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02/11/2022

Rassegna stampa nel "merito"

a cura di insegnare

Seguire un dibattito su molti quotidiani on line è diventato assai faticoso. Molti riservano, anche giustamente, i loro articoli ai soli abbonati, anche per sottrarli alla profilazione indebita di identità, preferenze, frequantazioni in rete.
Quindi è diventato lungo, dispendioso e complicato leggere e confrontare molte testimonianze su uno stesso tema. Soprattutto quando sono tante: e sul merito è certamente stato così.
Data la rilevanza del tema per la scuola, abbiamo egualmente deciso di provare a farlo, selezionando alcune delle posizioni e dei ragionamenti più interessanti, pro o contro.
Li raccogliamo con alcune nostre osservazioni a margine.

Rassegne informative  apparentemente equidistanti. O quasi
 

Perché il concetto di meritocrazia è controverso
Redazionale - 25.10.2022
il Post

"Parlare di merito implica prima di tutto parlare dei criteri stessi e degli strumenti di definizione e misurazione, dai test scolastici fino ai concorsi pubblici, e interrogarsi sui limiti di quei criteri. E in secondo luogo pone una serie di riflessioni sulle disparità sociali ed economiche che i sistemi meritocratici possono a volte rafforzare anziché correggere, laddove i principi di equità non siano rispettati e il merito si traduca sostanzialmente in un criterio di premiazione di chi parte già avvantaggiato: e quindi in una legittimazione dello status quo." Utile rassegna delle teorie e delle posizioni che evidenziano i limiti e le contraddizioni del concetto di merito e ancor più della meritocrazia, come criterio di organizzazione sociale e di presunta lotta ai privilegi. [vedi sotto i rimandi]
 
Cos’è il Ministero dell’Istruzione e Merito, cosa significa Merito? Scuola dei livelli e non del tutti promossi, il diritto di emergere, il knowledge-oriented. Proviamo a capirci qualcosa
di Vincenzo Brancatisano   -  25.10.2022
Orizzontescuola

La distruzione della scuola e dell’università – secondo quanto si legge nel paragrafo intitolato “Libertà di emergere. La scuola progressista ha ampliato le diseguaglianze e tradito l’art. 34 della Costituzione sui capaci e meritevoli”, leggibile alle pagg 39-41 e firmato da Luca Ricolfi – sarebbe “avvenuta negli ultimi 50 anni”. Secondo quanto si legge nel documento “la scuola senza qualità tutto sommato piace a molti, probabilmente alla maggioranza. Ma, nello stesso tempo, esiste una minoranza – tutt’altro che esigua – che vorrebbe studi più seri, più profondi, più impegnativi. E desidererebbe che la scuola tornasse a svolgere innanzitutto la sua funzione classica, di trasmissione del patrimonio culturale. Una società libera dovrebbe tutelare entrambe. Paradossalmente, una società libera dovrebbe difendere anche il diritto di non studiare, o di studiare poco. Purché tale diritto non venga esercitato, come finora è accaduto, a scapito del’altro diritto, quello delle minoranze dissenzienti di studiare molto, e scegliere percorsi di studio alti”. [Neretti nel testo]

Molto poco equidistante: si tratta infatti di una utile sintesi ragionata del programma elettorale di FdI.  Ne analizza i singoli passaggi e ne contiene un opportuno riferimento alla fonte: "Il documento si rifà esplicitamente al libro Il danno scolastico. La scuola progressista come macchina della disuguaglianza, di Paola Mastrocola e Luca Ricolfi." 
 

