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05/05/2023

Piove sulla scuola italiana…

di Giuseppe Buondonno

Sarebbe, forse, un’idea rispondere al governo con i versi di un poeta che dovrebbero conoscere e apprezzare. Ma non scomodiamo gli artisti e veniamo all’oggetto. La verità è che piove l’ennesimo decreto legge che né la scuola né il Parlamento hanno potuto discutere; pensato da burocrati e tecnocrati che non entrano in una scuola da quand’erano studenti. Si introducono figure e incentivi, senza alcuna contrattazione sindacale e – non faccio gerarchie di gravità – senza alcuna seria riflessione pedagogica, senza reale consapevolezza della possibile efficacia nel contrasto della dispersione scolastica. In compenso, con una insopportabile ipocrisia, con una finta, sbandierata, attenzione al futuro dei giovani. Per rispondergli, basterebbe la battuta di un mio ex studente: “hai voglia a orientare, ma all’università ci va chi se lo può permettere!”.

Lo dico in chiaro: il docente tutor e quello orientatore sono due figure inutili. Ma le cose inutili possono essere anche dannose. L’orientamento è materia di tutto il Consiglio di classe e di tutto il Collegio docenti, in quanto azione didattica per la crescita di ogni persona attraverso i saperi; dovrebbe essere oggetto di una formazione e di un lavoro collettivo, con e sui singoli studenti (magari in classi consistentemente più piccole, con docenti stabili e stipendi più adeguati). Servirebbe, per contrastare l’abbandono e la dispersione, più tempo a scuola, per rimotivare, per sperimentare, per accendere interessi e curiosità, per irrobustire il sapere, rendendolo profondo e tutelandone la complessità; servirebbe un’assistenza psicologica vera e non episodica, per prevenire e aiutare concretamente, nelle situazioni di disagio; servirebbe la gratuità dell’istruzione e, poi, a conclusione del percorso scolastico, l’abbattimento delle spese universitarie. Servirebbe favorire attività collettive e individuali di formazione e autoformazione di tutti i docenti (queste sì incentivate e favorite, per esempio, con periodi sabbatici di breve durata).

Nulla di tutto questo, naturalmente, nel nuovo decreto; ci si inventa, invece, due figure che, per paradosso, potrebbero dover orientare o svolgere tutoraggio con allievi che neanche conoscono; mentre, contestualmente, si vagheggia di finanziamenti privati alla scuola pubblica, di “didattica orientativa” fin dalle elementari e di “filiera tecnico-professionale”; oltre, naturalmente, all’autonomia differenziata. Il futuro è servito e ve lo comunichiamo con la letterina di Natale del Ministro, che vi indica (o li indica ai futuri “orientatori”) gli splendidi lavori precari e sottopagati, cui vi sarete già abituati durante il PCTO. Direbbe De Gregori: “non ti impicciare più della tua vita, ché non sono affari tuoi”. Già, perché, nel frattempo, proprio in questi giorni (proprio il Primo maggio, per l’esattezza!) il governo vara un decreto che estende e amplifica contratti atipici, contratti a termine; consolida ed estende la precarizzazione, insomma. E la scuola – frammentata in venti diversi sistemi regionali, consegnata agli investitori privati, incentrata sempre più sull’addestramento al lavoro – rischia di diventare una società interinale. Provate a immaginare: sempre meno autonoma (perché dipendente da finanziatori privati e potentati regionali o locali); sempre meno interessata alla crescita umana (perché sempre più orientata al lavoro); sempre meno inclusiva (perché il capitale non ha tempo da perdere con le fragilità e con i diritti); gli studenti sempre meno persone, affascinanti e complesse, sempre meno cittadini e cittadine, e sempre più forza lavoro prêt-à-porter. In questo bel quadretto (purtroppo, per niente astratto o surreale) i docenti orientatori - nella gara delle scuole a contendersi alunni, risultati graditi ai finanziatori, quindi soldi – di quali priorità terranno conto? E gli stessi dirigenti scolastici – inevitabilmente sempre meno figure di autorevolezza pedagogica e sempre più manager esecutivi – a quali tipologie di tutor e orientatori daranno spazio? E chi formerà e con quali finalità queste figure?

Abbiamo già visto (non solo durante la pandemia, ma molto prima) i risultati dell’aziendalizzazione e della regionalizzazione della sanità; se non ci sarà una reazione, vedremo gli stessi disastri nella scuola, che già paga lo scotto di politiche mortificanti della sua funzione pubblica. In parte (solo in parte) li stiamo già vedendo. A questi neo-gentiliani mascherati da modernizzatori, faccio rispondere a un altro poeta, assai più vicino alla mia sensibilità: “…volgi i tuoi passi indietro e procedere il chiami” (e, per essere rispettoso, ho omesso la prima parte della citazione). Chi si batte per conservare i diritti non è conservatore, è progressista; chi si batte per cancellarli non è moderno, è reazionario. Valditara e le sue teste d’uovo, insomma, non sono usciti dal futuro, ma da un romanzo di Dickens.

Scrive...

Giuseppe Buondonno Insegnante di Lettere al Liceo Artistico di Fermo; è responsabile Scuola e Università di Sinistra Italiana.

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