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07/01/2025

Educazione sentimentale: se sì, come attuarla? Una breve storia.

di Annalisa Marcantonio

I recenti fatti di cronaca hanno fatto tornare alla ribalta la proposta di includere, nel curricolo scolastico, percorsi di educazione affettiva, o educazione alle relazioni o, per meglio dire, educazione sentimentale. Esistono già modelli psico-pedagogici a cui fare riferimento, i quali sono riconducibili a percorsi ideati, nel corso di un lavoro decennale, da psicologi, pedagogisti e docenti. Mi riferisco in particolare al progetto formulato da Save the Children Italia [1]. L’urgenza di affrontare la questione era stata già segnalata dal Gruppo di lavoro per la Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza [2] Risulta chiaro che la prima finalità perseguita dalle figure professionali impegnate nel progetto di Save the Children è quella di colmare il deficit dell’informazione sugli aspetti della sessualità, all’interno delle scuole, ma gli effetti dell’approccio adottato non si sono rivelati del tutto soddisfacenti [3]
A partire dagli anni ’80-’90 gli studi compiuti a livello internazionali hanno consigliato il ricorso ad altri approcci educativi. Le proposte più efficaci, allora, parvero quelle improntate a mettere al centro delle azioni la partecipazione attiva degli studenti al progetto formativo. Il punto d’arrivo di questo dibattito si riconosce in una pratica educativa promossa dall’Unesco [4]
Riguardo all’ Italia, dagli anni ’90 ad oggi, si registrano varie proposte di legge formulate da esponenti della Sinistra; nessuna di queste, però, è andata a buon fine. Una voce decisiva è sembrata arrivare dalla Convenzione del Consiglio d’Europa, nota come Convenzione di Istanbul del 2011; il documento qui approvato è finalizzato alla lotta alla violenza contro le donne e alla prevenzione della stessa. Firmato da 43 Paesi, esso impegna i firmatari, tra cui l’Italia a prevedere misure penali e civili per contrastare tale fenomeno. Ne conseguono alcune proposte di legge per introdurre l’Educazione sentimentale nelle scuole, ma esse rimangono lettera morta, anche per l’azione frenante di settori di opinione pubblica preoccupati della possibilità di agevolare aperture all’introduzione della teoria del gender. Registriamo infine la recente, vaga proposta dell’attuale ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, “Educazione alle relazioni”, che prevede un’ora alla settimana facoltativa per tre mesi all’anno solo per le scuole superiori. L’educazione sessuale sembra costituire un campo specifico nel quale esponenti della società civile e del volontariato spingono ad intervenire con particolare urgenza nelle scuole. Save the Children Italia, per fare un esempio, sta promuovendo il progetto “Fuoriclasse in movimento”. 

L’Organizzazione, con la collaborazione di docenti e psicologi attivi in scuole di vari territori, ha costruito cioè alcuni percorsi formativi, volti a rendere bambini e adolescenti consapevoli dei cambiamenti che essi attraversano, nel corso dello sviluppo.
Le azioni del progetto, avviate con modalità interattiva, sono finalizzate anche a portare allo scoperto, con l’aiuto di mediatori, le difficoltà relazionali che si presentano tra coetanei all’interno del gruppo-classe. Sembra già significativo che tali interventi (in)formativi siano attuati senza adottare la formula della lezione frontale, modalità che li renderebbe poco efficaci. Ma siamo certi che la modalità interattiva sia sempre osservata e favorita da figure davvero capaci di gestire efficacemente le dinamiche del gruppo? Altro importante focus individuato dal progetto “Fuoriclasse in movimento” è rappresentato dall’educazione alla parità di genere e dalla lotta agli stereotipi correnti. Sono previsti anche interventi di sostegno a docenti e genitori, proprio per riconoscere gli stereotipi sessisti che caratterizzano il linguaggio e la cultura in cui siamo immersi.

C’è il rischio, però, che azioni educative di questo tipo rimangano qualcosa di distaccato, un cameo all’interno del curricolo, se il/la docente non rivede l’impianto didattico relativo alle discipline che compongono il curricolo stesso. Inoltre, per fare la differenza, si imporrebbe la piena disponibilità a mettersi in gioco, così che docente ed esperto possano collaborare nel destrutturare e modificare stili di insegnamento rivelatisi inefficaci di fronte alle esigenze della nuova generazione. In questo quadro, non bisogna mai dimenticare, però, che l’orizzonte di riferimento rimangono proprio le discipline, cui attingere spunti problematici, dilemmi e fatti reali su cui riflettere in condivisione. Appare evidente allora che l’educazione sessuale “tout court”, per quanto considerata necessaria nel panorama di conoscenze dell’adolescente di entrambi i sessi, aiuta solo in parte lo sviluppo dell’affettività.

