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10/10/2014

Creatività e scuola: un binomio difficile

di Nicola Contegreco

“Ragazzi, com’è l’acqua?”

In un testo dello scrittore americano David Forster Wallace[1] ad un certo punto si parla di un incontro tra un pesce un po’ più avanti con gli anni e due giovani pesci che si muovono in direzione opposta al primo. Proprio quest’ultimo, nel salutare in modo gioviale e spassoso gli altri due, chiede: “Ragazzi, com’è l’acqua?”, poi prosegue oltre, per la sua strada. Alla domanda i due si fermano, perplessi, e si guardano in faccia; poi uno fa all’altro: “Che diavolo è l’acqua?”. Questo breve apologo ci riporta direttamente a una sorta di sopradimensione nel quale quasi sempre le nostre esistenze sembrano inconsapevolmente immerse e a quanto sia difficile uscirne fuori e riuscire a osservare ciò che ci circonda attraverso una prospettiva diversa, originale. È la situazione di quanti preferiscono esercitare il proprio pensiero in una sorta di gabbia mentale alimentata soltanto apparentemente dalle logiche inconfutabili che un approccio razionale offre e da atteggiamenti cognitivi acquisiti in base al senso di condivisione e di appartenenza. Non che la riflessione basata sull’organizzazione logica e concettuale delle cose sia errata, naturalmente, ma bisognerebbe imparare ad affrontare le questioni anche osservando i fenomeni e gli eventi dal di fuori, da altre angolature.

Sappiamo che grazie al pensiero logico l’uomo è riuscito a raggiungere enormi traguardi in quel percorso pressoché infinito di progresso tecnico e scientifico, soprattutto a partire da Galileo e Newton; nel XX secolo, poi, l’uomo ha sviluppato efficacemente quanto le sue possibilità gli offrivano fino ad arrivare, tra le altre cose, alla creazione di una “macchina pensante” come il computer, dalle funzioni logiche potentissime, molteplici e impressionanti. Essa rimane, però, impossibilitata a quella funzione “speciale” della creazione relegando la sua effettiva forza soltanto alle funzioni organizzative della sua potente memoria. L’essere umano, invece, il creatore della macchina, non ha le stesse capacità di memoria e di organizzazione dei dati dello strumento che ha inventato, ma in compenso è capace di cambiare in qualsiasi momento i criteri che regolano l’organizzazione delle conoscenze in suo possesso e quindi è in grado di produrre pensieri alternativi e, quindi, creativi.

 

[1] Cfr. D. F. Wallace, Questa è l’acqua, Torino, Einaudi, 2009.

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Nicola Contegreco Insegna Lettere nella scuola pubblica e si occupa di formazione docenti e scrittura creativa per ragazzi. Scrive testi di narrativa per l'infanzia e articoli per riviste di didattica e letteratura.

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