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editoriali

01/05/2020

Adesioni con commento e commenti alle adesioni...

a cura di insegnare

 
 Qui si può scorrere l'elenco completo di coloro che  

hanno sottoscritto il documento finora

sono state superate le 1000 adesioni  
in meno di tre giorni: 1,2 e metà 3 maggio !
sono state superate le 1800 adesioni l'8 maggio alle ore 9

Adesioni di Associazioni                                                                                                

Dichiaro l’adesione di LEND lingua e nuova didattica al documento della rivista INSEGNARE che chiede la moratoria della valutazione in voti per le classi di passaggio in ogni ordine di scuole. Sarà nostra cura dare massima diffusione alla vostra iniziativa.
 
Silvia Minardi
LEND - presidenza nazionale 
La Lipscuola Per la scuola della Costituzione aderisce all'appello per la moratoria della valutazione in voti.
Oltre a Presidenti e iscritti di molti Cidi territoriali ci è gradito segnalare l'adesione di tutti i "past President" nazionali Alba Sasso, Sofia Toselli, Domenico Chiesa, dell'attuale  Presidente nazionale Giuseppe Bagni e del già Direttore di "insegnare" Ermanno Testa: un segno di continuità nel tempo dell'associazione per la difesa della coerenza e dell'equità della scuola pubblica.

 

 

 

 

 

Hanno in

Analisi e commeti dei firmatari e della redazione della rivista...       

Caterina Gammaldi 

Cosenza - Salerno

Non possiamo non dirci ostili
Sulla valutazione decimale avremmo preferito una moratoria per garantire l'ammissione alla classe successiva. Sarebbe stato più equa una descrizione di quel che è avvenuto in questi ultimi tre mesi. 
Al contrario ha prevalso la tesi che considera ordinaria l'esperienza vissuta negli ultimi mesi da più  di 8 milioni di ragazzi. 
Una idea di valutazione degli esiti che usa il voto per sanzionare, per affermare in modo surrettizio l'importanza della trasmissione culturale si alimenta, sarà bene riconoscerlo, di quel che resta nell'immaginario collettivo del dovere. 
La situazione data non è la classe in presenza. Non valgono i voti assegnati a interrogazioni e prove scritte in modalità da remoto a meno che non si pensi che in questo modo si possa verificare quello che (non) abbiamo insegnato. 
Ribadisco qui parafrasando un antico detto "non si possono sommare patate e pere" che l'insegnamento a distanza e la sua valutazione non può ricorrere a modalità che già in presenza non hanno nulla di oggettivo. 
La valutazione anche quella finale/degli esiti è sempre relativa a qualcosa. Sono convinta che non tutti gli insegnanti ne sono consapevoli. Il ricorso al voto, con il suo carico di semplificazione, è troppo spesso la scorciatoia che fa della misurazione - un aspetto della valutazione - la scelta definitiva. 
Noi siamo con tutti quegli insegnanti e con i genitori che si sono espressi a favore di una moratoria in materia di valutazione finale. Siamo con tutti quelli che hanno argomentato in materia di una valutazione interna al processo di insegnamento / apprendimento che riflette sul cosa, sul come, sul perché si valuta. Gli apprendimenti sono sempre l'esito di quello che è stato/non è stato insegnato. L'eccezionalità della situazione avrebbe dovuto portare  ad altre decisioni. Noi rimaniamo convinti che molto resta da fare sulla cultura dla valutazione e quella della valutazione decimale non è la nostra scuola. Né capiamo il peso a posteriori del lavoro dei collegi docenti, dei consigli di classe, dei singoli insegnanti, sottratti anche questa volta a momenti di riflessione che avrebbero potuto essere un'occasione per cambiare l'ordinario, a partire dal tema della valutazione. 

Luigi Tremoloso

Torino

Quale patto formativo?

Qualcuno dice: Pensiamoci bene: la scuola è un contratto, un patto, tra lo stato e i suoi cittadini giovani e non, e la valutazione passa attraverso questo patto educativo: si concorda sugli strumenti valutativi, si rendono noti i traguardi, si riempiono di significato i numeri.

