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27/08/2018

Se la valutazione fosse (stata) ricerca

 

valutazione è ricercaProseguendo il nostro lavoro di riflessione e proposta attorno ai temi della valutazione, nel 2008 "insegnare" pubblicò un dossier dal titolo Quando la valutazione è ricerca, a cura di Mario Ambel e Fabiana Fabiani, che è scaricabile qui dagli abbonati.
Da quel dossier ricaviamo alcuni spunti, all'insegna di questa rilettura delle analisi e delle proposte fatte in questi anni e ampiamente disattese, dal Parlamento, dal MIUR e dall'Invalsi.

Resta l'amarezza di scelte di politica scolastica che potevano essere assai diverse e consentire al Paese di dotarsi di sistemi e procedure di effettivo aiuto al miglioramento dei processi di insegnamento/apprendimento, invece di inaugurare una stagione di rapporti raramente positivi fra scuole e Istituto, che ha prodotto più danni che vantaggi.

Vedi anche "A prova di INValSI (tredici anni dopo)"


Scrivevamo nella "Premessa" al dossier.

La speranza che accompagna la pubblicazione del dossier è rivolta alla scuola, in un momento così complesso e difficile: che si possa aprire una stagione di crescita culturale e professionale attorno ai temi della valutazione e del rapporto fra progettazione educativa e criteri valutativi orientati all’inclusione e allo sviluppo e non alla selezione e alla competitività.
A questo scopo abbiamo anche avanzato una proposta organica che sottoponiamo alla riflessione di chi legge. Sono momenti delicati, in cui si stanno compiendo scelte che potrebbero segnare in modo irreversibile il sistema scolastico e la valutazione è certamente uno degli ambiti più complessi e fragili. Con questa pubblicazione vorremmo contribuire almeno un poco a rendere queste scelte più consapevoli e più sagge.

 

Purtroppo quella speranza di "aprire una stagione di crescita culturale e professionale attorno ai temi della valutazione e del rapporto fra progettazione educativa e criteri valutativi orientati all’inclusione e allo sviluppo e non alla selezione e alla competitività" si è rivelata vana.
La crescita culturale e professionale attorno ai temi della valutazione non c'è stata, mentre gli appelli e le circolari che inneggiano all'inclusione convivono (e spesso stridono) con apparati e procedure di valutazione fra loro contraddittori e spesso inconcludenti.

Riproponiamo qui la "proposta organica" che facemmo allora (nel 2008).

Sono passati dieci anni, alcune prosposte forse le rimoduleremmo in modo leggermente diverso, ma ci resta la convinzione di fondo che alimentava quel dossier: che le attività di valutazione - sempre, dalla classe, alla scuola, al sistema -  vadano orientate alla ricerca e alla consapevolezza della migliorabilità dei processi e non alla misurazione e alla comparazione più o meno nascostamente competitiva dei risultati. 

Si è voluto scegliere la strada opposta, anzi spesso la conclamata affermazione della prima e la pratica della seconda. Putroppo spesso da parte di  molti, troppi.

Da un po’ di tempo il discorso della valutazione in Italia sembra concentrarsi da un lato sull’uso, non sempre lineare e coerente, dei risultati delle indagini internazionali, dall’altro sull’esigenza di realizzare prove standardizzate da parte dell’Istituto Nazionale di Valutazione. In realtà mai come in questo momento il discorso sulla qualità dell’apprendimento dovrebbe andare di pari passo con una elaborazione condotta all’interno delle scuole su come costruire nuove e più ampie iniziative di valutazione del sistema scolastico, a partire da una riflessione interna degli obiettivi, della metodologia e degli strumenti di valutazione in uso. Se da un lato occorre infatti evitare il rischio di cadere nella trappola semplicistica di far corrispondere, con un’operazione lineare, la qualità della scuola con gli esiti delle prove standardizzate, dall’altro occorre fare in modo che nella valutazione resti centrale la qualità del discorso che si sviluppa in classe, tenendo presenti le variabili di contesto e la possibilità di agire su di esse. Del resto, come sottende anche la legge sull’autonomia scolastica, l’etica del rendere conto, che è alla base di ogni valutazione di sistema, può realizzarsi come controllo interno anziché come controllo esterno (Castoldi, 2001), ma occorre un’operazione di appropriazione, che sia anche di emancipazione di tutti i soggetti coinvolti (Elliott, 1995). 

(Da G. Pozzo, "Appropriarsi della cultura della valutazione", "Quando la valutazione è ricerca", a cura di M. Ambel e F. Fabiani, dossier insegnare, ciid roma, n. 2, 2008.)

Scegliere di far prevalere la comparazione premiale sulla  riflessione cooperativa non è stato ovviamente casuale: è stata una precisa scelta politica, che secondo alcuni può avere vantaggi, ma che in realtà si rivela sempre controproducente e dannosa.
Dopo dieci anni le disparità del sistema non si sono equilibrate, le carenze sono sempre le stesse e la didattica delle materie sottoposte a rilevamenti non sono certo migliorate. Anzi!

 
Parole chiave: indagini nazionali, Invalsi

Scrive...

Mario Ambel Per anni docente di italiano nella "scuola media"; esperto di educazione linguistica e progettazione curricolare, già direttore di "insegnare".

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