La scuola che non va, la meritocrazia e le élite
Redazionale - 03.04.2021
Corriere dell'italianità

"Non stupiamoci dunque che le molte scuole sfornino individui spesso e volentieri del tutto incapaci di affrontare molte complessità della vita, se l’investimento nel corpo docenti, nelle infrastrutture e nelle risorse scolastiche è al lumicino in molte realtà europee. O, di converso, si spinge per l’egualitarismo che cancella le competenze o le peculiarità individuali. Ad esempio, la Francia investe nell’università l’1.21% del PIL; Germania l’1.16, l’Inghilterra l’1.02, mentre l’Italia lo 0.78 (dati 2019). Se le università francesi, tedesche o inglesi non possono essere ritenute migliori perché investono appena poco di più rispetto all’Italia, è anche vero che l’Italia ha problemi strutturali e di mal investimento da anni. Questo ha prodotto, tra le altre cose, i cosiddetti NEET (“Not Engaged in Education or Training”): oltre il trenta per cento dei giovani tra i venticinque e i ventinove anni, mentre in Grecia sono meno del trenta, in Francia meno del venti, in Svizzera meno dell’otto."  [Neretti nel testo]

Panoramica schierata. Interessante rassegna delle posizioni  a favore del merito applicato ai sistemi scolastici.
In certi passaggi si fa fatica a seguire la coerenza del ragionamento, ma è utile per farsi un'idea di come molti abbiano preparato negli ultimi anni questa svolta, sostenendo che la mancanza di investimenti in scuola e istruzione è colpa della sinistra.
 

Questi riquadri informativi, tratti da "La crisi svuota l'università" ("La Stampa" del 31.10. 2022) testimoniano quale sia illivello di applicazione dell'art.34 della Costituzione.
Forse i fautori del merito e il governo farebbero meglio a riflettere su quali siano le reali priorità, se davvero intendono la salvaguardia del merito in ottica costituzionale.


Interventi favorevoli al cambio di denominazione. Del tutto o in parte
 

Il dibattito sul merito. Il talento è un dono: premiandolo si sconfigge il classismo
di Luca Ricolfi
da "Repubblica", 29.10.2022

Istruzione e Merito, Ricolfi: "L'abbassamento degli standard ha aumentato le diseguaglianze socali" 
Redazionale da "Orizzonte Scuola Notizie", 23.10.2022
Istruzione e Merito, Ricolfi: “L’abbassamento degli standard ha aumentato le diseguaglianze socali” -
Redazionale, da "Professionadocente.com", 23.10.2022
Luca Ricolfi: "Il mio amico di sinistra che ha votato la Meloni" 
Da  "Libero Quotidiano, 26.10.2022

La parola “merito” è sotto attacco. È bastato che il ministero dell’Istruzione fosse ribattezzato “dell’Istruzione e del merito” per scatenare le critiche: promuovere il merito nella scuola equivarrebbe a favorire selezione e discriminazione. L’argomentazione dominante ricalca, in parte fraintendendola, la tesi di un recente libro del grande filosofo morale Michael Sandel (La tirannia del merito, 2020). L’idea base è che, in una società perfettamente meritocratica, in cui il successo dipendesse esclusivamente dal talento e dall’impegno, i vincenti diventerebbero tracotanti, in quanto finirebbero per attribuire solo a sé stessi il proprio successo, e i perdenti si sentirebbero umiliati, perché la società attribuirebbe i loro insuccessi ad essi soltanto, anziché alla sfortuna e alle diseguaglianze di partenza. Insomma la meritocrazia, se pienamente applicata, produrrebbe una società distopica, come del resto aveva profetizzato il sociologo Michael Young, che il termine “meritocrazia” l’ha inventato.

"Se non ci fosse [il merito], i ceti meno abbienti sarebbero disarmati. E quelli superiori farebbero valere reddito, ricchezza, relazioni sociali."

 “L’abbassamento degli standard ha aumentato e, non ridotto, le diseguaglianze sociali. Ricevere un’ottima istruzione era l’unica carta in mano ai figli dei ceti bassi per competere con quelli dei ceti alti. Gliela avete tolta e avete avuto il becco di farlo a nome loro, imperdonabile”. 