La risposta:
La scuola funziona rispetto ad un patto formativo. Il patto prevede che, stante un percorso con tempi, spazi e un contesto definito, vengano forniti degli elementi di apprendimento. I traguardi vengono esplicitati  e  l’allievo, all’interno di quelle condizioni e quegli obiettivi, è sollecitato ad attivarsi per promuovere la propria crescita di conoscenze e strumenti.
L’organizzazione è parte integrante del processo. L’insegnante sa che ogni volta deve riorganizzare lo spazio e il tempo e le relazioni in funzione delle risposte e delle difficoltà. Egli è regista e modulatore del percorso, è supervisore del processo e - a partire dalla propria competenza professionale- è in grado di proporre modalità per aiutare il singolo, il gruppo o la classe a superare gli ostacoli cognitivi che puntualmente si presentano. Un apprendimento è tale se per l’allievo rappresenta un ostacolo da superare.
La valutazione è la sintesi dialettica dell’interazione tra questi elementi. Questo è il patto formativo che ne sta alla base.

Ora chiediamoci:
Il patto è rimasto lo stesso in questa fase di emergenza?
Lo spazio, il tempo ed il setting si possono riportare alla condizione esistente nella classe? Sullo spazio è chiaro che la condizione è mutata.
Il tempo anche è stato stravolto. Non è il caso di farne l’elenco- ritmi diversi,  difficoltà tecniche, ecc. ma pure dal fatto che l’attenzione è veicolata su uno strumento isolato e isolante per l’allievo e la possibilità di supervisione dell’insegnante è incomparabilmente ridotta.
Quest’ultimo, inoltre, può agire da attivatore, ma non ha i tempi distesi della classe. Spesso deve spiegare e proporre un compito e rimandare all’incontro successivo - magari dopo qualche giorno - il riscontro delle risposte degli allievi.
Sono i genitori - nella scuola di base - che finiscono per svolgere il ruolo di accompagnatori nel processo di supervisione.
Ora, se la professionalità docente serve a interpretare gli ostacoli cognitivi che quel particolare allievo presenta, la stessa cosa non necessariamente vale per un genitore. Ed  è chiaro che quella del genitore è tanto più vicina, quanto più ha strumenti culturali. Non solo.  In ogni caso, il suo rapporto non è con un allievo, ma con un figlio. Per il figlio, soprattutto, non è assolutamente confrontabile (psicologicamente ed emotivamente ) sentirsi guidato dall’insegnante - rispetto al quale è vincolato prevalentemente dal patto formativo senza altre implicazioni-  o dal genitore.

Se ragioniamo sulla valutazione, a partire dal rispetto del patto formativo, ci troviamo perciò  in un quadro totalmente e rapidamente mutato. Sia per il ruolo del docente sia per quello del discente. Il patto formativo preesistente non regge assolutamente più.
Sulla base di questa considerazione è chiaro che la valutazione perde qualsiasi sostanziamento giuridico che voglia far riferimento all’obbligo per l’allievo di rispettare un accordo.  Che non per sua responsabilità è mutato così drasticamente.

Questo non significa che non si possa - col tempo -realizzare un altro patto formativo. O che gli allievi non cerchino di adattarsi, come gli insegnanti e le famiglie alle nuove condizioni.  Ma è un patto diverso, non omogeneo, esplorativo e soggettivo. Intervengono aspetti inediti, come condizioni abitative di cui ci si vergogna, oppure in positivo, migliore adattamento a condizione di sforzo limitato e tempi brevi durante la lezione e tempi più lunghi e distesi a per la riflessione.. Ma questo è più frutto di esperienza in atto che un patto. Per questo l’unica valutazione possibile è quella formativa. Nel senso che l’insegnante per primo sta ristrutturando il proprio approccio. Chi pretende di valutare come prima, è lui che non ricorda o vuole ignorare- per pigrizia mentale, se non peggio-  quali sono gli elementi che stanno alla base del patto formativo.

 

Hanno invece lasciato un commento, che riportiamo testualmente...               



Simonetta  Fasoli     Insegnante e ds in pensione
Caro Mario, cari amici della Redazione,
a margine della sottoscrizione del vostro documento, mi sembra importante (per me, di sicuro) sottolineare gli aspetti che me lo hanno fatto apprezzare, oltre che convintamente sottoscrivere:

1) È un'iniziativa che valorizza in pieno la responsabilità dei docenti, sia nella dimensione collegiale sia in quella individuale. Ho trovato politicamente qualificante sostenere e incoraggiare la possibilità di esercitare una forma di disobbedienza civile, qualora non sia possibile pervenire a posizioni comuni all'interno dei Collegi.
2) È contestualizzata con un'analisi puntuale delle condizioni in cui si dibattono la scuola e gli insegnanti, con le antiche e risorgenti marginalità che la sospensione della scuola ha impietosamente scoperchiato.
3) Ha scelto accortamente lo strumento del documento politico-culturale, più orientato allo scopo rispetto a un atto giuridico-formale quale una mera "delibera".  Questa, infatti, è esposta a eccezioni di legittimità (a mio parere, con qualche fondamento) che possono inficiare l'efficacia  dell'operazione e dare adito ad una catena di contenziosi.
4) Restituisce intera la responsabilità ai decisori politici, sollecitandoli a provvedimenti che abbiano carattere unitario e dimensione di sistema.

