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28/11/2023

Gli insegnanti nella scuola democratica. Identità, profilo professionale, formazione, sfide.

di Daniela de Scisciolo

Giornata di studio dell'Università di Milano Bicocca - 27 Novembre 2023

 

Il tema della formazione iniziale dei docenti torna ciclicamente all’ordine del giorno dell’agenda “scolastica” del nostro sistema relativamente ai percorsi abilitanti, per gli insegnanti della scuola secondaria di primo e secondo grado, che le singole Università mettono in campo.

Il nuovo sistema di formazione e accesso al ruolo dei docenti della scuola secondaria di primo e secondo grado è stato delineato dal DL n. 36/2022, convertito in legge n. 79/2022, che ha modificato il D.lgs. 59/2017. Un passaggio fondamentale è la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del 25 settembre 2023 del DPCM 4 agosto 2023, che delinea i vari percorsi previsti.

Per fare il punto della situazione prima dell’avvio dei percorsi che le Università accreditate metteranno in campo, si è svolto un interessante Seminario organizzato dall’ Università di Milano-Bicocca, Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione "Riccardo Massa" con il titolo Gli insegnanti nella scuola democratica. Identità, profilo professionale, formazione, sfide. “Quale il profilo dell’insegnante di oggi e di domani? Di quali insegnanti ha bisogno una scuola democratica, capace di riconoscere bambini e ragazzi come cittadini di oggi non solo di domani, di accompagnarli tutti, per renderli protagonisti del loro percorso di crescita, di apprendimento e di vita?”

Grazie alla partecipazione di esperti del mondo delle istituzioni, dell’accademia, delle associazioni professionali e delle fondazioni si è svolto un confronto molto ampio che ha cercato di approfondire i singoli temi. A partire da quello cruciale e cioè di quale insegnante si parla, quello delineato dalla Costituzione italiana che gli/le assegna un ruolo importante o quello successivamente di ‘impiegato’ del MIM con un ruolo in certo qual modo subordinato? Un insegnante spesso abbandonato…

Il ruolo che gli/le insegnanti dovrebbero avere è di certo più forte di quello attuale, il tema della formazione in ingresso, in servizio, del riconoscimento sociale, dell’alta professionalità richiesta ma anche della vulnerabilità e fragilità spingono ad una riflessione a tutto campo soprattutto in vista dell’avvio di una nuova stagione formativa della classe docente: va definita la loro professionalità con termini appropriati e con il dovuto aggiornamento, tenendo conto della complessità in cui si colloca il ruolo e la funzione docente e delle plurime connessioni con i tanti campi che entrano in gioco. Questo il campo d’azione sottolineato nell’introduzione al Seminario da Giulia Pastori, responsabile scientifica di SCDLab ("laboratorio Scuola e Cittadinanza Democratica) - Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione "R. Massa", con il riferimento anche a quanto è previsto dall'All. A del D.P.C.M. del 4 Agosto 2023 che definisce ben 43 competenze per il docente abilitato secondo i nuovi percorsi.

Dal primo tavolo di discussione, che ha visto la presenza di INDIRE con Jose Mangione, EPAN con Renata Viganò, CRESPI con Ire Vannini, Fondazione per la Scuola, Compagnia di San Paolo con Giulia Guglielmini, è emersa la necessità di “curare la formazione del personale della scuola definita nello statuto di Indire guardando alla professionalità docente in termini di Profilo di competenze, Modelli di formazione e Valutazione e valorizzazione dello sviluppo professionale” passando attraverso strumenti quali il Portfolio, il repertorio di professionalità, l’AI a supporto della formazione; tenendo in conto i perché della scuola democratica – a partire dall’importante discorso di P. Calamandrei del 1950 – e quindi considerando "la scuola come organo costituzionale, la formazione della classe dirigente come problema centrale della democrazia, la realizzazione dei principi costituzionali" come terreno per realizzare ottime scuole per tutti, come ha sottolineato Renata Viganò chiedendo se "la democrazia scolastica non consista piuttosto nell’aiutare gli studenti a uscire dalle loro esperienze immediate per accedere a quello che Bernstein chiamava il ‘codice elaborato’." Il tema è quindi "una formazione insegnante per una scuola democratica sostenibile… the 'whole school approach', la scuola come contesto di esperienza quotidiana di partecipazione e responsabilità come soggetti individuali e sociali di democrazia. Ire Vannini ha evidenziato il tema della valutazione come strumento di potere che da un lato è Potere di selezionare per una scuola elitaria ma anche Potere di emancipare per una scuola democratica: la valutazione come strumento per l’emancipazione dei soggetti in formazione comporta la realizzazione piena della sua funzione di promozione degli apprendimenti di tutti e di ciascuno, nell’ottica della qualità e dell’equità (insieme!) dell’istruzione. Ciò significa modificare convinzioni e prassi nella scuola e l’impresa non è facile, investire su tempi lunghi e risorse adeguate a livello di macro-sistema, meso-sistema e micro-sistema, promuovendo per esempio la crescita professionale degli insegnanti attraverso reali occasioni di Ricerca e Formazione: la necessità è anche quella di creare sempre più un dialogo tra mondo universitario e mondo della scuola su un piano paritario di apporti, ricercando insieme strategie e soluzioni possibili. Giulia Guglielmini ha focalizzato l’attenzione sulle diverse generazioni di docenti che coesistono nei Collegi docenti (secondo le definizioni "intergenerazionali" definiti come Boomers, Generazione X, Millennials, Generazione ZETA) sottolineando la necessità di allineare le diverse competenze e i diversi stili di insegnamento di cui sono portatori.