Si impone perciò un atto di responsabilità da parte di adulti ed educatori, cioè l’adozione di un approccio costruttivo e dinamico che può essere definito “educazione sentimentale”. In un libro recentemente pubblicato la filosofa Maura Gancitano argomenta in modo convincente su come sia diventata necessaria un’educazione sentimentale “pubblica”. L’Autrice, attingendo ad una ricca bibliografia nel campo delle scienze sociali, riflette sul nesso tra vissuto emozionale e processo educativo [5]. Uno scopo importante dell’educazione consiste nell’accompagnare il soggetto a valutare le proprie risposte emozionali, per esercitare su di esse un certo controllo. Questa manipolazione delle emozioni può aprire due strade: la “fioritura” [6] dell’individuo o la sua costrizione alle esigenze della cultura corrente. L’educazione è dunque un dispositivo di potere e l’educatore, conscio di ciò, dovrebbe impegnarsi non tanto nel far sparire gli stereotipi, ma nel rendere capaci di distinguere tra quelli utili e quelli oppressivi, nel contesto sociale. Con questa e altre argomentazioni Maura Gancitano cerca di definire al meglio il significato dell’espressione “educazione sentimentale”, inquadrandola come forma di costruzione culturale. In quest’ottica ci si accorge di quanto non ci si possa fare unicamente riferimento all’educazione sessuale, in senso stretto.  Se è vero, però, che l’educazione sessuo-affettiva è importante, per lo sviluppo armonico dell’adolescente, essa si dovrebbe sovrapporre all’educazione sentimentale per generare un’attitudine capace di accompagnare la piena evoluzione del soggetto, nel il suo rapporto con il mondo.
Nel paragrafo dedicato alla Generazione Z (Gen Z) Maura Gancitano, sostenuta dalla sua esperienza e dalla popolarità incontrata nel campo dei social media, analizza acutamente gli atteggiamenti giovanili. Se alcuni di questi mostrano un’ampia accettazione di comportamenti sessuali divergenti rispetto alla norma, altri denotano, in modo alquanto contraddittorio, l’adeguamento a relazioni di coppia “malate” e asimmetriche [7]

Gli atteggiamenti collettivi, in quanto fortemente condizionati dall’uso dei social media, impongono oggi attenzione agli educatori, a causa dell’enorme contagio emotivo che si genera nel mondo digitale. Peraltro non solo i giovani ad essere contagiati da quanto avviene sui social, ma tutti noi siamo oggi immersi nell’atmosfera cognitiva da essi generata.

Educazione sentimentale come costruzione culturale

Appare ormai definitivamente superato il vecchio paradigma che scinde razionalità e irrazionalità ed è ormai chiaro quanto emozione e pensiero si intreccino nel processo di apprendimento. Quando l’emozione non si riconosce più unicamente come una risposta ad uno stimolo esterno, entriamo nella dimensione del sentimento. Se interpretiamo i sentimenti come percezioni condizionate dalle nostre modalità di pensiero e dallo stile di elaborazione mentale che ci caratterizza, riusciamo a coglierne la complessità, scoprendo nel contempo quanto la loro espressione possa variare a seconda del momento storico, della classe sociale di appartenenza e dell’esperienza personale.
Se accettiamo la definizione di educazione sentimentale come costruzione culturale [8], se riconosciamo la mutevolezza delle espressioni che assume, a seconda dell’ambiente e della classe sociale, appare chiaro come i testi letterari possono essere oggetto di una ricerca conoscitiva potenzialmente dotata di grande valore euristico ed emozionale.

I romanzi come “laboratori emotivi”?

A conclusione della mia riflessione faccio riferimento ad una posizione sostenuta dalla filosofa Carola Barbieri [9],  secondo la quale possiamo considerare il romanzo un luogo in cui “facciamo esperimenti”. Nel leggere un romanzo si costituisce un luogo speciale in cui “ci lasciamo coinvolgere, mai travolgere” emotivamente. Attraverso il romanzo, inteso come luogo dove, al riparo dalla vita reale, si sperimentano le emozioni dei protagonisti, si verrebbe a stabilire un meccanismo capace di aiutare a dare equilibrio alla vita emotiva.  Se sviluppiamo questa tesi possiamo chiederci quanto sia importante utilizzare i romanzi a scuola, e tentare di porre in essere alcune procedure. L’Autrice ce ne dà un esempio con il selezionare alcuni romanzi, distinguendoli in base alle difficoltà che essi pongono. Fin qui nulla di nuovo. L’approccio sembra però curioso e stimolante per alcune sue possibili modalità di utilizzo, a scuola.

