materiale” su cui dovrebbe dissertare integrando i saperi. Neppure un docente saprebbe farlo senza suscitare ilarità. I commissari ascoltano a loro volta cercando da un lato di capire che uso fare del sapere sul quale sono diventati insegnanti pubblici e dall’altro di evitare che qualche collega più realista del re, che non manca mai, li bacchetti perché stanno facendo “rigide distinzioni”.

In realtà pian piano durante i colloqui si scopre che i ragazzi si sentono più a casa loro con le discipline che con lo zapping tra un sapere e l’altro. Basta che qualcuno dei commissari abbia la prontezza di spirito di fermare lo slalom tra le discipline e riportare i forzati della trasversalità in una delle stanze culturali in cui sono cresciuti, che l’alunno abbassa il suo livello di tensione e comincia a sciogliersi. Molto più comodo in una stanza con divanetto e tavolino piuttosto che in un corridoio anonimo. Poi magari accade che l’insegnante, sempre dentro la stanza, si apra all’esperienza dell’alunno o all’attualità, e l’alunno in fondo mostrerà tutto quel che il legislatore auspica. Come mai? Semplice: perché abbiamo lasciato il corridoio scomodo e ci siamo accomodati in una stanza. Basta che si facciano domande intelligenti e si chieda al candidato cosa ne pensa di questo e quello, cosa gli ispira quell’altro, cosa ricorda, cosa prova, cosa lo interpella: insomma basta coinvolgerlo nella disciplina e fare in modo che la disciplina incontri la sua cultura personale.

Questa confusione culturale induce tanti docenti ad aggirarsi maggiormente nei corridoi del sapere piuttosto che nelle singole stanze, finendo per ignorare la capacità indiscutibile dei saperi disciplinari di  compiere incursioni nell’attualità e nell’esperienza. Ciò che consentirebbe di vedere quel che effettivamente si deve vedere. Quanto più si va in profondità nelle discipline tanto più si trovano la cittadinanza, l’argomentazione, lo spirito critico e tutte quelle belle cosette che l’articolo 22 dell’Ordinanza invoca come scopi del colloquio senza prendere posizione chiara tra dimensione formativa e culturale delle singole discipline e nozionismo pedante. Sì, perché la questione è chiara. Il nozionismo, la pedanteria, l’accademismo sono duri a morire. Vivono magnificamente nei concorsi a cattedra sotto forma di quiz e stanno sempre in agguato nelle scuole. Per questo nasce l’articolo 22. Per paura. Paura epistemologica. Che genere di conoscenza occorre verificare nell’alunno? Se ho paura che qualcuno possa spingersi a chiedere i titoli e la cronologia di tutte le opere di Montale, oppure qualche figura retorica peregrina che conosce soltanto il commissario, posso neutralizzarlo soltanto obbligandolo a partecipare disciplinatamente al serpentone nientologico cui si è assistito in queste calde mattinate estive del 2022.

Credits


Immagine a lato del titolo: Kandinsky, Transverse Lines (1923) - Linea Trasversale.

Parole chiave: discipline, esami

Scrive...

Maurizio Muraglia Docente di Lettere nei licei, formatore, già Presidente del Cidi Palermo

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