Ecco le normative di legge sulle sponsorizzazioni da parte degli istituti scolastici:
La legittimazione degli enti pubblici a stabilire accordi di sponsorizzazione si ritrova nella Legge 27 dicembre 1997 n. 449, che proprio all’articolo 43 prevede che “al fine di favorire l’innovazione dell’organizzazione amministrativa e di realizzare maggiori economie, nonché una migliore qualità dei servizi prestati, le pubbliche amministrazioni possono stipulare contratti di sponsorizzazione con soggetti privati ed associazioni”. Il Decreto Interministeriale n. 129 del 2018 ( governo di Matteo Renzi) che interviene e disciplina la materia amministrativa nelle scuole, stabilisce all’articolo 45, comma 2 lettera b che è accordata la preferenza a soggetti che, per finalità previste dallo statuto, per le attività svolte oppure per altre condizioni abbiano tangibilmente dimostrato peculiare impegno e percettibilità nei confronti dei problemi dell’infanzia e dell’adolescenza e che è proibito di concludere accordi di sponsorizzazione con soggetti le cui finalità e attività statutarie e regolamentari siano in palese contrasto proprio con quella che è la funzione educativa e la funzione culturale della istituzione scolastica. (da Orizzonte scuola).
Alcuni genitori afferenti ad un Istituto Comprensivo di un comune del Nord Italia hanno espresso, in una lettera al preside e al Consiglio di istituto perplessità sul modo di conduzione di progetti esterni che coinvolgono la scuola, come le sponsorizzazioni di marchi e prodotti commerciali. In particolare hanno argomentato alcune critiche sulla giornata dedicata nella scuola alle attività dell'ormai noto progetto “Sogna e credici fino alle stelle” sui biscotti della Barilla, che ha coinvolto alcune classi della scuola primaria del detto istituto:
In questa giornata, nelle due ore centrali della mattina è stata accolta Linda Raimondo ed è avvenuta parte di quella attività didattica in cui i bambini hanno potuto interagire con lei, in cui lei ha raccontato loro la sua storia, il suo sogno. Erano anche presenti alcuni rappresentanti degli organi di governo del Comune della scuola con i referenti addetti alle riprese del marchio Pan di Stelle- Barilla.
Ora teniamo a dare un riscontro ex post dal nostro punto di vista.
L’attività è stata svolta in palestra, e dire che i bambini hanno potuto interagire liberamente è una imprecisione. Solo alcuni bambini hanno potuto interagire. Quelli che erano stati preventivamente scelti tra coloro i cui genitori avevano prestato il consenso alle foto e filmati per mezzo di liberatoria firmata e intestata “Barilla”. L’evento era studiato per essere filmato.
I bambini senza consenso alle immagini non hanno potuto né presentare le loro domande né i loro disegni. Inoltre è stata loro attaccata alla maglia l’etichetta ben visibile “no foto”. Poi all’interno del gruppo con liberatoria alcuni sono stati “scelti” per fare domande, portare disegni e via di seguito.
Ci chiediamo se in un’ottica di didattica libera, sarebbe avvenuto questo. Sarebbe stato bello che i bambini avessero interagito liberamente e per alzata di mano con Linda, seguendo il flusso dei loro desideri e della loro iniziativa.Ci chiediamo, in questo, dove inizi una attività didattica e dove inizi quella di marketing. Le regole evidenti le ha dettate quest’ultima.
Per tutti ci pare sia mancato un contesto libero in cui potersi esprimere spontaneamente e secondo il proprio sentire, a tu per tu con la persona che per loro è la portatrice di un sogno realizzato. L’esigenza del filmato in questo senso ha avuto la priorità su tutto. (...)-Vorremmo che nei prossimi progetti si valutassero accuratamente l’opportunità o meno di partecipazione, e modalità di adesione che tutelino il senso di unità tra i bambini e non scavalchino le competenze relazionali e didattiche delle maestre.
-Vorremmo che in situazioni analoghe i genitori venissero informati nel dettaglio di come vengono gestite le modalità di partecipazione sia in presenza che in assenza di autorizzazione e ne venissero specificate e assicurate le misure di pari opportunità di partecipazione.
-Vorremmo che le attività espressamente pensate e condotte con fini mediatici, di marketing e pubblicistici venissero scorporate dalle ore di apprendimento scolastico, e rese attività facoltative ad adesione libera.
