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08/06/2023

Tutor o Gestore del personale?

di Giuseppe Bagni

Nella scuola a breve è previsto l'ingresso di un numero considerevole di tutor. È una novità non da poco, molto significativa sia a livello pedagogico che politico.

Partiamo dal primo.

Non c'è dubbio che la possibilità di sviluppare un rapporto più stretto tra un docente e ognuno dei suoi allievi, pur all'interno della dimensione collettiva, sia una risorsa importante, direi anche una necessità, visto lo stato di difficoltà psicologica ed emotiva che attraversano, in particolare oggi, bambini bambine ed adolescenti. Nel mio lavoro con gli alunni tra i 14 e i 16 anni ho potuto toccare con mano il bisogno di ciascuno di loro di avere con gli insegnanti uno scambio più stretto, personale, meno illuminato dalla luce dell'aula.
Quello che scrivono nei temi oppure nelle chat con un docente mostra spesso il bisogno di stabilire una comunicazione che superi i limiti imposti dal contesto classe, dove, a pensarci bene, la parte più ampia della conversazione che un docente ha con un singolo allievo avviene alla lavagna, di fronte all'intera classe, in un assetto valutativo spesso mortificante. Succede qualcosa di diverso solo in caso di problemi, ma forse proprio quella routine è il problema.


Il tutor di Valditara andrà a colmare questo vuoto?
No, non può farlo.
La nostra esperienza di insegnanti, ma anche di studenti che siamo stati, ci dice che si possono incontrare insegnanti che ti cambiano la vita - come altri che te la rovinano - ma in nessun caso questo avviene per designazione e comando. Un rapporto formativo privilegiato si stabilisce solo con qualcuno che gode della nostra fiducia. È una scelta personale, condivisa da entrambi anche se spesso tacita. Risultato di una relazione che si è sviluppata nel tempo. Nessun docente investito del ruolo di tutor e formato con 20 ore a distanza potrà essere questo se non lo era già.
Si dirà che nessuno pretende questo, ma semplicemente l’istituzione di una figura di esperto orientatore che in base al percorso e ai risultati degli allievi sappia essere il consigliere per le scelte future. Non sono d'accordo neanche solo a questo livello perché è un'assunzione di responsabilità individuale quindi impropria, capace solo di essere l'ennesimo impoverimento della scuola. Perché togliere una responsabilità che deve essere di tutti gli insegnanti per attribuirla ad alcuni è impoverire.
Trovo molto positivo il coinvolgimento dello studente nella elaborazione del suo portfolio che rappresenterà la riflessione sul percorso fatto e sui punti di forza personali che è sempre mancata, ma non può che essere il compito di ogni insegnante per ogni materia in quanto unico competente in questo ruolo di guida. Per gestire il processo complessivo c'è già la figura del coordinatore di classe.
Allora questo esercito di tutor in arrivo a che logica pedagogica corrisponde? Si vuol riconoscere l'importanza della cura di ogni singolo alunno e alunna offrendo loro la possibilità di un rapporto individuale? Sappiamo quanto esso sia prezioso. Ma una cosa è prendersi cura di ciascuno con l’obiettivo di aiutarlo a riflettere e riconoscere il proprio personale percorso dentro quello della classe, declinando l’apprendimento come  il successo personale in un'impresa collettiva; un'altra è considerare la classe una sommatoria di casi individuali come fossero pazienti di una corsia di ospedale che necessitano ciascuno di una precisa terapia. Questa è pessima pedagogia che palesa una precisa idea di scuola e di politica scolastica che ci porta al secondo livello del discorso.
Il tempo della scuola per il governo non è più quello dove si favorisce e attende con pazienza la crescita di ogni ragazzo e ragazza, che può essere lenta, piena di incertezze e arretramenti, come anche di scatti improvvisi in avanti. Per questa politica ogni bambino è già cresciuto, si sa quello che può fare e non fare. Si tratta di scoprire i talenti e i non-talenti e mettere ciascuno sul percorso per lui più agevole.

“Orientare” è un compito fondamentale della scuola solo se significa aiutare a “orientarsi” - i verbi della scuola dovrebbero essere tutti declinati al riflessivo - ma il governo lo trasforma nel dovere di smistare, e di farlo il prima possibile.

In questa logica il tutor si avvicina più al profilo del Responsabile delle risorse umane di una qualunque azienda, piuttosto che alla responsabilità di chi dovrebbe tutelare un percorso di crescita di cui nessuno può conoscere l'esito ponendo accanto ad ogni banco l'avviso “Attenzione lavori in corso”.

Quale sarà l'esito di queste scelte? La segregazione scolastica degli alunni più fragili nei percorsi di minor studio sarà amplificata, perché è abbastanza evidente che se il mercato richiede manodopera per lavori dove è sufficiente poco studio la cosa più sensata è avviare gli studenti che studiano poco in percorsi curvati verso di essi. E per Valditara va fatto il prima possibile, in coerenza con la sua dichiarazione che “dobbiamo insegnare già dalle scuole elementari la centralità e la bellezza del lavoro“.

E intanto in questo nuovo contesto professionale si differenzieranno le funzioni dei docenti e la loro remunerazione dando l'impressione di aver creato una carriera docente dando più soldi a pochi e risparmiando su tutti.

Scrive...

Giuseppe Bagni Insegnante di Chimica negli Istituti secondari, già Presidente nazionale del Cidi, già membro eletto del CSPI.

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