Gli incontri, il dialogo educativo, le letture personali e collettive, i gruppi di ricerca di didattica segnano questo frammento, che pone al centro aspetti che mi sembra opportuno segnalare nel quarantennale delle Dieci Tesi.
Non mi è facile dire quando ho scelto di prestare attenzione all’educazione linguistica democratica.
Posso solo richiamare alla memoria di chi legge l’esperienza nei gruppi ecclesiali del dissenso e le prime esperienze di lavoro linguistico con i più deboli nella mia città, dopo l’incontro – scontro con la lettura di Lettera a una professoressa.
Studiavo allora filosofia e non immaginavo che dopo qualche anno mi sarei trasferita a Milano e avrei cominciato a insegnare lettere in un scuola media di un quartiere periferico, un segmento del sistema scolastico che non ho mai lasciato, nemmeno quando mi è stato proposto di passare alla scuola superiore o altri incarichi mi hanno chiesto di occuparmi di politica scolastica.
Il clima degli anni ’70 della scuola milanese è vivo nei miei ricordi. Riconoscermi come un adulto che mette al primo posto il possesso della lingua è tutt’uno con l’incontro che segnò una svolta nella progettazione delle attività linguistiche destinate ai ragazzi delle mie classi (emigranti di prima e seconda generazione,autoctoni, in genere classi - problema).
Segue... nella raccolta di testimonianze autobiografiche per i 40 anni dell'Educazione linguistica democratica