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21/06/2023

La prova di italiano nella tipologia C, esami 2023: tante perplessità

di Simonetta Fasoli

La prova scritta di Italiano, che, come di consueto dà inizio agli esami di Stato (comunemente detta “Maturità”) segue un format ormai collaudato, individuato a partire dalla riforma della Legge n. 425, 12 dicembre 1997, definito per tipologia, criteri di approccio e registri linguistici.

Per quanto si impegnino le menti ministeriali con gli strumenti a loro disposizione, ne consegue che di anno in anno le diverse edizioni presentino modeste e tutto sommato prevedibili variazioni. Anche questo anno, leggendo le tracce proposte, resta questa percezione complessiva, che si lascia modulare solo sulla base dei contenuti di volta in volta selezionati: un autore piuttosto che un altro, un tema storiografico o più generalmente culturale, una sottolineatura più o meno accentuata rispetto al vasto mondo della cosiddetta “attualità”.

Niente di memorabile, dunque? Niente… tranne che per la cosiddetta prova di tipologia C – Riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità. Qui conviene fare qualche considerazione, perché la traccia C1 va oltre: oltre il previsto e prevedibile, oltre il rituale. In breve: si sottopone allo studente una “Lettera aperta al ministro Bianchi sugli esami di Maturità”, indirizzata al responsabile dell’Istruzione nel dicembre 2021 da “illustri esponenti del mondo accademico e culturale italiano”. Il contenuto della missiva è all’inizio largamente ispirato alle formule ipotetiche della possibilità: “a quanto abbiamo letto”, “lei sarebbe orientato a riproporre un esame di maturità senza gli scritti come lo scorso anno […]”. Per proseguire nelle parti conclusive con toni più assertivi sulla scuola che “[…] riacquisterebbe un po’ di quella credibilità che ha perso proprio scegliendo la via dell’indulgenza a compenso della sua frequente inadeguatezza nel formare culturalmente e umanamente le nuove generazioni.”
 

Ci sono buone ragioni per esprimere forti perplessità sulla scelta operata quest'anno dal ministero, e in particolare dal ministro, poiché siamo di fronte a opzioni che comunque fanno capo ad un responsabile politico: tale è il ministro pro tempore. La forma della prova predisposta è una disamina di posizioni teoriche, allo scopo di mobilitare competenze argomentative, ma la sostanza vira da un’altra parte. Infatti, l’assenza di elementi di contestualizzazione, indispensabile strumento per costruire un’analisi credibile delle questioni in gioco, ostacola ogni possibilità di “confrontarsi in maniera critica con le tesi espresse nel testo”. E l’esposizione di “un proprio punto di vista” rischia di ridursi ad un vuoto esercizio retorico: proprio ciò che la tipologia testuale programmaticamente esclude.

Se non è questa la posta in gioco, allora qual è? Il riferimento esplicito al ministro dell’Istruzione del precedente governo, la natura dell’iniziativa qui documentata e i soggetti in campo, benché non meglio identificati, sembrano delineare un bersaglio polemico di carattere squisitamente politico. A mia memoria, siamo di fronte ad un inedito: per la prima volta nella storia del sistema scolastico italiano, nell’Italia repubblicana, un momento istituzionale come gli Esami di Stato è stato piegato alle ragioni di un’operazione che ha i tratti di uno sciacallaggio politico. Operazione che va intestata, per posizione istituzionale, ad un ministro della Repubblica, il ministro Valditara.

Un ulteriore elemento di responsabilità va ricercato nel fatto che siano stati coinvolti gli studenti, in buona sostanza strumentalizzati ai fini di un obiettivo politico. A me sembra che questo sia l’aspetto forse più inquietante. Ricorderemo le prove di Italiano della Maturità 2023 per questa impronta di cinismo diseducativo che i ragazzi e le ragazze impegnati negli esami di sicuro non meritano.

Scrive...

Simonetta Fasoli Dirigente scolastica, educatrice.

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