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02/05/2016

Matite, forbici & carta

di Renata Balducci

Giovedì 28 aprile 2016. I bambini della II D e E della scuola primaria Rayneri dell’I.C. Manzoni di Torino attendono con impazienza l’arrivo di Isidro Ferrer. Il noto grafico spagnolo è ospite della nostra Città per la giuria di “That is a Mole”: non potevamo non approfittarne!

L’anno scorso hanno rielaborato un suo manifesto contro la guerra, quest’anno lo incontreranno di persona e questo, per dei ragazzini di sette e otto anni, è davvero emozionante. 

Nell’attesa guardiamo i suoi libri e i suoi manifesti: in ogni immagine c’è il fascino del guardare con occhi che rielaborano la realtà. Una caffettiera può diventare un elefante, un’impronta digitale una formica e un imbuto può trasformarsi in un topolino. È un modo di lavorare che risuona nelle grandi teste dei piccoli artisti. Anche loro, quest’anno, hanno scrutato la realtà con tanti occhi diversi: hanno osservato con occhi scientifici e matematici, hanno guardato con occhi da investigatore dettagli e indizi dei testi, hanno analizzato la realtà di forme e colori da seguire con “occhi pennello”, hanno imparato da pittori come Mirò e Picasso che si può raccontare la realtà reinventandola, come nelle storie. 

Sono impazienti di incontrare un vero artista e, appena arriva, simpatico, sorridente e curioso con sua moglie Elèna, si precipitano a mostrare i loro lavori. 
Sulla locandina  avevamo scritto: “conclude con un suo intervento i lavori del laboratorio di cinquanta bambini impegnati nella costruzione di una nuvola della pace che sovrasta la città (della guerra).”
In realtà i bambini sono un po’ di meno e hanno già rivisitato la nuvola del manifesto, che è diventata un mobile: le nuvole in questo caso rappresentano la guerra e tutto ciò che porta paura e dolore. Dalle nuvole scendono parole di pace e amicizia. Dalla scritta PACE E AMORE (titolo scelto e votato dai bambini) scendono strisce di animali, bambini che si danno la mano e libri con parole di pace e di benessere.

Sotto alla nuvola c’è una strana barca formata da tante scatole. Ogni scatola rappresenta un bambino che l’ha riempita con autoritratti e oggetti che lo rappresentano. Le scatole sono individuali ma stanno tutte insieme. Nel costruirle i bambini hanno dovuto pensare a lasciare lo spazio perché le scatole degli amici di classe si potessero unire senza coprirsi. Tutti insieme siamo un gruppo. SIAMO TUTTI SULLA STESSA BARCA, c’è scritto. 
Già, perché siamo delle individualità che stanno insieme e ci siamo resi conto che, quando uno di noi sta male, è triste o non impara, non riusciamo a essere felici. Hamza dice: “Se manca un pezzo la barca va a fondo.” Se non ci importa di ognuno, è come se la barca andasse avanti lasciandosi naufraghi alle spalle. Questa barca rappresenta le due classi, i 45 bambini, ma anche tutte le barche piene di gente che fugge dalla guerra.
Ci vorrebbe la saggezza dei bambini a governare questo mondo!

Oltre alla barca e alle nuvole, il corridoio pullula di vita: ci sono i cartelloni sulla crescita del pulcino nell’uovo e l’incubatrice cova uova che speriamo si schiuderà. Ci sono i disegni dei bambini che si immaginano nella pancia della mamma: Da dove arrivava il cibo? Come respirava? Ci sono le linee del tempo della loro breve vita: Quando ho iniziato a camminare? E a parlare? E cos’altro ho imparato a fare con il corpo in questi anni? 

Mentre i bambini mostrano le loro cose- “Isidro, ci sono ancora i libri pop up che stiamo facendo e i 'libri viaggiatori' (quelli con la storia che si scrive viaggiando da una casa all’altra), non puoi non vederli!”- lo tempestano di domande: “Ma come ti vengono le idee?” “È importante essere famoso?” “Com’è il tuo atelier?” “Dove sono i manifesti che hai inventato tu?”, richiedono autografi, raccontano di loro stessi. Sono fantastici i bambini, vedono sempre la persona, al di là del suo ruolo. 
Mentre raccontano a Isidro e Elèna le loro storie viaggianti, arriva il Dirigente Scolastico che si siede in cerchio con loro. Mattia corre a sedersi sulle sue gambe.

Ora che tutti si sono potuti annusare, toccare, raccontare si può iniziare il laboratorio “Matita, forbici e carta”. Abbiamo tantissimo materiale di recupero, una pistola di colla a caldo e alcuni taglierini. Mettiamo in terrazzo il materiale e i banchi degli adulti che tagliano e incollano. Ferrer suggerisce di trovare nel cartone la testa di un animale e di trasformarla in maschera. Il tempo è poco, si lavora freneticamente. In un attimo il terrazzo è un laboratorio al sole, la classe un luogo fresco dove spuntano colori, pennelli, fili di lana e perline. 

Quando le maschere sono finite si sfila in terrazzo, ognuno con il suo verso che alla fine diventa una melodia unica.

Poi le foto ricordo, baci e abbracci, un po’ di commozione, gli applausi, quelli che fanno rumore e quelli del “mondo di silenzio”: le mani agitate in alto nel linguaggio dei sordi.
Isidro ci lascia un compito: scrivere la storia della vita di quegli animali e inviargliele a Huesca, dove vive e lavora.

Quando ne parliamo con i bambini in mensa, ci viene una nuova idea: non solo scriveremo le storie, ma faremo dei manifesti con cui tappezzeremo l’esterno della scuola. I manifesti rappresenteranno tanti animaletti che si tengono per mano e lanciano un messaggio alla foresta, a tutti noi, ma questo è tutto un altro progetto.


Grazie Isidro! Grazie Elèna! Grazie CIDI! 
 

Credits

A lato del titolo: locandina dell'incontro dei ragazzi con Isidro Ferrer

Dall'alto:
Isidro Ferrer, "Animación de personajes" per Una gramática objetual y matérica del universo cotidiano, www.estaciondiseno.es
La nuvola e La barca realizzate dagli allievi delle due classi di scuola primaria.
Isidro Ferrer alla Rayneri-Manzoni.
Un momento del laboratorio in cortile.
Il risultato finale.

 

 

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