"Era già successo con la difesa dei deboli e con la libertà di espressione, due bandiere di sinistra che da tempo sono state raccolte dalla destra. Ora tocca al merito", prosegue Ricolfi. Tanto che l'emancipazione attraverso la cultura, vessillo della sinistra, "la sinistra non lo pensa più". Anzi, "pensa il contrario: la cultura alta è di classe, e serve a discriminare i ceti popolari. Di qui una sistematica opera di degradazione dei contenuti culturali, e una folle corsa ad abbassare l'asticella della promozione, che danneggia proprio gli ultimi".

Anche Paola Mastrocola, insegnante, autrice con il marito del libro “Il danno scolastico” ha affermato: “Come se portassimo i ragazzi a fare una gita in montagna e vedendo che molti non ce la fanno decidessimo di spianare la vetta”.

Luca Ricolfi è stato certamente il più solerte e più presente e riprodotto fra quanti si sono affrettati a lodare e spiegare la scelta del governo di inserire il "merito" nella denominazione del Ministero dell'Istruzione. Del resto Ricolfi è tra i firmatari delle schede di programma di FdI e quindi difende il suo operato.
La sua tesi è nota da tempo: la pedagogia di sinistra non solo ha prodotto un grave abbassamento di livello della scuola italiana ma, così facendo, ha danneggiato priprio le classi sociali più svantaggiate che si sono viste privare dell'unico strumento a loro disposizione per contradstare i privilegi e le facilitazioni di cui godono gli abbienti e i loro figli. La sinistra ha così tradito un altro dei suoi valori fondativi: la difesa dei deboli e degli svantaggiati.

 

 
I surreali attacchi al merito, figli del Sessantotto
di Eugenio Capozzi,storico
da la Nuova Bussola Quotidiana - 27.10.2022

"La nuova denominazione di alcuni ministeri da parte del Governo Meloni ha suscitato reazioni scomposte a sinistra. La parola che ha provocato più scandalo è stata “merito” (aggiunta a “istruzione”), invisa all'establishment progressista erede del Sessantotto. Ma anche la Costituzione parla di merito, che è la base della vera uguaglianza sociale."

Due temi ripresi anche da altri studiosi: il fatto che al merito sia contraria la sinistra erede del Sessantotto e il richiamo all'art. 34 della Costituzione
 

Perché la sinistra deve credere nel merito
di Pietro Ichino, giurista
da Repubblica, 27.10.2022 - riservato agli abbonati

"I partiti progressisti si sono ricompattati nel condannarlo. Invece il Paese ne ha bisogno. È l’unico modo per garantire una scuola efficace anche per chi viene da famiglie non abbienti." La difesa del merito come unico strumento di riscatto per chi nasce in condizioni  socioculturali svantaggiate.
 
La scuola svalutata e il merito da riscoprire
di Ernesto Galli Della Loggia, storico
da "Corriere della Sera", 27.10.2022 – riservato agli abbonati - leggibile qui
La verità è che la scuola italiana non è una scuola dell’eguaglianza proprio perché non è una scuola del merito. Perché da due o tre decenni tutti i fenomeni detti sopra e di conseguenza la grande disparità qualitativa dell’istruzione impartita agli studenti da regione a regione, da sezione a sezione del medesimo istituto, sono di fatto occultati dal generale orientamento alla promozione generale finale. Perché la diseguaglianza territoriale e classista viene nascosta dietro la cortina fumogena dell’ormai ridicolo rito estivo di esami di licenza finale che dalle Alpi al Lilibeo vedono percentuali di promossi regolarmente intorno al cento per cento. Tanto ci penserà poi il potere sociale delle singole famiglie a ristabilire le distanze e a mettere le cose a posto. Anche Galli Della Loggia attribuisce da tempo inefficienze e disuguaglianze della scuola italiana al lassismo imperante nel sistema scolastico e individua nel merito un correttivo capace di imporre una salutare inversione di tendenza.
 

Sulla scuola troppa ideologia. Il merito è giusto. Parla Crepet
di Federico Bisceglie
da "formiche", 25.10.2022.

Crepet, i sindacati si battono per una scuola più “inclusiva”. Perché sostiene che vogliano l’immobilismo?