- Vorremmo che la scuola desse un segnale educativo che permetta al bambino di distinguere chiaramente le finalità che stanno dietro alle proposte. In questa come in quelle che arriveranno nella vita. Una educazione al consumo, a diventare consapevoli e a saper leggere e distinguere i linguaggi del mondo mediatico e pubblicitario in cui siamo in parte immersi. Siamo esposti tutti i giorni alla visione di video, filmati, pubblicità. I bambini hanno in mano media e telefonini sempre più precocemente. Crediamo sia urgente fornire loro degli strumenti per decodificare questo mondo. E fare comprendere loro come opera un pubblicitario. Come lega i bisogni, le aspettative, le emozioni delle persone ad un prodotto mediante simboli, immagini accattivanti, colonne sonore.
Già in una altra lettera, inviata al dirigente e al consiglio di istituto da alcuni genitori della scuola prima dello svolgimento delle programmate attività relative al marchio dei biscottini Barilla, erano state sollevate le seguenti criticità dal punto di vista educativo:
1) “Sogna e credici fino alle stelle” è un progetto della Pan di Stelle (Barilla). Non possiamo che prendere atto che nella scuola italiana - a fronte dei tagli ai contributi pubblici e della aziendalizzazione degli istituti - ci siamo tristemente abituati ormai da anni ad attingere a contributi privati di vario genere per poter sopperire all’esigenza anche di beni basilari, perdendo di fatto quella indipendenza che dovrebbe proteggere una funzione così delicata ed essenziale come quella della educazione delle nuove generazioni. Purtuttavia forse ci sono alcune distinzioni che può aver senso compiere, perché ciò a cui ci pare di assistere oggi è l’ingresso di un marchio che vende un prodotto specifico e che oltretutto si rivolge direttamente ai bambini.
2) “Sogna e credici fino alle stelle” si propone come un progetto didattico ma è primariamente un progetto di marketing che chiaramente offre dei benefit alla scuola ma pone ovviamente anche delle condizioni connesse alla sua natura commerciale. Ad esempio l’interesse dell’azienda è poter produrre dei filmati istituzionali degli eventi che sta promuovendo che chiaramente sono un materiale di enorme valore pubblicitario. Siamo sicuri che sia neutro che la scuola si presti in questo senso? Ha senso che la scuola si “venda” così come testimonial? E siamo sicuri che questo non sia privo di forzature nella misura in cui introduce nel proprio operato una logica estranea all’interesse dei bambini e della loro crescita?
3) Il progetto prevede la donazione alle scuole di diverso materiale, chiaramente molto connotato in riferimento al marchio e ai suoi prodotti: cartelloni, materiale da appendere, gli stessi tavoli della “aula dei sogni” che ci verrebbe “regalata” richiamano la forma e il disegno del famoso biscotto. Siamo sicuri che la scuola voglia assumersi la responsabilità di promuovere nei propri spazi attraverso una pubblicità neppure tanto occulta un qualsiasi prodotto specifico, oltretutto in questo caso piuttosto estraneo (se non persino in contraddizione) a obiettivi di tipo educativo?
4) Il progetto parte da una ricerca promossa dalla stessa Pan di Stelle che rileva come i bambini tra i 6 e i 10 anni tendono a non coltivare più sogni. L’interesse per l’ambito dei sogni da parte della Pan di Stelle è esplicitamente in linea con lo stile comunicativo prescelto per promuovere i propri prodotti. Davvero la scuola intende offrire spazio di lettura e di intervento su un tema così delicato e cruciale (tanto più in questa nostra epoca) come quello dei desideri dei bambini, la loro creatività, il loro coraggio ad una azienda di biscotti e alla sua strategia di marketing?
