Il 2 Giugno 2016 abbiamo celebrato i 70 anni dall’elezione della Assemblea Costituente e dal suffragio universale con il voto (elettorato attivo e passivo)alle donne. Quel lontano giorno di settanta anni fa gli Italiani si trovarono a decidere fra due questioni: la scelta fra una forma di governo monarchica o repubblicana e la nomina dei Deputati e delle Deputate all’Assemblea Costituente. Gli eletti (e le elette!) avrebbero avuto il compito di redigere la Costituzione della Repubblica Italiana. Per la prima volta in quell’anno (alle amministrative prima e alle politiche poi) avrebbero partecipato al voto anche le donne.
Dei 556 deputati eletti all’Assemblea Costituente 21 erano donne. Donne che si erano attivate per portare alle urne altre donne, donne che avevano creduto nell’importanza della loro discesa in campo e si erano mobilitate per arrivare al traguardo. Sin dai primi mesi dell’anno scolastico che ci accingiamo a concludere alcuni alunni e alunne delle scuole italiane hanno approfondito percorsi di lavoro sulla biografia delle 21 Costituenti grazie al progetto di ricerca storica “Racconta una Deputata dell’Assemblea Costituente”, lanciato dal Cidi di Torino. Ogni territorio ha fatto rivivere le sue costituenti, le ha raccontate, illustrate, disegnate, recitate.
Nondimeno, ancor prima di affrontare le questioni sul tema della partecipazione al voto delle donne, la domanda che sorge spontanea a noi insegnanti che viviamo quotidianamente il mondo della scuola è questa: Come le nuove generazioni vivono oggi il senso della partecipazione democratica? Una generazione nata da sempre in democrazia, una generazione che non conosce forme di governo differenti da quella del confronto democratico e per la quale sempre più difficile risulta interiorizzare il senso stesso della democrazia al di fuori di un contesto culturale cosa pensa del libero esercizio del voto?
Art. 48 della Costituzione: “Il voto è personale ed uguale, libero e segreto”.
Si sente spesso ripetere nelle aule scolastiche delle classi terminali degli Istituti superiori "Professoré, io non vado a votare, a che serve? I miei genitori non votano tanto non cambia mai niente!".
Ci chiediamo allora: quali competenze di cittadinanza democratica hanno i giovani cittadini delle scuole della Repubblica? Quale esperienza dell’esercizio della democrazia essi fanno?
Quando si affronta con loro lo studio dei primi 12 articoli della Costituzione non sempre è cosa semplice ed automatico apprendimento spiegare il dettato dell’art. 1 Cost. “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti stabiliti dalla Costituzione”.
Il sistema di Istruzione e Formazione Italiano, in tutti gli ordini di scuola, si adopera affinché gli alunni agiscano competenze di cittadinanza democratica sin dai primi momenti del percorso formativo.
Quelle manine che si alzano a scegliere una attività di gioco piuttosto che un’altra nelle nostre scuole dell’Infanzia sono esercizio di democrazia.
La redazione del regolamento, di un codice di comportamento condiviso nelle attività laboratoriali dei nostri alunni sono anch’esse esercizio di democrazia nel momento in cui si sceglie di affidare al principio di maggioranza il destino delle decisioni dei più.
Nei gradi più alti delle scuole superiori della nostra Repubblica si esercita la partecipazione democratica ogni anno attraverso le elezioni degli Organi Collegiali: Consiglio di classe, Consiglio di Istituto, Consulta provinciale.
Gli studenti scelgono i loro rappresentanti secondo un principio di sussidiarietà che li coinvolge di volta in volta dall’elezione degli organismi più vicini a loro (consiglio di classe)fino a quelli a loro più lontani (la Rete degli studenti che si coordina a livello Nazionale), il tutto finalizzato alla delega e all’esercizio indiretto della loro sovranità popolare.
Questa, tuttavia, spesso non è una operazione giocata sul livello della consapevolezza. Se ci pensiamo bene non è poi così semplice spiegare ai nostri ragazzi l’importanza di partecipare alla politica, alle cose della polis o città-stato.
Raccontare loro di quanto le cose della polis, la politica, siano questioni molto più vicine di quanto non immaginino non è cosa da poco nelle nostre lezioni di cittadinanza.
Nrlla democrazia diretta, tanti anni fa, nell’agorà si riunivano i cittadini ateniesi per decidere ad esempio quali festeggiamenti decretare per la festa della divinità di turno(per noi sarebbero i festeggiamenti del santo patrono). Una decisione presa a maggioranza, senza mediazioni , in tempo reale.
Oggi nelle nostre società complesse è la democrazia indiretta, è la mediazione ed intermediazione degli eletti a decidere le cose dello stato. Questo avviene nei Consigli Comunali, Regionali, nelle Aule Parlamentari colme di uomini e donne designati dal voto.
Come non condividere e convincere i nostri studenti della necessità di decidere sulle questioni che li riguardano da vicino anche se in modo indiretto e attraverso la mediazione dei nostri rappresentanti?
L’importanza della partecipazione democratica da spiegare ai nostri studenti è tanto più necessaria quanto più lontani oggi sembrano essere i nostri giovani dai luoghi della politica e del confronto. Dico sembrano appunto ma, di fatto, possiamo concludere che non lo siano fino in fondo agendo essi stessi in ogni momento della loro vita scolastica il protagonismo e la partecipazione democratica .
Ancora una volta la scuola si fa magia e nutre, goccia dopo goccia , le giovani menti dei nostri futuri cittadini.
Video a lato del titolo: Elezioni amministrative 1946. Il voto alle donne
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