Home - la rivista - scuola e cittadinanza - La macchina del tempo

politica scolasticascuola e cittadinanza

12/12/2023

La macchina del tempo

di Giuseppe Buondonno

Anni fa, ai miei alunni raccontavo – come qualcosa di remoto, inaccettabile e irripetibile – di quando da alcune scuole superiori non si poteva accedere all’università. Ma questa destra al governo, questi estremisti di un liberismo autoritario, sono saliti su di una macchina del tempo e vorrebbero portare il Paese sempre più indietro.

L’Italia ha una delle più basse percentuali di laureati e loro sfornano un decreto legge per dire ai poveri cosa vogliono “sperimentare” per il loro futuro: scordatevi l’università; vi “incanaliamo” il prima possibile verso i lavori (precari e sottopagati, aggiungerei), che le imprese dei territori vogliono; le stesse imprese che sempre meno investono in formazione, sicurezza, innovazione e sempre più in bassi salari, contratti a termine, spesso in lavoro nero o evasione fiscale. Il metodo, intanto: non un dibattito serio nel Paese (figuriamoci), non un disegno di legge su cui possa esprimersi il Parlamento (in cui, pure, hanno una maggioranza considerevole). Tra l’altro, nell’esprimere pare negativo su tale decreto, il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione fa notare che esso interviene su di una materia che è già oggetto di discussione (nella forma, appunto, di disegno di legge) in Parlamento. No, il governo interrompe di fatto qualunque discussione, con un testo probabilmente scritto, ma sicuramente pensato, da qualche “testa d’uovo” di Confindustria e servito da Valditara. Questo governo ha con la democrazia lo stesso rapporto che il sottoscritto ha con la fisica nucleare. Così procede per decreto sulla vita di milioni di ragazze e ragazzi.

La “filiera tecnico-professionale” - che il ministro sbandiera senza neanche rendersi conto della sgradevolezza implicita dell’espressione – è condita, nel decreto, con una invadenza nei curricoli e nell’attività degli istituti tecnici e professionali degli emissari delle imprese; in sintesi, si trasformano questi istituti, da scuole a luoghi di addestramento al lavoro e in società interinali; tendendo anche a ridurre di un anno il tempo, per inserire prima i ragazzi-lavoratori nel “mercato”, o destinarli agli ITS, per addestrarli meglio. E Valditara non fa mistero del proposito di abbassare l’età della “scelta”, cioè dell’incanalamento fin dalle scuole medie. Sappiamo tutti cosa questo significhi: in Italia, nel XXI secolo, chi frequenta i licei è, nella schiacciante maggioranza dei casi, figlio o figlia di chi aveva frequentato un liceo; chi frequenta i tecnici o, ancor più, i professionali, proviene da famiglie povere e, in moltissimi casi, immigrate.

Non a caso il CSPI – nel medesimo parere negativo – fa notare, col dovuto garbo istituzionale, ma con altrettanta chiarezza: “Quanto alla prevista anticipazione agli alunni del secondo anno, ancora in obbligo di istruzione, dei PTCO, il CSPI rileva con preoccupazione questa tendenza costante verso l’anticipazione di esperienze lavorative che hanno un forte valore formativo se svolte da allievi che abbiano già sviluppato competenze di base e un’adeguata  consapevolezza dei propri interessi e attitudini, ma possono risultare insignificanti e perfino pericolose se destinate ad alunni che non siano ancora pronti ad assumere gli atteggiamenti adeguati  in contesti reali non scolastici.” E ancora, oltre a molti altri rilievi: “La mancata presenza dei licei nella proposta di sperimentazione della filiera prefigura una visione ancorata alla separazione tra l’istruzione liceale e quella tecnico-professionale”.
Cancellare ogni prospettiva di emancipazione sociale, di formazione umana e civile; produrre un’umanità di serie B, è questa la “pedagogia” della destra. Selezionare – con la base oggettiva del censo – esseri destinati al lavoro, nettamente distinti da quelli destinati agli studi. Lo dico in modo troppo ruvido? Pazienza, ruvidi sono i miei sentimenti, rispetto a questa vergogna.

Già, perché noi vediamo persone che devono crescere, libere e coscienti, non forza lavoro; noi cerchiamo di capire i loro sogni, speranze, paure, fragilità, non di addestrarli ad essere braccia che producono. Noi pensiamo che anche il lavoro possa essere realizzazione di sé, solo se si hanno gli strumenti umani e culturali per indirizzare liberamente la propria vita. Loro, questi personaggi dickensiani, sono riassunti nel bellissimo verso di Francesco De Gregori: “è già pronto il domani, ce lo stanno consegnando già”!

Questo decreto è il distillato di un’idea che ha radici più lontane, ma che oggi compie un salto: una scuola selettiva su base sociale, per una società selettiva. Il “merito” a cui si riferiscono è quello di essere (o di non essere) “figli di”.

Ho già avuto occasione di dirlo, ma serve, a volte, ripetersi: bisogna rovesciare il tavolo. A cominciare - perché no? – dalla questione dell’età, che nell’adolescenza non è un dato accessorio: rilanciare l’idea del biennio unico, spostare a sedici anni la scelta dell’indirizzo; alzando a 18 anni l’obbligo scolastico. Significherebbe piantare un paletto costituzionale, conforme al secondo comma dell’articolo 3: rimuovere gli ostacoli alla libera realizzazione delle persone. Significherebbe respingere il tentativo di un capitalismo sempre più liberista di predeterminare, per i suoi interessi, la vita di milioni di giovani e di produrre quell’ “uomo a una dimensione” in cui Herbert Marcuse vedeva, molti decenni fa, l’essenza stessa del capitalismo.

Mentre scrivevo queste righe, un messaggio mi ha segnalato che la Lega ha riproposto, per gli insegnanti, le “gabbie salariali”. Ancora la macchina del tempo; ancora la necessità di vedere, per intero, il disegno di scuola e di società che la destra esprime e che può esprimere perché, quando era possibile, non si è indirizzato diversamente il corso delle cose, nella scuola e nella società. Si è sbagliato, ma non si può continuare a sbagliare.

Scrive...

Giuseppe Buondonno Insegnante di Lettere al Liceo Artistico di Fermo; è responsabile Scuola e Università di Sinistra Italiana.

sugli stessi argomenti

» tutti