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11/05/2023

Chi lo orienta, l'orientatore?

di Annamaria Palmieri

Finiti i bei ponti di aprile e maggio, passata anche l'ubriacatura di "nostalgia democratica" del 25 aprile,  la scuola torna tristemente nei ranghi.
C’è il PNRR, c’è la dispersione da contrastare, c’è la rivoluzione digitale… o forse no, ci sono le interrogazioni, i compiti, gli scrutini. E ci sono le nuove Linee guida per l’orientamento. Con un decreto che distribuisce dei soldi, per i tutor, gli orientatori, una nuova figura mitica di “middle management”.
A distanza di vent'anni dall’avvio della  stagione dell'autonomia,  in cui molti di noi hanno creduto davvero come possibile “liberazione", ogni anno, da diversi anni, arriva il momento di applicare riforme decise dal centro, senza che all'interno delle comunità scolastiche si apra un dibattito sul senso e sui modi  di interpretare il cambiamento, per  curvarlo ai bisogni e alle reali esigenze degli allievi e delle allieve, i protagonisti dei processi formativi.


Ora è la volta dei tutor, dell'orientamento, delle 30 ore di orientamento nel curricolo. E allora che si fa?  Quali modi e strategie?  Si procede e basta? No, perché non è così che funziona il cambiamento: la libera discussione è necessaria perché non si  diventi meri esecutori di adempimenti che poi diventano innovazioni vuote. Che non spostano di  una virgola la crisi educativa.
Le grandi riforme degli anni Settanta, come anche la prima fase dell’autonomia - con la riforma (la prima dopo decenni) dell’Esame di Stato, i nuovi programmi di Storia, il nuovo curricolo -  sembrano lontane secoli: l’Esame di Stato ora cambia un anno sì e uno no, e nemmeno ce ne accorgiamo più di tanto, ad eccezione degli addetti ai lavori.

La vicenda dell’Educazione civica è esemplare, dovrebbe insegnarci qualcosa. I dirigenti scolastici, che pure sono persone che ci credono, molto spesso figure di grande spessore umano e civile, finiscono controvoglia per essere mere cinghie di trasmissione nel veicolare le decisioni a Collegi che le recepiscono quasi senza discutere. Meglio stare quieti. Spendere i soldi che arrivano.  E poi cosa  debba fare il nuovo “tutor”, in aggiunta o insieme agli altri docenti, non è granché  chiaro a nessuno. E non sorprende. Perché in realtà ogni alunno, nel momento in cui mette piede in un’aula scolastica, sa che deve studiare insieme ai suoi simili, si trova davanti maestri e saperi che dovrebbero orientarlo:  dovrebbe così  progressivamente capire, in un luogo costruito intorno a lui e per il suo bene,  chi è,  cosa desidera e qual è la sua via. Dove poggiano i suoi piedi e verso quale orizzonte  va la sua testa e il suo sguardo...
E allora perchè non succede? Perché ci vuole una nuova riforma dell'eterna riforma?  O, sarebbe meglio chiedersi,  come dobbiamo agire ogni giorno per far sì  che succeda e che i nostri ragazzi non si sentano "disorientati"? 
Troppo spesso,  viene da credere, i disorientati siamo noi.

Per questo è importante, invece, prestare attenzione, cercare di capire e, come avrebbe detto Gramsci, schierarsi, perché mai come in questo momento la scuola italiana e i suoi allievi hanno bisogno di capire e toccare con mano da che parte stanno le e gli insegnanti. Anche per questo il Cidi di Napoli ha deciso di affrontare la questione e discuterne.  Per capire e decidere e non solo per adeguarsi e ubbidire. Si farà in una iniziativa pubblica con i  rappresentanti del Ministero e anche e soprattutto con docenti e dirigenti finalmente insieme. E con altre associazioni.

La scuola pubblica autonoma sa, può e deve "ripensare" criticamente, nella propria didattica quotidiana, le riforme. E così facendo potremmo anche imparare a dire basta a collegi  dei docenti che, rassegnati e talora anche silenti, al più si adoperano per favorire ricezioni non insensate  dell’Insensatezza Globale.
Apriamoci insieme al dibattito e al pensiero, prima che il demone burocratico e l'incultura dell'adempimento formale prendano ancora una volta  il sopravvento.  Per i nostri ragazzi e le nostre ragazze. Possiamo farlo, sappiamo farlo.
Siamo la scuola della Repubblica.

 

Scrive...

Annamaria Palmieri Laureata in Lettere, collabora con la cattedra di letteratura italiana dell'Università Orientale di Napoli, già Presidente del Cidi Napoli e successivamente per due legislature Assessore all'Istruzione del Comune di Napoli; attualmente dirige un istituto professionale a Torino.

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