Poniamo che, tra i romanzi indicati, la scelta cada su Accabadora di Michela Murgia. Come affrontarne la lettura?  Inizialmente si stabilisce qual è l’emozione focale del romanzo, individuata nel RISPETTO. Il gruppo di lettura procede con il costruire un essenziale piano di ricerca, sulla base di tre indicatori:

  • DIFFICOLTÀ (in questo caso ritenuta alta),
  • TEMPO da impiegare per la discussione (circa 2 ore)
  • INGREDIENTI (paura, amore, morte, madre, figlia, perdono, comprensione).

Dopo l’iniziale ricostruzione del plot del romanzo, con l’aiuto di un mediatore, i componenti del gruppo evidenziano i protagonisti della storia mettendoli in scena, per così dire. In seguito, i lettori e le lettrici sono chiamati a focalizzare alcuni spunti per la discussione, a partire dai passaggi della narrazione. L’intensità della storia permetterebbe di estrapolare atteggiamenti, dilemmi di carattere etico, tipologie di relazioni parentali e dinamiche ad esse relative. Queste osservazioni si presterebbero ad essere discusse, criticate in chiave etico-filosofica e storicizzate, aprendo uno spaccato su temi come la famiglia, l’accettabilità della morte indotta, la libertà di scelta, il dolore.

Ebbene, non può essere considerato tutto questo come un insieme di azioni formative che vanno in direzione proprio dell’educazione sentimentale? Penso di sì, in quanto allo sforzo compiuto nell’interpretazione del testo si unirebbe la possibilità di dare ordine al caos interno che caratterizza spesso il vissuto degli adolescenti.

Conclusioni

Concordo con la posizione di Maura Gancitano, secondo la quale l’educazione sentimentale può solo essere fondata sulla costruzione di un equilibrio tra la libertà individuale e un controllo sociale sostenibile, cioè non oppressivo o puramente convenzionale. Solo avvicinandosi a questo traguardo, a scuola, si potrebbe favorire lo sviluppo emotivo, in età infantile e adolescenziale, contrastando il “congelamento emozionale” individuato da più osservatori. Il difficile, fallimentare percorso delle proposte di legge volte ad affrontare tale questione attestano però la confusione, l’atteggiamento pregiudiziale e l’indifferenza di fondo che connotano spesso le figure istituzionali a cui sono affidati importanti compiti educativi. In mancanza di normative adeguate, accompagnate da un’adeguata formazione, la scuola continua a vivere un momento di seria difficoltà e l’educazione sentimentale pubblica, così com’è delineata nel saggio di Maura Gancitano, appare ancora da costruire, se non nel lodevole sforzo che stanno compiendo docenti (ancora pochi) capaci di riflettere seriamente sulla questione.

 

Note

[1]  I riferimenti bibliografici qui inseriti sono in gran parte mutuati da Maura Gancitano, Erotica dei sentimenti, Einaudi 2024. In particolare essi sono desunti da Save the Children Italia, Educazione sessuale e affettiva: perché è importante a scuola? (6 febbraio 2024).
[2]  Agenda per l’infanzia e l’adolescenza. 10 passi per rendere concreto l’impegno verso le nuove generazioni, 20 Novembre 2022.
[3]  Maura Gancitano, op. cit. pagg. 152-156.
[4]  L’Unesco nel 2009 ha promosso la Comprehensive Sexuality Education (CSE) nella International technical guidance on sexuality education, aggiornata nel 2018.
[5]  Maura Gancitano, op. cit. capitolo primo pp.8-34.
[6]  Il ricorso frequente al termine flourishing, per indicare lo sviluppo umano, attinge alle opere di due figure centrali del pensiero del ‘900: l’economista Amartya Sen e la filosofa Martha Nussbaum.
[7]  In Maura Gancitano, op. cit. pagg. 143-147 vedi: Le ragazze stanno bene? sull’indagine di Save the Children e Ipsos (2024).
[8]  Maura Gancitano, op. cit. pagg. 39-42.
[9]  Carola Barbieri, La biblioteca delle emozioni, Ponte alle Grazie 2012.

 

Scrive...

Annalisa Marcantonio Ha insegnato Filosofia e Storia nei Licei; fa parte del direttivo del CIDI di Pescara e partecipa alle iniziative di formazione della Società Filosofica Italiana (SFI), sezione di Francavilla al Mare; redattrice di Insegnare.

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