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22/09/2020

Attorno a "L'acqua, l'insegna la rete"

di Margherita Fratantonio

Recensire un film che racconta la scuola consente una riflessione sulla natura stessa dell'essere e fare scuola e soprattutto sul rapporto fra istruzione scolastica e destini futuri degli allievi, operazione tanto più importante in un momento delicato e problematico come questo.

Realizzare un film sulla scuola che emozioni, e ponga le giuste domande senza risposte presuntuose, non è affatto facile. Bisogna assolutamente rifuggire dallo stereotipo, di cui soffre la sua stanca rappresentazione.

Valerio Jalongo, regista e insegnante, è già riuscito a farlo, dieci anni fa, con La scuola è finita. Film che riflette sui confini relazionali tra docenti e allievi, attraverso la recitazione convincente di Valeria Golino. Narrazione vicina al documentario, per ambienti e atmosfere, con personaggi che si facevano persone; ne L’acqua, l’insegna la sete, invece, le persone a tratti si fanno personaggi, in un documentario così coinvolgente che potrebbe sembrare finzione. E che ha vinto, meritatamente, il premio della Giuria Giovani al Festival "Visioni dal Mondo" di Milano.

Il titolo del film riprende l’incipit della breve, intensa poesia di Emily Dickinson, recitata animatamente con i suoi studenti dal professore di lettere, Lopez, all' Istituto  Cine_TV Rosselini di Roma, anno 2004. Nella prima E si progetta  un video-diario i cui protagonisti sono gli stessi allievi, insieme al loro docente. Storia di una classe, ma anche storia di classe, dice Valerio Jalongo che ha supervisionato le riprese (lo si vede a volte di sfuggita), e  ha assemblato chissà quanti materiali, dando loro una credibilissima continuità con gli incontri di adesso, a distanza di sedici  anni.
I ragazzi, che di anni ne avevano più o meno quindici, oggi sono  trentenni. Di molti  che “sono stati inghiottiti dal mondo fuori del cancello” si sono perse le tracce, perché alla fine del biennio metà degli studenti è stata bocciata o ha cambiato scuola. “Si  è voluto dar voce a loro. A loro è dedicato il film, insieme  ai tre milioni di giovanissimi che in Italia,  dal 2004 ad ora, hanno abbandonato la scuola”. (Valerio Jalongo).

La memoria di Jessica, Yari, Lorenzo, Gianluca, Corinna e Alessio però è rimasta viva, anche grazie a ciò che il loro docente ha conservato. Soprattutto i temi, che ora i giovani adulti possono rileggere, provando le emozioni di un tempo, oggi  amplificate dal ricordo. 
Fa pensare il fatto che alcuni studenti abbiano scelto lavori che contemplano l’attenzione per l’altro, una sorta di maternage, di accudimento. Jessica assiste gli anziani in una casa di riposo amorevolmente, giocando con la stessa leggerezza di un tempo, anzi di più. Gianluca cura gli alberi del Comune di Roma, in solitudine, ma con immedesimazione: “Gli alberi sono un po’ come i bambini, non si sanno difendere dagli umani”. E Lorenzo gioca con i bambini, quelli veri;  sembrerebbe rimasto un po’ all’infanzia, scegliendo di fare il giocoliere. Forse ha copiato dal suo professore che diceva di sentirsi un prestigiatore per sconfiggere la  noia dei suoi ragazzi.  Yari, il più fragile, con enormi problemi familiari, vive solo con la figlia avuta giovanissimo e sembra farlo con grande responsabilità. Corinna gestisce una pensione per cani, scrupolosamente. Se pure intristisce sentirla dire che gli umani l’hanno delusa  e si sta  molto meglio con gli animali.

Nessuno ha seguito il lavoro per cui ha studiato. Nonostante nel sito della scuola ci sia scritto, orgogliosamente: “Oggi i suoi diplomati occupano ruoli di rilievo negli ambiti produttivi e aziendali di tutto il settore a livello nazionale”. Non c’è coerenza tra i destini dei ragazzi e l’indirizzo degli studi. Un paio di loro dicono di averci provato, e di aver desistito. Tra tutti il più scoraggiato è Alessio, che ora lo sa, ha avuto tanto dalla scuola, ma non ha saputo ricambiare e se ne pente.
 

L’acqua, la insegna la sete 

L’acqua, la insegna la sete.
La terra – gli oceani trascorsi.
Lo slancio – l’angoscia –
La pace – la raccontano le battaglie –
L’amore, i tumuli della memoria –
Gli uccelli, la neve.