Mi fermo qui. Aggiungo in conclusione che questo documento ricomprende al suo interno, senza ovviamente sconfessarlo, il precedente testo a firma Cidi-Mce, di cui rappresenta, a mio parere strettamente personale, un punto avanzato di elaborazione.
Questo spiega perché io lo abbia sottoscritto con particolare piacere.

Spero di non essermi troppo dilungata.
Vi auguro buon lavoro e auguro a tutti noi di uscirne vivi e vitali.
Un abbraccio. Simonetta 

 
Maurizio Muraglia   -Docente di Lettere   nella scuola superiore,  Palermo
ADERISCO COL SANGUE ALL'APPELLO SUI VOTI
Dieci tesi sul tumore maligno della nostra scuola: il voto in decimi 
(16 novembre 2019)
 

Giuseppa Calabrese 
Docente scuola elementare Istituto comprensivo "Europa" -  Barrafranca  (Enna)

Le azioni martello dei DS, coadiuvate da vicari, in molte scuole, hanno imposto la DAD non consentendo o inibendo qualsiasi forma di confronto, perplessità e valutazione in seno ai collegi dei docenti. 

Si sta, allo stesso modo, tentando di trasformare, la valutazione formativa, blaterata dal ministro in sommativa. Atto gravissimo perpetuato sia nei confronti degli alunni di tutte le scuole di ogni ordine e grado, che dei docenti. 

Piegarsi a tale richiesta equivarrebbe a rinunciare all'idea che la scuola sia il luogo ove l'apprendimento è commisurato alle capacità e soprattutto ai bisogni di ogni singolo alunno. Il luogo dove vengono rimossi gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitano (DAD = distanza, oggettivamente, quindi limite ) di fatto il pieno sviluppo e l'effettiva partecipazione ai diversi processi di apprendimento. 

Si ritorna così in una scuola non aperta alla vita, alle diverse componenti interessate all'istruzione e all'educazione. Una scuola che cancella l'idea di comunità e assume bieco e tristissimo carattere verticistico. 

  Carolina Varchetta
La valutazione può essere solo descrittiva! Poveri bambini!
  Virginia Spina  - Ic Foligno 1
Valutare con voti in decimi in questo contesto che stiamo vivendo è proprio un' offesa alla professionalità dei docenti e alla stima dei ragazzi nei confronti dell'istituzione scolastica.
  Annamaria Ferrari - Ic Nord 1 Brescia
Lo sforzo della Dad lo faccio: mi pagano e devo lavorare, a forza di investire tempo e diottrie, sto anche imparando qualcosa di nuovo che, sotto certi aspetti nemmeno mi spiace, ma vi prego, la valutazione in decimi no...quella no. Sono anche genitore e .... meglio che mi fermi qui.
 

Vogliamo rivolgere un ringraziamento particolare a tutti coloro che hanno espresso giudizi positivi sull'iniziativa e sulla natura del documento. Alcuni, pochi in verità, provengono da persone che conosciamo e con cui condividiamo da tempo idee e pratiche in difesa della scuola pubblica. Ma la maggior parte provengono da colleghe/i che non conosciamo. E questo ci fa ancora maggiormente piacere.
Perché, 
come dice il commento qui riportato, anche noi ci sentiamo rasserenati e vediamo una speranza, non solo per uscire da questa temperie, ma più in generale, per la scuola in cui crediamo e per la quale lavoriamo.

 

Fabiola Zanolini -  Istituto comprensivo "Aldo Moro" Saronno
Mi sento rasserenata, vedo speranza. 
  Carmela Vara   -   I.C. Campofelice di Roccella (PA)
Impossibile attribuire voti ai percorsi formativi degli alunni, per assoluta mancanza di elementi oggettivi di verifica/valutazione. Inoltre, che voti attribuire agli alunni che non hanno seguito i percorsi di didattica a
distanza proposti, e dei quali non si sa piu nulla????

 

Laura Stefani - ICTregnago-Badia Calavena (Vr)
I voti alla scuola Primaria andrebbero tolti definitivamente: sono inutili e creano ansia nei bambini. 

