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06/10/2016

Intervista ad Annamaria Palmieri

a cura di insegnare

Sul tema del panino a scuola abbiamo rivolto alcune domande ad Annamaria Palmieri, Assessore all'istruzione del Comune di Napoli.

Quali sono i principi ispiratori dell'azione del vostro Comune in tema di  refezione scolastica?
A Napoli i temi posti a difesa della refezione scolastica uguale per tutti (fatte salvo le diete speciali e i menu alternativi) sono essenzialmente tre.
Il primo: come ha scritto Chiara Saraceno su "Repubblica", in primis la difesa dell'uguaglianza secondo l'art.3 della Costituzione, di cui la scuola pubblica, laica e (nelle intenzioni) gratuita, è il vero pilastro.
Il secondo: l'importanza della mensa come momento educativo che fa parte integrante del curricolo (anche esplicitamente, se si considerano le Indicazioni del primo ciclo) e che ha come ulteriore obiettivo la diffusione di corretti stili alimentari in un'epoca che vede preoccupanti tassi di obesità infantile.
Infine, la consapevolezza delle responsabilità igienico-sanitarie e di controllo che la singola istituzione scolastica dovrà assumersi nel momento in cui accetta che gli allievi introducano cibi da casa. 
Perché è sconsigliabile la soluzione del panino da casa?
È' noto che la refezione che il Comune fornisce è sottoposta a regole, vincoli, controlli che ci impegnano strenuamente e che di certo non sarà facile replicare in ogni singola aula del Paese.
Chi assumerà il ruolo di ispettore del panino alla mortadella? Chi si farà garante della qualità del cibo e del servizio? Quanti bambini porteranno il cibo da casa dalla mattina (e come verra' conservato?) e quanti invece se lo vedranno recapitare caldo dalla servitù ad ora di pranzo (con la conseguenza che a rischiare la salute siano sempre i piu' deboli)? Queste sono solo minima parte delle domande che ci si potrebbe porre....
In quali modi l'ente locale può efficacemente affiancare e sostenere le scuole?
Questa Amministrazione, come e più di altre, sta affiancando le scuole nella funzione  educativa connessa  al servizio di mensa, realizzando iniziative e campagne di sensibilizzazione e di vera e propria educazione alimentare, che non riguardano solo i bambini e i ragazzi, ma che devono coinvolgere i genitori, le famiglie.
Per esempio, ci siamo fortemente attivati, in collaborazione con le ASL e con le associazioni professionali dei pediatri, sul problema dell'obesità infantile, particolarmente acuto nel nostro territorio. In condizioni come queste l'opera congiunta di scuola ed ente locale è fondamentale e si tratta di azioni "pubbliche" che trascendono il significato e le ragioni del panino portato da casa, anche se la questione vera è un'altra...
 
In che senso? Quali sono le vere ragioni per cui alcuni genitori chiedono di non usufruire del servizio mensa?


Una volta esplicitato l'assunto che "refezione scolastica per tutti è meglio", su cui in tanti concordiamo, dobbiamo interrogarci, e deve farlo il Ministero, sulle ragioni che hanno scatenato ricorsi e sentenze.
I genitori che rifiutano l'obbligo di pagare un servizio "a domanda", dunque facoltativo, portano alla luce l'assurdo della definizione per quello che invece è servizio essenziale all'esercizio del diritto all'istruzione. Questo a Napoli abbiamo sostenuto anche con atti deliberativi, per non rinunciarvi pur nel momento piu' critico del predissesto finanziario.
Su questa, come su molte altre questioni, la stessa azione dei Comuni deve essere più incisiva nei confronti dei governi che sottopongono i servizi scolastici nel loro complesso alle strettoie dei vincoli di spesa e di bilancio.
Se si crede davvero che l'istruzione è un bene da salvaguardare e un investimento per il futuro, allora bisogna comportarsi di conseguenza.

Quindi, la "guerra del panino" nasconde problemi ben più consistenti?
Certo: è evidente che anche questa vicenda mette in evidenza le difficoltà di realizzare una scuola pubblica di qualità in tempi di contrazione di spesa. Ovviamente la qualità della scuola passa anche attraverso la qualità delle infrastrutture e dei servizi di supporto. E bisogna intendersi su quali sono le priorità politiche che guidano e orientano le scelte.
È innegabile che il tempo pieno senza la refezione è un tempo "azzoppato", e non si può non prendere atto della necessità di misure che sostengano i Comuni nella battaglia di fare arrivare la refezione a tutti, anche a chi è in difficoltà a pagarla: affinchéi bambini e bambine non paghino, nella scuola pubblica costituzionalmente orientata, le differenze sociali ed economiche tra i genitori. 

 

Parole chiave: diritto all'istruzione

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