Emily Dickinson

Se è vero che l’acqua, l’insegna la sete, quali altre lezioni offre la vita al di fuori di quelle ricevute tra i banchi di scuola? Quanto, e come, crescono i ragazzi senza di noi o indipendentemente da noi?
La pace- la raccontano le battaglie, continua la poesia della Dickinson e i giovani protagonisti di questo film-documentario sembrano proprio sereni. Realizzazioni non eclatanti, le loro, ma vite decisamente non alla deriva, nonostante la crisi del 2008. Il video-diario infatti è antecedente, risale a quando si potevano fare promesse che, almeno in parte, sarebbero state mantenute.

"Facendo questo film – racconta Valerio Jalongo – ho capito che a volte anche i professori migliori sono coinvolti in promesse che la scuola non riesce a mantenere. Come Lopez e molti suoi colleghi, promettevamo ai nostri studenti che se si fossero impegnati, se si fossero dimostrati meritevoli avrebbero avuto un lavoro sicuro, certezze, riconoscimenti… non immaginavamo che il mondo stava preparando per quei ragazzi un futuro precario, pieno di passi indietro anche nei diritti che consideravamo acquisiti per sempre".
Intanto, mentre nelle scene del passato, il prof. Lopez continua a fare il saltimbanco e noi lo ammiriamo per il  modo tutto suo di esercitare l’autorevolezza (recita, ma non per alimentare il suo Ego e si capisce); mentre ci commuoviamo per come gli ex-studenti ritrovano se stessi davanti agli  scritti di allora, e son contenti di essere degni di potersi raccontare ancora oggi, una parola trafigge la nostra sensibilità e smuove le nostre rabbie.  

Siamo in un triste consiglio di classe simile a quello de La scuola di  Daniele Luchetti (e a Sottobanco di Starnone), ma senza ironia. La collega che guarda l’orologio ha già esclamato: “C’è chi è qui dalle otto di stamattina”, e la parola arriva come una coltellata: “Voi del biennio mandate gli scarti da noi, al triennio, e poi si vedono le conseguenze”!
Gli scarti! Voi e noi! Jalongo ci pone così di fronte a un grande problema della scuola. Non solo la demotivazione degli studenti, ma anche quella di alcuni insegnanti. È come se ci dicesse che da una parte ci sono professori come Lopez, e lo stesso Jalongo, dall’altra quelli che forse per difesa,  per sfuggire alle loro stesse fragilità, non inseriscono l’empatia tra le competenze necessarie.

Ne La scuola è finita, la coppia di insegnanti, Daria e Aldo, che in buona fede oltrepassa i limiti della relazione educativa, entrando nella vita del loro allievo, verrà pesantemente punita dal sistema. Ma, se ci rendiamo conto dei loro errori,  sentiamo anche l’urgenza di dare all’adolescente Alex quello di cui ha bisogno e che non è più rimandabile: ascolto, attenzione, complicità. E se capiamo che  le proiezioni affettive di questa coppia di insegnanti in crisi e senza figli dettano scelte anche un po’ avventate, proviamo gratitudine perché almeno loro si occupano di un ragazzo altrimenti muto, che non sa esprimere il dolore e le emozioni.
Dispiace che la scuola che Valerio Jalongo ci racconta abbia ancora   lo stesso velo di opacità  sulle persone e sugli spazi. Erano tutti molto bui quelli di La scuola è finita. Ora meno (ma la luce non si vede ancora) per la vivacità delle  lezioni del corso E, quelle del professor Lopez. Le pareti sono scarabocchiate, perché lui concede agli studenti il permesso di scriverci sopra quello che vogliono prima dell’imbiancatura, ma la fantasia non va molto al di là della "Scuola di merda, Moriremo tutti".

Struggente l’immagine che la  macchina da presa ci offre dall’alto, mentre scorre lentamente sui banchi vuoti. Un luogo prima abitato e ora orfano delle voci, delle risate, anche delle provocazioni, che sembra esser lì solo per custodirle, commuove. Come l’aula vuota ne La classe di Cantet l’ultimo giorno di scuola o la casa di Emma Dante nel suo attuale, ultimo film, Le sorelle Macaluso, che parla di affetti familiari, ma poco cambia. 
L’ultima scena di L’acqua, l’insegna la sete è ancora più toccante, soprattutto dopo il silenzio delle aule scolastiche per così tanti mesi che nessuna didattica a distanza ha potuto compensare. 

L'acqua, l'insegna la rete di Valerio Jalongo - Trailer

 

Scrive...

Margherita Fratantonio Ha insegnato letteratura e storia nelle scuole medie, di primo e secondo grado. Specializzata in counseling, ha gestito lo spazio di ascolto per genitori (insieme agli incontri sulla genitorialità). Appassionata di cinema e letteratura, è redattrice della rivista "Taxidrivers".

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