Dal secondo tavolo di discussione, che ha visto la presenza di Carlo Cappa per SICESE, Valentina Chinnici per CIDI, Roberto Ricci per INVALSI e Elisabetta Nigris per UNIMIB, è emersa la considerazione dell’eccessiva presenza di competenze nell’Allegato A del DPCM 4 agosto 2023 che non si incrociano con un’idea di fondo che le tenga unite: Carlo Cappa ha evidenziato che è degno di attenzione il modo con cui si è pensata la formazione degli insegnanti ma tenendo presente la criticità dei modelli e la crisi dei saperi; Roberto Ricci, attraverso l’analisi dei dati relativi agli studenti che raggiungono i traguardi in Italiano e Matematica (grado 8), ha notato nella Macro area Sud risultati in leggero ma costante miglioramento dopo la pandemia, e complessivamente una dispersione scolastica implicita che tende a ridursi nel tempo: l’inclusione passa anche attraverso la scelta di livelli minimi di competenza per cui è necessario definire i traguardi e presidiarli perché si possano raggiungere esiti migliori per il maggior numero di studenti. Valentina Chinnici, a partire dalla frase di Giancarlo Cerini posta a titolo del suo intervento ("non c'è scuola migliore dei suoi insegnanti") , ha sottolineato la necessità di condividere un lessico comune per potersi intendere, e si è chiesta se scuola del merito e scuola democratica possono coesistere, se la scuola democratica può coniugarsi con l’autonomia differenziata, con le 20 scuole diverse che ne verranno fuori, e con il dimensionamento scolastico che porterà alla chiusura di tante istituzioni scolastiche sull’intero territorio nazionale. La scuola democratica è una grande impresa collettiva, è la scuola dei Decreti Delegati; la scuola del merito è scuola che coltiva il talento, che riduce di un anno il percorso degli Istituti professionali, che riporta il voto numerico nella scuola primaria, che aggiunge ‘educazioni’ a quanto è già presente nelle Indicazioni nazionali per la scuola di base e per la secondaria di secondo grado. È necessario, allora, creare rete su questi temi tra Università, scuola, sindacati, associazioni, se si intende la scuola come bene comune: c’è bisogno di ‘intellettuali in azione’, come dice Alain Goussot, per contrastare la dispersione.
Infine Elisabetta Nigris ha spronato ad utilizzare i percorsi dei 60 CFU che verranno costruiti per formare insegnanti che possano essere intellettuali in azione in un tempo incerto quale quello attuale e con gli strumenti avuti: la domanda è Come formare un insegnante in ingresso che non si fermi al livello iniziale, un insegnante con competenze ma anche con un’idea di scuola, competenze senza tecnicismi. Bisogna puntare ad una formazione non schiacciata sulle discipline ma senza svalorizzare le Didattiche delle discipline, bisogna sforzarsi di vedere le cose con occhi nuovi e diversi. Cosa fare, allora? Mettersi insieme a tutti gli altri colleghi per cercare insieme il modo/i modi che facciano cogliere l’obiettivo del dare senso a ciò che viene insegnato agli studenti perché possano apprendere, cercare le strategie più efficaci a partire da un linguaggio fruibile per affrontare le diverse difficoltà di fronte alle quali si trovano gli studenti, utilizzare una valutazione che migliori l’apprendimento. Università e Scuola devono poter lavorare insieme: il passo successivo al Seminario odierno dovrebbe essere un confronto fatto insieme alla scuola sul percorso di formazione, non ci sono ricette o percorsi preordinati, essere ‘ricercatori’ insieme, essere ‘learner partners’ con i nostri studenti, come sottolinea un ricercatore canadese.

Giulia Pastori, tirando le fila del seminario, ha rilanciato sulla necessità di recuperare le tante parole chiave che sono venute fuori da tutti gli interventi, di parlare di competenze ma anche di un certo stile, di maniere diverse nell’approccio all’insegnamento/apprendimento, di una ricerca di senso, pur nella crisi di senso, per ciò che viene fatto a vantaggio degli studenti, di creare una narrazione relativamente alla scuola che sia più pervasiva all’interno della società.

 

 

Scrive...

Daniela de Scisciolo presidente del C.I.D.I. di Potenza, responsabile del progetto nazionale "A scuola di Costituzione"

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