L'associazione Treellle ha recentemente presentato il Quaderno "Educare a vivere con gli altri nel XXI secolo: cosa può fare la scuola? I Casi di Francia Germania Italia Polonia e la global citizenship" [1], nel quale sono riportati e discussi i risultati di una ricerca incentrata sui temi dell'educazione alla cittadinanza. Ne emerge l'ennesimo quadro sulla conoscenza che i giovani diplomati, tra i 19 e i 23 anni, hanno della Costituzione Italiana e quanto e come viene trattata l'educazione alla cittadinanza nelle scuole.
In particolare, per quanto riguarda la conoscenza della Costituzione, alla domanda “Come è stato trattato il tema della Costituzione italiana nella scuola superiore?” , i giovani hanno risposto “No”, per l'8%; “Sì, in modo superficiale”, il 53,9%; “Sì, in modo non approfondito”, il 31,4%; “Sì, in modo approfondito”, il 6,7%.
Alla domanda, “Durante il percorso scolastico hai letto la Costituzione?”, ha risposto “NO” il 20,5%; “Sì, solo qualche articolo”, il 54,2%;“Sì, solo nelle sue parti principali”, il 20,8%; “Sì interamente”, il 4,5%. Non si sa per quali motivi le risposte siano state raggruppate dai ricercatori nel seguente modo: il “No” assieme al “Sì, in modo superficiale e saltuario”, e il “Sì, in modo approfondito e molto approfondito”, anziché essere raccolti i “Sì” insieme e i “No” separatamente.
Si sa che i risultati di un questionario, a seconda di come si leggono e si raggruppano le risposte, possono variare e non poco. Infatti, dal punto di vista del mio criterio di accoppiamento, solo l'8% dei giovani dichiara che nella sua scuola “Non è stato mai trattato il tema della Costituzione” e il 20,5 % “Non ha mai letto alcun articolo”. Il che può quindi significare che il 92% dei giovani in modo più o meno approfondito o superficiale, ne ha sentito parlare e il 79,5% ha letto la Costituzione solo in parte o per intero. Cosa che cambia evidentemente il quadro d'insieme.
Teniamo presente che il diverso livello di conoscenza della Costituzione nelle scuole superiori è anche legato al fatto che solo negli istituti tecnici e professionali lo studio della Costituzione entra nel curricolo, mentre nei licei è previsto lo studio di Cittadinanza e Costituzione all'interno dell'area storico-geografica.
A conclusione della ricerca e del convegno di presentazione dei risultati, l'associazione Treellle propone fra l'altro l'introduzione di una vera e propria disciplina curricolare per almeno 60 ore, con una valutazione finale, allo scopo di migliorare i risultati che, così come presentati, rappresentano un universo giovanile molto carente nella conoscenza della Carta fondamentale.
Contemporaneamente, su Il Fatto Quotidiano del 22 marzo scorso, Alex Corlazzoli affermava:
"oggi bisognerebbe sapere i primi dodici articoli come si sanno a memoria le tabelline o le regole della grammatica. Lo avevano capito il maestro Mario Lodi che l’aveva appesa nelle sue classi e don Lorenzo Milani che a Barbiana la faceva studiare. Oggi l’insegnamento di 'Cittadinanza e Costituzione', voluto dall’ex ministro Maria Stella Gelmini, è impartito dai professori di storia ma non è una materia. Alla primaria e alle medie difficilmente si studia" [2].
Ancora! Sembra di doversi ripetere a distanza di anni, quando ai tempi dell'introduzione di "Cittadinanza e Costituzione" a scuola, si discusse se dovesse essere una nuova materia o meno.
Ci battemmo come docenti democratici, contro questa idea che ritenevamo sbagliata e rischiosa: volevamo garantire la laicità dell'insegnamento-apprendimento, scevro da ogni rischio di indottrinamento e di didattica valoriale.
A distanza di anni sembrano tornare vecchie questioni, come se il tempo non avesse insegnato nulla e anche i numeri delle ricerche e la loro lettura sembrerebbe che vengano adattati alla bisogna.
Quanto poi all'intuizione di Cortazzoli, anche da lui dobbiamo dissentire e non perché contrari in assoluto allo studio mnemonico. In alcune circostanze se ne riconosce l'utilità funzionale: conoscere le tabelline a memoria, libera la mente nel momento in cui si deve risolvere un problema più complesso; non è necessario ragionare sul risultato di una moltiplicazione essendo già assimilato, mentre è giusto utilizzare tutta l'energia del nostro ragionare per risolvere il nucleo complesso del problema. Ma qui siamo in un ambito completamente diverso: il problema complesso, la soluzione del problema reale, la concretezza della vita sociale, si risolvono non studiando a memoria l'articolo della Costituzione, ma essendo in grado di interpretarlo, e cioè di individuarne, scandagliarne, far emergere il pensiero più profondo, le motivazioni, gli intenti del legislatore. E questa operazione è insegnata dai docenti di diritto, di filosofia e di esegesi del diritto. Né l’indagine è comparabile allo studiare una tabellina a memoria.
Facciamo un esempio. L'art. 5 della Costituzione recita: ”La Repubblica una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali: attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento”.
A Corlazzoli chiederei il senso di uno studio mnemonico di questo articolo. Si tratta di un articolo che racchiude i principi dell'unitarietà dello Stato, del decentramento e dell'autonomia. Principi differenti, di difficile comprensione anche in età adulta e che racchiudono il compromesso tra i Costituenti (due fra tutti Emilio Lussu e Renzo Laconi) che credevano anche in forme di stato diverse. Si confrontarono l'idea federalista con l'idea unitaria e vinse quest'ultima mitigata dal principio autonomistico.
Mi chiedo che senso potrebbe avere per un bambino della scuola primaria o secondaria di primo grado mandare a memoria tutto ciò. Anche nei bienni delle superiori sarebbe una sfida impervia!
Penso che l'insegnamento della Costituzione debba passare per il vissuto dei nostri studenti e anzi debba essere il faro al quale guardare per affrontare i dilemmi della complessità odierna. Non tutti i principi fondamentali possono essere di facile accesso e quindi anche da questo punto di vista l'insegnante dovrà operare delle scelte adeguate alla maturità degli studenti.
1. Treellle, (a cura di), Educare a vivere con gli altri nel XXI secolo: cosa può fare la scuola? Quaderno 11, Roma, 2016; i risultati dell'indagine e le slide di presentazione sono reperibili a questo indirizzo.
2. Cfr. A. Corlazzoli, "Scuola, la Costituzione va studiata come le tabelline", in Il fatto Quotidiano, 22.03.2016.