Perché i sindacati sono iper-conservatori, nell’accezione più nefasta del termine. Propalano un’idea pre-stalinista di scuola e dell’istruzione. Il principio del merito è sacrosanto, sia per gli insegnanti che per i ragazzi. Per i primi perché li sospinge a migliorarsi nell’esercizio della loro funzione e per i secondi per acquisire la consapevolezza che la scuola – che forma davvero – è l’unico vero motore del Paese.

Intervista nella quale Crepet individua nel conservatorismo della sinistra, in particolare sindacale , la principale causa dell'ostilità nei confronti del merito, strumento che egli ritiene invece efficace per migliorare le prestazioni di allievi e insegnanti.

Gramellini: “In Italia il merito scolastico non è mai esistito. Non si è mai trovato un criterio per misurarlo che non siano i quiz”
Redazionale da "Tecnica della Scuola" del 26.10.2022, che riassume il contenuto della rubrica Il caffè, su "Il Corriere della Sera" del 25.10.2022.

Lo scrittore ha illustrato come la destra e la sinistra concepiscano in modo diverso il concetto di merito: “Invano Salvini, il quale ha frequentato il classico sicuramente con merito, avrà ricordato ai soci di governo che per i sofisti greci le parole non hanno un significato univoco. Quando dici ‘merito’, la destra pensa a talentuosi e sgobboni, la sinistra a una scuola dove, a parità di impegno, chi ha minori capacità perché magari proviene da un ambiente disagiato sarà lasciato indietro”.

Insomma, secondo quest’ultimo nel nostro Paese il merito non viene premiato ma sminuito valutandolo con test a crocette, in quanto va avanti chi ha conoscenze.

 
Gramellini sposa una certa equidistanza fra le presunte interpretazioni di destra e sinistra del merito. Lamenta che il merito non è mai esistito perché ridotto, nella scuola, alla valutazione con test a crocette e, nella società, alla pratica della raccomandazione. 
 

Recalcati: “Capire gli strumenti per valutare il merito dei docenti. Insegnare non è solo possedere il sapere necessario all’esercizio di una didattica”
Redazionale da "Orizzonte scuola" del 31.10.2022 , sintesi dell'articolo
"Merito al merito"
di Massimo Recalcati
da "Repubblica" del 30.10.2022

Nella vita della scuola il significato del merito coincide con il potenziamento dei propri talenti. Non esiste, infatti, una norma standard di cosa debba essere il merito. Questo sarebbe un vero problema: la natura stessa del merito. Da questo punto di vista il merito è sempre per principio antigerarchico e singolare. Si potrebbe dire che coincida con la capacità generativa tout court. Non è forse questa la finalità prima della scuola? Favorire in ciascuno lo sviluppo di questa capacità generativa al di là delle svariate forme che essa può assumere? Non si deve però trascurare che il merito nella vita concreta della scuola riguarda anche il corpo insegnante. Chi merita di insegnare? Possiamo ridurre questo merito all'acquisizione di un titolo? Possiamo continuare da sinistra a non voler vedere, come invece sono costretti a vedere le migliaia di dirigenti scolastici impegnati quotidianamente nel loro lavoro, che esistono insegnanti che non hanno alcun merito per insegnare? Non è questo un enorme problema che la sinistra ideologica non solo non vuole prendere in considerazione ma giudica persino reazionario porre? Eppure nel mondo della scuola, università inclusa, è un fatto ben noto.

 

Recalcati rileva una malcelata "allergia" della "sinistra ideologica" per il merito, paragonabile a quella che prova per la "sicurezza", concetti che invece le dovrebbero essere consoni.
In particolare egli coniuga il merito (per gli allievi ma anche per gli insegnanti) con la possibilità di esercitare e veder premiati i propri talenti, le componenti più autentiche dell'impegno a imparare e di quello professionale, una sorta di "capacità generativa". 

