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14/01/2025

Forse perché … 1945 – 80 anni dopo

di Caterina Gammaldi

Forse perché sono stata concepita in una baracca nel 1945 come scrive mio padre, un IMI deportato e sopravvissuto alla prigionia, in una lettera “tra la solitudine di quelle baracche luride e tetre una fanciulla, che divenne la mia sposa, si imbatté sul mio cammino. In quegli istanti di gioia dimenticai di avere una mamma e una famiglia. Amai pazzamente e ne fui corrisposto. Quell’amore di bimba che oggi vive lontano da me ebbe la vita in quelle baracche” … [1]

Forse perché mi confronto da molto tempo con un gruppo di insegnanti del primo e secondo ciclo del CIDI di Cosenza sulla Resistenza cercando nodi e legami fra Storia e Diritto costituzionale, nel tentativo di costruire percorsi curricolari da sperimentare in classe... [2]

Forse perché ho appena finito di leggere il fascicolo – uno splendido dono del quotidiano il manifesto - pubblicato sul finire del 2024 [3].

Forse perché fra un anno compirò 80 anni …. scrivo questo contributo per dare voce agli eventi che si verificarono nel 1945, utilizzando come espediente il calendario degli eventi del 1945   proposto nel fascicolo appena citato, che, dando voce a spazio, tempo, fonti e opinioni va oltre l’idea che anima alcune manifestazioni di rito che, di sicuro, saranno proposte anche quest’anno. Purtroppo, da ex insegnante, so che esse sono spesso riti non sempre capaci di generare apprendimenti significativi. Passano sullo schermo troppe parole e concetti importanti che meriterebbero ben altri approcci metodologico – didattici.

Parto da qui, convinta come sono, dell’importanza delle parole nei percorsi didattici per imparare la democrazia.  Scrive Zagrebelsky  [4]: “Essendo la democrazia una convivenza basata sul dialogo, il mezzo che permette il dialogo, cioè le parole, deve essere oggetto di una cura particolare, come non si riscontra in nessuna altra forma di governo. Cura duplice: in quanto numero è in quanto qualità”.
Una scelta che ho fatto mia e condiviso, nel corso degli anni, con i colleghi e con gli studenti che ho incontrato, proponendo via via parole concrete e poi astratte, aggettivi e nomi, verbi che stanno in un percorso di cittàdinanza, una parola che mi ostino a scrivere con l’accento sulla prima a perché richiama la polis e l’agorà.   In questa prospettiva il 1945 è segnato secondo me dalla parola libertà perché si possa dire con Calamandrei: “La libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando manca”.
Scrivo, dunque, a ridosso del 27 gennaio 2025, per riflettere sulla parola libertà, 80 anni dopo, proponendo per intero la lettura dell’art. 1 comma 1 della legge n. 211/2000  La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare  la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali,  la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati, che invita a non cadere in una visione parziale. La Shia sì, ma anche le leggi razziali, la deportazione e la prigionia di donne e uomini italiani. 
A riguardo, preciso che mio padre e mia madre che sono stati deportati e hanno subito la prigionia non erano ebrei.  Mio padre, di stanza in territorio francese, fu disarmato a Tolone il 9 settembre 1943 e deportato prima a Leopoli e poi a Witzendorf. Mia madre, nata in Svizzera da genitori italiani, in Italia per lavoro, fu deportata mentre i tedeschi lasciavano il nostro paese. Tornarono a Salerno insieme il 25 ottobre 1945. Mia madre era incinta. Morirà nel maggio del ’46 a un mese dalla mia nascita.

Un evento personale che mi induce a proporre un’analisi dei fatti che si verificarono nel periodo 8 settembre 1943 – 25 aprile 1945 e anche dopo, che richiederebbe una riflessione sul perché a scuola sulla storia del ‘900 e sul diritto costituzionale per dedicare l’attenzione che merita ai tanti temi in capo alla legge che ha istituito il Giorno della Memoria, a partire dall’apertura al mondo dei cancelli di Auschwitz  dai soldati dell’Armata russa.
Lo ricorda Carlo Greppi nel primo contributo del fascicolo citato [5], proponendo la rilettura dell’incipit de La tregua, poi ripreso 40 anni dopo in I sommersi e i salvati che qui ripropongo. “Ci pareva, e così era, che il nulla pieno di morte in cui da dieci giorni ci aggiravamo come astri spenti avesse trovato un suo centro solido, un nucleo di condensazione: quattro uomini armati, ma non armati contro di noi, quattro messaggeri di pace, dai visi rozzi e puerili sotto i pesanti caschi di pelo. Non salutavano, non sorridevano; apparivano oppressi, oltre che da pietà, da un confuso ritegno, che sigillava le loro bocche, e avvinceva i loro occhi allo scenario funereo”.
Soldati russi “messaggeri di pace”, che nessuno ricorda più, in un tempo in cui il popolo russo è ritenuto colpevole, al pari del suo capo, di una guerra che ci sta accanto ormai da qualche anno e che interpretiamo in modo parziale.  Discutiamone certo, ma senza dimenticare!