 

Patrizia Venturi   - Istituto Comprensivo "Don Milani" - Prato
Iniziativa davvero "nobile", molto ben argomentata, sia a livello legislativo che pedagogico.

 

Vincenza  Ventimiglia    II circolo didattico "Cirincione", Bagheria
Assolutamente necessario, intelligente e "formativo".

 

Emanuela Trocino  - Liceo "Vivona"
La cosa più seria che io abbia letto fino ad ora.

 
Patrizia Sollecito    I. C. "N. Zingarelli" _ Bari
I genitori non sono stati sufficientemente formati a capire la differenza fra didattica tradizionale e didattica a distanza. I voti numerici esporranno i docenti a un alto rischio di vertenze. I numeri non renderanno visibile e chiaro il concetto di valutazione formativa.
  Elisa Galanti - Barberino di Mugello
Ognuno deve assumersi nuove responsabilità di fronte ai cambiamenti
  Chiara Fluttero - IC Dasso Chivasso
Il nostro collegio ha già approvato una ipocrita griglia "ibrida" con dei descrittori e dei voti. Votare contro non è bastato. Purtroppo siamo in minoranza.
  Maria Florido - Cd Bagnano di Ischia
Condivido è da giorni che ne parlo con le colleghe è assurdo valutare in decimi visto che i bambini non operano da soli ma sempre in presenza dei genitori
  Mirella Filice - Cidi Cosenza
Non si è potuto garantire a tutti i ragazzi il pieno diritto all'istruzione.
  Fausta Ferruzza - Ics Sferracavallo - Palermo
È sempre stata una mia convinzione anche prima dell'emergenza
Alcune sottoscrizioni sono significativamente "doppie", di chi ha firmato come insegnante e come genitore/genitrice, indicando anche - opportunamente- scuole divese di appartenenza. Si tratta di un opportuno segnale di quanto questa problematica coinvolga e debba coinvolgere i genitori, che spesso rappresentano una delle componenti che spinge nella direzione della richiesta del "Quanto ha preso?".
  Nadia Rigatuso - Liceo Democrito - Roma
Proposta intelligente che conferisce valore alla valutazione didattica
 
  Giuseppe VollonoIPSSEOA "R. VIVIANI" di Castellammare di Stabia

L'epidemia da Covid-19 ha drammaticamente messo a nudo tutti i tagli scellerati portati avanti in questi ultimi 20 anni nella Scuola e nella Sanità! Inoltre ha mostrato l'inadeguatezza strutturale della rete internet del nostro Paese! Connessione non sempre funzionante e in alcuni luoghi addirittura assente! Questa epidemia ha fatto una radiografia della nostra Scuola sia nelle sue contraddizioni sia nelle sue diseguaglianze: spazi inadeguati e insicuri, classi pollaio, dotazioni tecnologiche assenti o insufficienti. Occorre un dibattito serio che coinvolga la Scuola e la politica deve dare ora più che mai risposte non propagandistiche o demagogiche.
 Si parla di un rientro misto: metà alunni in classe e metà a casa a rotazione. Per me ciò rappresenta una decisione da respingere al mittente! Bisogna assumere più personale docente!, bisogna mettere in sicurezza le scuole ed eliminare le classi pollaio! Abbiamo già fatto tanti sacrifici in questi anni. Da sempre ci siamo portati la carta per le fotocopie da casa, abbiamo comprato sapone e carta igienica per i nostri figli. Spesso abbiamo contribuito di tasca nostra per pagare la divisa, i libri o le tasse di qualche nostro studente bisognoso.
Questi sacrifici si sono aggravati durante l’emergenza, e malgrado tutto insegnanti e buona parte dei nostri studenti non si sono defilati! Certo, non tutti stanno partecipando alla DaD, ma sono quelli più deboli e svantaggiati! Gli ultimi! E ora lo sono ancora di più! Parlo dei ragazzi diversamente abili più gravi, parlo dei ragazzi che provengono da famiglie più umili e che già normalmente facevano fatica a studiare per i motivi più disparati!
Credo che però i sacrifici di tutti vadano riconosciuti e non sviliti! Vanno riconosciuti specialmente a coloro che hanno messo in atto risorse e sensibilità affinché il gruppo classe non si disperdesse, affinché nessuno restasse indietro, anche se inevitabilmente qualcuno indietro è rimasto per i problemi precedentemente elencati. Le evidenze emerse non possono essere ignorate come se nulla fosse successo!
In questo momento ciò che si può valutare sono solo l'impegno e la costanza nel seguire le attività, tenendo anche conto delle difficoltà tecniche che ognuno di noi ha affrontato! Qualunque valutazione decimale sarebbe priva di senso. Più vero sarebbe un giudizio sintetico.