 

Scuola, perché il merito va fatto fiorire
di Chiara Saraceno
Da "Repubblica" del 31.10.2022

È una forza democratica che contrasta discriminazioni e privilegi. Ma prima di essere riconosciuto va alimentato. Il ministero dell'Istruzione dovrà costruire le condizioni perché a tutti i bambini, a partire dai più svantaggiati, sia garantito il diritto costituzionale ad avere le risorse per il pieno sviluppo della personalità, capacità incluse.

Il riferimento al merito (non alla meritocrazia, che è un'altra cosa) per quanto riguarda l'accesso all'istruzione superiore, alle posizioni nel mercato del lavoro, all'accesso ai luoghi di presa delle decisioni, ha un'indubbia forza democratica. Rappresenta il contrasto al nepotismo, ai privilegi ereditati, alle rendite di posizione. È anche uno strumento per valutare criticamente l'equità delle enormi disparità nei compensi dei grandi manager rispetto ai loro dipendenti. Richiede di valutare l'impegno che si mette per raggiungere i risultati, ma anche le difficoltà che si sono dovute superare.


Perché il merito prima di essere visto e riconosciuto va alimentato in modo che possa fiorire. Anche i pochi che hanno dotazioni naturali eccezionali hanno bisogno di circostanze e incontri che consentano loro di manifestarle e nutrirle. Tanto più ciò vale per la maggior parte delle persone, che non ha doti innate eccezionali, ed ancor più per chi nasce e cresce in condizioni sociali svantaggiate.

Saraceno ribadisce il valore del merito come forza democratica contro i privilegi e le discriminazioni sociali.
Ma insite sul fatto che è necessario garantire eguali condizioni di risorse e condizioni per sviluppare le proprie potenzialità.
Il merito va dunque curato e protetto perché possa esprimersi e di queste attenzioni ha bisogno sia chi è dotato di naturali talenti che, a maggior ragione, chi vive e cresce in condizioni di svantaggio socioculturale.
Non basta richiamarsi al merito perché divenga strumento di democrazia.

 

   

Interventi contrari al cambio di denominazione e analisi di altra natura
 
Fin qui abbiamo raccolto le posizioni favorevoli o non in assoluto contrarie all'assunzione del merito come criterio di riferimento per le finalità e l'organizzazione del ministero dell'istruzione e quindi sistema scolastico pubblico. Per quanto riguarda le posizioni contarie, rimandiamo alle segnalazioni contenute nella nostra pagina ...

Dal Ministero della Pubblica Istruzione a quello del Merito

"insegnare", 21.10.2022

 
Qualche altro articolo che vale la pena leggere

Istruzione, il ministero ora è anche del «Merito». Ma attenti alla retorica
di Vittorio Pelligra
Da “Il Sole 24 Ore” del 01.11. 2022 del 23.10.2022
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«Merito» è parola da onorare, come dice la Costituzione
di Vincenzo Salvatore
 Da “Il Sole 24 Ore” del 01.11. 2022

"Cambia il nome del dicastero della scuola. La retorica meritocratica, però, tende a trasformarsi in una forma di autolegittimazione delle élites"

