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26/06/2023

La traccia B1 dell’Esame di Stato: un esempio di falsa “attualità” della Storia

di Annalisa Marcantonio

Come giudicare la scelta di un brano dello storico Federico Chabod, tratto da “L’idea di nazione”, Laterza, Bari, 1961, per la traccia B1, proposta per l’esame di Stato 2022-2023? Sicuramente si è ricorsi ad una figura tra le più alte e significative tra gli storici del XX secolo, un intellettuale in cui l’impegno etico politico si identificò con il mestiere di storico. Nel leggere il testo selezionato, i valori evocati attraverso le voci di Cavour e Mazzini mi hanno personalmente toccato e ricordato che io stessa, in una lunga fase della mia attività di docente, ero solita richiamarli nella loro cornice specifica. Ma ho riflettuto anche sul fatto che più recentemente, nel corso del mio insegnamento, il riferimento alle ideologie risorgimentali, un tema fondamentale nella mia formazione culturale, è stato sempre meno frequente. Perché, dal momento che per me l’essere cittadina ha implicato da sempre la riflessione sul processo risorgimentale, con tutte le sue contraddizioni? Perché l’impegno nell’approfondire questi temi e il tempo utilizzato per discuterne si è ridotto negli ultimi tempi come -ritengo- anche per altri docenti? Provo ad individuarne alcuni possibili motivi.

Il primo motivo può essere ritrovato dal brano stesso, laddove Chabod, presentando le idee di Cavour e Mazzini, afferma: "Uno di questi princìpi, il più collegato anzi con l’idea di nazionalità, era quello di libertà politica [...]. In alcuni casi, anzi, si deve fin dire che prima si vagheggiò un sistema di libertà all’interno dello Stato singolo in cui si viveva, e poi si passò a desiderare la lotta contro lo straniero, l’indipendenza e in ultimo l’unità, quando cioè ci s’accorse che l’un problema non si risolveva senza l’altro […]. Quanto al Mazzini credo inutile rammentare quanto l’esigenza di libertà fosse in lui radicata […]. Egli è repubblicano appunto perché vuole la libertà piena, assoluta, senza mezzi termini e riserve." 

L’illustrazione delle due (diverse) accezioni di liberalismo italiano del XIX secolo, attraverso il pensiero politico qui richiamato, lascia intravedere però immense zone d’ombra se proviamo a calare nella nostra contemporaneità tali concetti, ovvero a valutarne il senso e le possibili interpretazioni che se ne danno genericamente, anche nelle aule scolastiche. Arrivo a chiedermi, realisticamente, come i “maturandi” potrebbero cimentarsi efficacemente con il brano di Chabod senza cadere nelle ben note trappole della retorica. Inoltre, quale rappresentazione potrebbero avere oggi dei concetti di NAZIONE e LIBERTÀ i cosiddetti “millennials”?

Alla luce delle diverse versioni ideologiche e filosofiche che di tali concetti/valori si sono succedute, nella prima e seconda fase del XX secolo e all’inizio del XXI, per la nuova generazione di studenti e studentesse si potrebbero aprire voragini di senso e significato. La scuola, il mondo degli adulti, si sono sforzati di favorire una corretta comprensione delle diverse interpretazioni che, a partire dagli eventi del “Secolo breve”, si sono attribuite ai suddetti concetti, con le scelte etico-valoriali che ne sono state la conseguenza? Oppure noi docenti non ci siamo troppo allontanati da un uso astratto e generico di questi termini, nella vita scolastica?
Ad esempio, l’espressione mazziniana “libertà: piena, assoluta, senza mezzi termini e riserve”, nella vulgata corrente vedrebbe protagonista solo l‘individuo e non la collettività, in chiave liberista e/o neoliberale, così come lo Stato nazionale si potrebbe identificare tout court con lo Stato sovrano di cui tanto si sta discutendo. Ma in tal modo emergerebbe chiaramente il nesso tra libertà e democrazia che innerva la nostra Costituzione repubblicana? La cosiddetta libertà positiva, non intesa puramente, cioè, come libertà negativa, assenza di vincoli (“libertà da”), ma come “libertà di”, finalizzata a costruire una comunità ispirata al principio di giustizia e solidarietà, sarebbe chiaramente messa al centro della nostra vita collettiva?

Quelli che ho esposto sono interrogativi che mi inducono pensare, riguardo alla traccia B1 per l’Esame di stato, che la scelta operata sia stata inopportuna sul piano didattico e probabilmente inquinata da motivazioni ideologiche. Essa denota una sottovalutazione del valore educativo e autenticamente “politico” della selezione delle tracce dell’Esame di Stato, da parte dei tecnici del Ministero dell’Istruzione e del Merito. Tale selezione comporta conseguenze implicite nel messaggio inviato alla comunità nazionale attraverso le proposte culturali avanzate. In questo caso essa ha contribuito a rafforzare la coesione sociale attraverso valori condivisibili da tutti e ispirati a fini davvero educativi? Mi sentirei di escluderlo.

Scrive...

Annalisa Marcantonio Ha insegnato Filosofia e Storia nei Licei; fa parte del direttivo del CIDI di Pescara e partecipa alle iniziative di formazione della Società Filosofica Italiana (SFI), sezione di Francavilla al Mare; redattrice di Insegnare.

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