Siamo convinti con Carlo Greppi che gli 80 anni trascorso da allora richiedono bel altra conoscenza e comprensione perché “gli 80 anni trascorsi da allora con l’elenco interminabile di orrori che va da Hiroshima all’Algeria, dal Vietnam al Ruanda, dalla Jugoslavia all’ Afghanistan, dalla Siria a Gaza, sembrano dirci, con Levi, che siamo ancora lì, e che la nostra volontà, che sia “buona”, “nulla” o “scarsa”, “non abbia valso a difesa”. Una affermazione che si commenta da sola e che non può essere ignorata da chi si occupa a scuola di garantire competenze di cittadinanza fra passato, presente e futuro. Una prospettiva che mi spinge a proporre l’utilizzo sapiente di documenti scritti e iconografici che possano raccontare in modo più ampio gli eventi che attraversarono il 1945 [6].
Una occasione da non sprecare!
Anche i più piccoli possono essere coinvolti nella ricerca delle parole fondamentali della nostra Costituzione: liberi, uguali, solidali … e tante altre … perché poi, anche per loro, arriva l’adulto che racconta il 27 gennaio o il 25 aprile 2025 e probabilmente nemmeno sanno cosa è accaduto o perché sono a casa da scuola.
Liberi di … liberi da…  è, dunque, una possibile attività che può coinvolgere gli studenti a tutte le età, partendo da situazioni di vita quotidiana (in famiglia, a scuola, nelle relazioni con gli altri), mettendo insieme quel che si sa, spesso legato a conoscenze frammentarie e perché no a stereotipi e pregiudizi. I libri, a partire da quelli illustrati, i racconti, le testimonianze, i video, le immagini possono essere proposti per riconoscere, fra i rami dell’albero della Costituzione, le parole libertà e liberazione.

Naturale e necessario mi sembra proporre una riflessione sulla/e Resistenza/e [7] non tralasciando quanto accadde nel Sud e nelle isole, di recente riportato all’ attenzione dallo storico Giovanni Cerchia,  a cui dobbiamo tesi che non considerano il nord attore e il sud spettatore in un momento in cui furono poste le basi per la nostra Costituzione [8].
Riprendo in proposito il pensiero di Aldo Moro in una seduta dell’Assemblea costituente, che è anche  l’incipit del contributo di Davide Conti [9]: “L’insurrezione nazionale del 25 aprile non rappresentò soltanto la fine dell’occupazione nazista e il crollo definitivo del fascismo. Segnò il punto di avvio di una rifondazione dello Statone della cittadinanza nel nostro Paese sancita da una Costituzione scritta con la penna e conquistata con il fucile. Una Carta figlia diretta della lotta, della negazione del fascismo e della guerra rivoluzionaria per le quali ci siamo trovati insieme sul fronte della Resistenza”.  Un patto che in cui “è essenziale ricordare che prima dell’avvento della democrazia antifascista in Italia la sovranità si muoveva lungo una verticale discendente ovvero dall’alto (re, duce, governo) verso il basso (i sudditi). Nello spazio storico compreso tra i, 25 aprile 1945 ed il 1° gennaio 1948, giorno dell’entrata in vigore della Costituzione, la sovranità muta radicalmente cominciando a muovere dal basso (dal popolo che ne è titolare) verso l’alto (i delegati temporanei in parlamento)”.

Molto ancora ci suggerisce il riferimento al 1945, un anno davvero speciale per narrare gli eventi che ci hanno condotto alla nascita della Repubblica e alla firma della Costituzione .

Lo meritano i nostri bambini e i nostri adolescenti nel tempo della scuola!

Lo meritano le nostre madri e i nostri padri che hanno reso possibile che  vivessimo in pace e in democrazia!

 

Note

[1] Caterina Gammaldi "Una vita tante storie", Natan edizioni 2014
[2] Alcuni percorsi del gruppo di ricerca curricolare Storia e Costituzione del CIDI di Cosenza sono documentati nel sito
[3] "L’anno più grande - 1945", il manifesto 2025.
[4] Gustavo Zagrebelsky, "Imparare la democrazia", Einaudi, 2016.
[5]  Carlo Greppi, "I cancelli di Auschwitz aperti all’orrore" in "L’anno più grande", il manifesto 2025.
[6] In elenco l’elenco degli eventi a cui sono dedicati i contributi contenuti nel fascicolo L’anno più grande 1945: 27 gennaio  Auschwitz - l’Armata rossa apre i cancelli del campo di sterminio; 4 febbraio - conferenza di Yalta; 7 marzo Belgrado - nasce il primo governo guidato da Tito; 25 aprile Milano il CLN ordina l’insurrezione generale dell’Italia; 8 maggio Berlino -  la Germania firma la resa incondizionata;  21giugno  Roma - si insedia il primo governo Parri; 17 luglio  Potsdam -  inizia la Conferenza di Pace; 6 agosto  Hiroshima  - bomba atomica;  29 settembre Milano -  comincia la pubblicazione del settimanale il Politecnico,   24 ottobre - entra in vigore lo Statuto delle Nazioni Unite;  20 novembre Norimberga -  inizia il processo ai gerarchi nazisti; 10 dicembre - Roma giura il primo governo De Gasperi. 
[7] A cura di Chiara Colombini e Carlo Greppi "Storia internazionale della Resistenza italiana", Laterza 2024.
[8] Giovanni Cerchia "La seconda guerra mondiale nel Mezzogiorno. Resistenze, stragi e memoria", Luni editrice 2019
[9] Davide Conti "La grammatica partigiana che prese forma di Carta", in "L’anno più grande 1945", il manifesto 2024

 

Scrive...

Caterina Gammaldi A lungo docente di scuola media; già componente del CSPI

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