"Interno giorno: una classe di prima elementare. I giovani alunni ed alunne sono impegnati in un test di aritmetica. Dopo qualche tempo e non poca fatica i compiti vengono consegnati agli insegnanti per la valutazione. Alcuni saranno andati bene, altri saranno andati meno bene, com’è naturale che sia. Ora immaginate di ripetere la stessa operazione in tutte le prime classi della scuola e in tutte le scuole della città. Poi prendete i risultati e associate a ogni bambino il reddito della famiglia di origine. Quello che si vedrà è che coloro che vengono dal 25% delle famiglie con il reddito più alto saranno mediamente quelli con i punteggi più alti. Quelli, invece, che appartengono al 25% delle famiglie con il reddito più basso, avranno mediamente i punteggi più bassi. Si capisce." 
[...]
Per cercare di fare un passo avanti nella comprensione di questo fenomeno è necessario capire che il processo di accumulazione di capitale umano, una brutta espressione per indicare ciò che ognuno di noi sa e sa fare, è un processo caratterizzato da «complementarità dinamica». Ciò significa che le abilità acquisite in una data fase influenzano sia le condizioni iniziali che il processo di apprendimento nella fase successiva. Le condizioni iniziali, quindi, hanno un ruolo cruciale nel determinare la qualità dell'esito del processo formativo. Per questo è quasi ovvio affermare che uno dei fattori principali che rendono una scuola, una scuola «di successo», è la qualità delle famiglie d'origine dei suoi studenti. In questi anni abbiamo visto molti casi di istituti che, infatti, per farsi pubblicità, hanno sottolineato questo punto. Tradendo la vocazione costituzionale della scuola pubblica."
[Vittorio Pelligra]
---------------------------------------------------------------------------------------"È indiscutibile pertanto la rilevanza costituzionale che il nostro ordinamento assegna al merito, la cui valorizzazione va perseguita peraltro nel rispetto degli altri princìpi costituzionalmente garantiti, primi fra tutti quelli di pari dignità sociale, di uguaglianza e non discriminazione sanciti dall’art. 3. Per quanto riguarda l’istruzione – e ciò vale non solo per la scuola dell’obbligo ma si estende a tutto il percorso formativo, dall’asilo al dottorato di ricerca – valorizzare il merito significa promuovere il talento, consentendo soprattutto a chi proviene da una situazione familiare, sociale, economica, culturale meno favorevole o disagiata di avere le stesse opportunità di accesso e di crescita educativa che, se non sostenuto dagli strumenti costituzionalmente previsti sopra ricordati, verrebbe ingiustamente discriminato."
[Vincenzo Salvatore, Presidente della Conferenza dei collegi universitari di merito]

Due interessanti contributi alla riflessione tratti da un contesto non facilmente riconducibili alle ansie della "sinistra ideologica" o in presunta caduta libera di coerenza e ideali.
Anche in area liberal, che è certamente la più adeguata all'applicazione del merito, non mancano dubbi e cautele.

In particolare il primo contributo affronta in modo opportuno e coerente che cosa realmente significhi fronteggiare le disuguaglianze di vario tipo che si frappongono al riconoscimento del merito.

Se si affronta la questione in modo non pregiudiziale è inevitabile rendersi conto che la scelta di orientare l'azione educativa e sociale al riconoscimento del merito individuale non è certamente priva di rischi e di contraddizioni.

Tanto più per una scuola pubblica che voglia ispirarsi al dettato democratico  costituzionale, analizzato e discusso nel secondo articolo.

Il primo articolo, inoltre, consente di riflettere sul tema del "capitale umano", altra questione controversa.

 

Un ministro per il Merito, un passo indietro di due secoli di teorie dell'emancipazione
Intervista di Stefano Iucci a Franco Lorenzoni
Da "Collettiva" del 25.10.2022

Ho una proposta: ministero della Pubblica istruzione democratica e del contrasto a ogni discriminazione”. Così, secco, Franco Lorenzoni, quando gli si domanda cosa pensa del nuovo nome – bizzarro a esser buoni – assegnato al dicastero di viale Trastevere: ministero dell’Istruzione e del merito. “Già la Moratti aveva eliminato il termine ‘pubblica’, ma adesso si va addirittura oltre”, nota sarcastico. 

Il punto è che “merito” oggi è un termine avvelenato, perché consolida un aspetto della nostra scuola particolarmente negativo. Vale a dire, premiare gli “ereditieri”, coloro che già in partenza hanno competenze linguistiche e, in generale, rapporti con la cultura per origini familiari. Il nostro sistema fatica tantissimo ad attuare non solo l’articolo 34 della Costituzione, ma soprattutto l’articolo 3: "..".