5) Certamente alla scuola mancano materiali di base, arredi e in parte anche le risorse per organizzare eventi interessanti come l’intervento dell’astrofisica. Il progetto viene presentato come un dono generoso, una occasione gioiosa, un invito all’emancipazione, una festa per tutti. Non è però importante ricordarci che l’investimento di una azienda come la Pan di Stelle non ha affatto come obiettivo primario quello di sostenere la scuola pubblica, bensì utilizza le tristi condizioni di una scuola sempre più sguarnita e bisognosa per farsi varco, con il vantaggiosissimo beneplacito delle figure di riferimento, dritto dritto al cuore di quei consumatori tanto appetibili che sono i bambini? Una scuola che baratta parte della propria funzione, offrendosi come contesto di accoglienza e quindi di fatto avvallando il valore educativo/didattico di operazioni che nascono con un intento ben diverso, non si sta rendendo via via più fragile ed esposta a diversi tipi di manipolazione? Non c’è il rischio che la scuola rinunci al suo valore cardine di zona franca in cui poter coltivare uno sguardo critico nei confronti di certe dinamiche tipiche del consumismo?
In conclusione
Come le osservazioni critiche di questi genitori suggeriscono, possiamo affermare che, mentre le sponsorizzazioni possono offrire benefici concreti alle scuole pubbliche, è cruciale valutare attentamente e gestire i potenziali rischi associati, garantendo sempre la priorità alla missione educativa e al benessere degli studenti:
1. Influenza sull’autonomia educativa
La presenza di sponsor privati potrebbe condizionare l’indipendenza didattica e pedagogica dell’istituzione scolastica. Esiste il rischio che le aziende cerchino di indirizzare i contenuti educativi o le attività scolastiche in modo favorevole ai propri interessi commerciali, compromettendo così la neutralità educativa.
2.Conflitti con la missione educativa
È essenziale che le finalità e le attività dello sponsor siano in linea con i valori educativi e culturali della scuola. Collaborazioni con enti le cui attività sono in contrasto con la missione educativa possono minare la credibilità e l’integrità dell’istituzione scolastica.
3.Esposizione precoce alla pubblicità
L’introduzione di messaggi pubblicitari all’interno dell’ambiente scolastico può esporre gli studenti, specialmente i più giovani, a pressioni commerciali inappropriate. Questo potrebbe influenzare negativamente lo sviluppo critico e la formazione dei valori degli studenti.
4.Disparità tra istituti
Le scuole situate in aree economicamente svantaggiate potrebbero avere meno opportunità di attrarre sponsor rispetto a quelle in zone più prospere, accentuando le disuguaglianze esistenti nel sistema educativo.
5. Possibili implicazioni legali e amministrative
La gestione delle sponsorizzazioni richiede una rigorosa attenzione alle normative vigenti per evitare problemi legali o amministrativi. È fondamentale che i contratti di sponsorizzazione siano chiari, trasparenti e conformi alle leggi, prevedendo clausole che tutelino l’istituzione da eventuali inadempienze o danni reputazionali.
Poi in particolare le sponsorizzazioni di biscotti nelle scuole statali primarie sollevano alcune preoccupazioni specifiche, soprattutto quando si tratta di educazione alimentare e salute dei bambini. Ecco alcuni punti chiave da considerare:
1. Promozione di alimenti non sempre salutari
I biscotti,per esempio, spesso ricchi di zuccheri e grassi, possono non essere in linea con le raccomandazioni nutrizionali per i più piccoli. La loro promozione in ambito scolastico potrebbe inviare un messaggio ambiguo riguardo a ciò che è considerato un’alimentazione equilibrata, soprattutto in un contesto dove si dovrebbe favorire la formazione di abitudini alimentari salutari.
2. Vulnerabilità dei bambini alla pubblicità
Le scuole primarie ospitano studenti particolarmente impressionabili. L’esposizione a messaggi pubblicitari, anche sotto forma di sponsorizzazioni, può influenzare le scelte alimentari dei bambini, predisponendoli a preferire determinati prodotti per ragioni legate al marketing piuttosto che a criteri di salute.
3. Influenza sull’autonomia educativa
Come per altre sponsorizzazioni nelle scuole, c’è il rischio che l’influenza commerciale interferisca con l’autonomia educativa. Le aziende potrebbero cercare di associare il proprio marchio a valori positivi, orientando indirettamente anche la comunicazione e le attività scolastiche in direzioni che favoriscono interessi commerciali piuttosto che il benessere degli studenti.
4. Conflitti di interesse e trasparenza
È fondamentale che ogni accordo di sponsorizzazione sia trasparente e non comprometta la missione educativa dell’istituzione. In questo caso, il rischio è che il messaggio promozionale del brand possa confliggere con i valori educativi e di salute che la scuola intende trasmettere.