La collana “i Miniborei” è un piccolo tesoro editoriale che nasce da un’idea culturale chiara e coerente.
Un repertorio curato in ogni dettaglio, dove ogni libro nasce da una visione chiara: raccontare l’infanzia come terra di scoperta, di libertà, di relazioni autentiche.
Traduzioni precise, un segno grafico inconfondibile, illustratori e illustratrici che sanno ampliare il testo.
Non una semplice collana, ma un piccolo atlante del sentire infantile.
Restituisce classici che avevamo dimenticato e porta in Italia voci contemporanee di straordinaria forza poetica.
Ma soprattutto, è una collana che nasce e cresce su un’idea: il Nord e l’infanzia, che si richiamano a vicenda come due paesaggi interiori.
Il Nord non è solo un punto sulla carta geografica: per noi gente mediterranea è un luogo simbolico, letterario, emotivo.
Evoca mistero, isolamento, silenzio, ma anche meraviglia.
Per chi vive nei luoghi delle lunghe estati, del sole splendente e del caldo che avvolge i corpi, al Nord immagina distese di neve, luci che tagliano la notte, fiabe che nascono tra il gelo e la luce obliqua dell’aurora.
È un orizzonte che si allontana, un confine da inseguire.
L’infanzia, per certi versi, gli somiglia; come il Nord, è una terra estrema e trasformativa. È elusiva, come scriveva Henry James, perché ci mette di fronte ai nostri limiti — come la morte, ma con la forza di chi comincia.
Nei libri nordici l’infanzia e il Nord si specchiano: entrambi parlano di crescita, di prova, di attraversamento.
E se nel Nord la solitudine è un rischio costante, il vero antidoto è sempre la comunità, la relazione, l’abbraccio degli altri.
È un tema che attraversa tutta la migliore letteratura per ragazzi del Nord Europa: la scoperta che la libertà non è isolamento, ma legame.
Anche il ritmo delle storie segue quello delle stagioni nordiche: l’inverno che indugia, la primavera che si fa attendere, l’estate che esplode in una lunga luce senza notte.
L’estate del Nord è un tempo di guarigione, di libertà totale.
Forse perché, dove la vita è più dura, ogni stagione è una conquista.
Sfogliando il catalogo dei Miniborei emerge subito una visione forte: l’infanzia come condizione di un soggetto libero e competente, non pedina nelle mani di adulti e adulte, ma persone capaci di agire, pensare, scegliere.
Persone in formazione, dotate di autonomia e responsabilità, capaci di affrontare il mondo con intelligenza e curiosità. Questo sguardo nasce da una lunga tradizione nordica, nutrita da pedagogisti e scrittori che hanno creduto nella forza dell’infanzia come spazio critico, non addomesticato. Ellen Key, grande pensatrice svedese di inizio Novecento, lo aveva già intuito: il futuro dell’Europa sarebbe passato dal riconoscimento dei diritti e della dignità dei bambini.
La letteratura del Nord le ha dato ragione.
I libri dei Miniborei parlano proprio di questo: bambini e bambine la cui curiosità, spirito indipendente e autenticità animano azioni e interazioni.
Sono ribelli perché pensano, perché mettono in discussione le regole, perché fanno domande scomode.
E, soprattutto, perché sognano.
Altra dimensione dell’indipendenza, sua emanazione, è poi un altro elemento che attraversa tutto il catalogo: il desiderio. Desiderio di crescere, di esplorare, di capire il mondo che talvolta oggi vediamo offuscato o distratto, nei bambini, nelle bambine e negli adolescenti.
Nei Miniborei, invece, brucia in ogni pagina.
I protagonisti e le protagoniste si muovono in spazi aperti, naturali o quotidiani, dove ogni gesto diventa esperienza. Entrano in connessione con i paesaggi e le loro manifestazioni.
Il viaggio di Nils Holgersson tra le terre di Svezia, la trilogia di Percy ambientata nel quartiere di Stureby, Il libro dell’estate di Tove Jansson: in ognuno di questi titoli lo spazio è parte del racconto, specchio della crescita interiore.
C’è sempre un equilibrio tra il mondo esterno e quello interiore, tra la libertà e la responsabilità, tra il sogno e la realtà.
Uno dei tratti più riconoscibili di questa letteratura è l’umorismo.
Non un umorismo di superficie, ma una forza che capovolge la realtà e aiuta a guardarla con occhi nuovi. Il rovesciamento umoristico consente a questi libri di affrontare i temi più seri: la paura, la solitudine, la morte, la crescita. “Tutti i cari animaletti”, di Ulf Nilsson e la trilogia di Ulf e Percy, di Ulf Stark, sono alcuni esempi emblematici.
La comicità diventa una forma di coraggio.
Un modo per dire la verità con schiettezza poetica, senza moralismi né semplificazioni.
Ed è proprio qui che questa collana conquista: nella capacità di far ridere e pensare allo stesso tempo, di accompagnare chi legge, a qualunque età anagrafica, in un percorso emotivo profondo ma mai cupo.
Sono libri che restituiscono una voce riconoscibile, che genera rispecchiamento in chi legge, qualunque sia l’età anagrafica.
La collana dei Miniborei, nel suo insieme, rappresenta una delle voci più coerenti e necessarie dell’editoria contemporanea per bambini, bambine, adolescenti.
È una letteratura radicale, perché va all’essenza delle esperienze e delle relazioni umane.
Una letteratura che non semplifica, non edulcora, non finge, raccontando la complessità con un linguaggio limpido e diretto. Nel fare questo, offre a insegnanti, genitori e genitrici uno strumento prezioso: libri che non educano “su” qualcosa, ma educano “attraverso” l’esperienza della lettura.
Nei Miniborei, il Nord diventa una metafora potente: un luogo di silenzio, di resistenza, di stupore.
E l’infanzia, in questo paesaggio, è una frontiera viva, una possibilità sempre aperta.
Forse, in fondo, ognuno di noi ha il proprio Nord interiore — quel punto da cui ripartire ogni volta che abbiamo bisogno di ritrovare il senso del cammino.