  Patrizia Veneziani - Ic6 Bologna
Mai come in questo momento abbiamo toccato con mano quanto le famiglie facciano la differenza. Penalizzare i ragazzi più fragili è demotivante per questi ultimi. Dal mio punto di vista basterebbe la dicitura "idoneo".
  Patrizia Viola - Funzionario pubblico
È una questione di etica professionale e di coerenza didattica,oltre che di comune buon senso
  Silvana Lo Brutto - Liceo classico "G. Meli" Palermo
Chiedo l'impiego di valutazioni descrittive finali, le uniche possibili 
  Carmelo Muscato - Liceo classico "Vittorio Emanuele II" Palermo
portare avanti la discussione al di là dell'emergenza!
  Piero De Luca - Dirigente - Ic Sauro - Errico - Pascoli, Napoli
Moratoria sacrosanta...il voto numerico è anacronistico e antipedagogico
  Lisetta Bidoni - CIDI NUORO - I.B.I.S. NUORO
Nella situazione di didattica a distanza, tra l'altro non accessibile a tutti e che esclude sopratutto le fasce sociali più deboli, il voto concorre a creare ulteriore esclusione e diseguaglianza
  Maria Grazia Zambon . CPIA Treviso
La valutazione va ad agire nella sfera della autostima più di quanto quotidianamente pensiamo. Il contesto pandemico ha aggravato le fragilità delle persone di ogni età e in particolare degli adolescenti ma anche in molti adulti. È obbligo che la scuola e le varie agenzie educative si fermino a riflettere. L'occasione nella sua tragicità è da cogliere.
 
A presto ... per altri commenti ...

 

Hanno inoltre aderito, per le vie brevi sulla pagina fb o con una mail alla redazione..    

Annapaola Barbieri, Francesca Catarinella, Roberto Corradino, Antonella De Luce,  
Maria Chiara D'Urso, Leonardo Favale, Valentina Ferone, Natacha Lampis, 
Teresa Perna,  Laura Poma, Giuseppe Spatafora, Laura Vivona, 



Simonetta  Fasoli     Insegnante e ds in pensione
Caro Mario, cari amici della Redazione,
a margine della sottoscrizione del vostro documento, mi sembra importante (per me, di sicuro) 

"Quanto facilmente dimentichiamo che ogni valutazione dell'allievo dovrebbe essere, in effetti, un programma educativo in sintesi, cioè dovrebbe contenere spunti e indicazioni circa l'opera educativa ulteriore da svolgere nei suoi riguardi! Invece noi ci preoccupiamo piuttosto di sanzionare con i nostri voti e giudizi astratti criteri generali, che riteniamo socialmente "utili': invece di aiutare ogni individuo a trovare la strada di un suo armonico sviluppo, che è poi la sola cosa che anche socialmente conti davvero." 

Aldo Visalberghi, Esperienza e valutazione, La nuova Italia, Firenze, 1975.


Il 27 marzo, dopo un intervento del Presidente della Repubblica, scrivemmo sulla nostra pagina fb questo post che ha ottenuto quasi 20000 contatti e molti consensi.

Il Presidente Mattarella ha detto che "va il riconoscimento della Repubblica", anche " agli insegnanti che mantengono il dialogo con i loro studenti".
Ecco, mantenere il dialogo con gli studenti: questa è l'onesta e doverosa declamazione di ciò che fanno e devono fare gli insegnanti in questo frangente: mantenere aperto il dialogo. Vorremmo che la D iniziale di quella ennesima e vuota sigla DAD che si è voluta inventare stesse per Dialogo a distanza, e non Didattica. La didattica è cosa importante e seria: è l'insieme delle condizioni che garantisce apprendimento. Se e quanto sarà stata anche didattica lo analizzeremo dopo, quando saremo usciti dal tunnel e dalla contabilità funebre, dal dolore e dall'emergenza.
Per ora manteniamo il contatto, il dialogo, la vicinanza, la comunicazione umana e culturale. Che è quel che conta e serve. Anche questa può essere educazione. Ma soprattutto, se per una volta ci riesce, evitiamo di verificare e valutare. In queste circostanze, più che una componente del dialogo educativo, potrebbe essere un irresponsabile arbitrio.


 

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