Il concetto di merito svia dalla ferita più profonda del nostro sistema dell’istruzione, e cioè il fatto che non riesce a rompere i destini segnati dalla provenienza sociale. Calamandrei, al contrario, diceva che la scuola deve essere un'incubatrice dei destini, cioè un “marchingegno umano” che ha il compito di sopperire ai deficit dati dalle condizioni esterne. Questo è il nodo centrale: in Italia la scuola fatica, per tornare all’articolo 3, a rimuovere questi ostacoli e favorire il “pieno sviluppo della natura umana”, che è un’utopia meravigliosa. E inattuata: oggi non solo facciamo “parti uguali tra disuguali”, come denunciava Don Milani, ma spesso diamo di più a chi ha di più.

Bisogna prendere queste parole, analizzarle e mostrarne la pochezza. Sull'istruzione possiamo aggiungere un elemento: come si giustifica che per la mancanza del tempo pieno una bambina o un bambino del Sud durante le elementari facciano un anno e mezzo di meno di scuola dei loro coetanei del resto della Penisola?  Prendiamo la “natalità”, aggiunta al ministero della Famiglia e delle pari opportunità: che senso ha parlare di questo tema se poi non investi nei nidi?

Lorenzoni, rifacendosi ai padri costituenti e a don Milani ricorda che il vero compito della scuola è certamente  rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana.

Ma che questo obiettivo diviene impervio o impossibile in una realtà segnata da troppe disuguaglianze di natura economica e sociale, che la scuola non solo non riesca a contrastare ma rischia di riprodurre e ampliare. 

Il merito e la sua applicazione divengono così concetti avvelenati che distolgono dalle  vere cause delle disuguaglianze sociali  e certamente non concorrono alla riduzione delle discriminazioni, finendo anzi col colpevolizzare chi vive in condizioni di disagio.

Si finisce così non solo col fare parti disuguali, ma di dare di più a chi è già in condizioni privilegiate.

 

 
   
Per saperne di più. Dalla parte delle critiche al merito
   
Andrea Boitani, "Il merito, il mercato e la giustizia", "lavoce.info", 01.06.2022.  
Michael J. Sandel, La tirannia del merito. Perché viviamo in una società di vincitori e di perdenti, Feltrinelli, 2021.  
Amartya Sen, Merit and Justice , 2000. (pdf  © Princetion University Press,  da il post).  
John Rawls, Una teoria della giustizia, 1971, trad. it. Feltrinelli, 2017.  
Luciano Gallino, Globalizzazione e disuguaglianze, Laterza, Roma-Bari, 2000.   
Robert H. Frank, Success and Luck: Good Fortune and the Myth of Meritocracy, Princeton Univ Press2016.  
Thomas Piketty, Il capitale nel XXI secolo, Bompiani, Milano, 2015.  
 Michael Young, L’avvento della meritocrazia, 1958, trad.it. Edizioni Comunità, 2014,   (Un estratto della versione Kindle).  
   
Pierluigi Barrotta, I demeriti del merito. Una critica liberale alla meritocrazia, Rubbettino, 1999. Un controcanto sui rischi che perseguire l'eguaglianza delle opportunità mini la libertà individuale e sia realizzabile solo da uno stato autoritario e illiberale.  
 

"Tra merito e meritocrazia: il punto di vista della filosofia politica e della pedagogia",
di Massimo Baldacci, "insegnare", 1916.2015.

Riproduciamo infine la registrazione video del prezioso intervento di Massimo Baldacci al convegno "Tra merito e meritocrazia. Principi in bilico", che si è svolto a Pescara il 27 maggio 2015.
L'intervento di Baldacci si apre con un escursus di natura concettuale e teorica sull'origine e le implicazioni del concetto di merito nella filosofia politica per giungere a discuterne l'applicazione in campo educativo, non senza inevitabili rierimenti all'oggi e all'uso più o meno a proposito che se ne fa nelle ipotesi di governo del sistema scolastico
.
Riteniamo infattio che sia la miglior risposta possibile alle molte parole in libertà pronunciate in questi giorni sull'argomento, talvolta palesemente strumentali dal punto di vista politico, altre volte forzate rispetto alla dimensione pedagogica e istituzionale del problema.
 
 

 

Immagine a lato del titolo: Titolo tratto da "Atlantico", del 1.11.2022.

 

Parole chiave: merito

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