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21/03/2024

La didattica dell'umanità

di Angela Caruso

L'Istituto "Iqbal Masih" [1] di Pioltello è caratterizzato da una diversità culturale significativa, con il 40% degli alunni di origine musulmana. La scelta di chiudere la scuola in occasione della fine del Ramadan è stata vista come un gesto di rispetto e inclusione.
Il Preside Alessandro Fanfoni ha sottolineato che questa decisione non è politica ma si basa sull'osservazione della realtà: negli anni precedenti alla chiusura, solo pochi studenti frequentavano la scuola durante questa festività, mentre la maggioranza rimaneva a casa.
Ciò ha sollevato un dibattito politico invadente e preoccupante. Ad intervenire anche il Ministro Valditara che sottolinea la necessità di verificare la coerenza della decisione 
con la normativa vigente, in quanto le festività possono essere introdotte solo dalla Regione o dallo Stato.

Entrando nel merito. In Italia, l'autonomia delle scuole nel definire il calendario scolastico è sancita nel DPR 275/99 (legge autonomia scolastica), art. 5 comma 2  ( autonomia organizzativa) e ribadita dalla Legge 13 luglio 2015, n. 107, nota come “Buona Scuola”. Nello specifico, l'articolo 1, comma 92, stabilisce che le Istituzioni Scolastiche, nel rispetto dei 200 giorni di effettiva attività scolastica previsti per l'anno scolastico, hanno il potere di organizzare autonomamente il calendario scolastico, comprese le date di inizio e fine dell'anno scolastico, le vacanze, le pause didattiche e le festività religiose.

Ciò significa che ogni scuola, attenzionando i limiti imposti dalla legge in termini di giorni di lezione obbligatori, ha il potere di decidere quando avviare e concludere l'anno scolastico, così come la programmazione delle vacanze e delle festività. Tale autonomia consente alle scuole di adattare il calendario alle esigenze specifiche della propria comunità scolastica, tenendo conto di fattori come le tradizioni locali, le festività religiose osservate dagli studenti e le esigenze logistiche dell'istituzione.
È facoltà delle scuole, inoltre, prendere in considerazione le opinioni e le esigenze delle famiglie, del personale scolastico e degli studenti nel processo decisionale relativo al calendario scolastico, al fine di garantire una maggiore partecipazione e coinvolgimento della comunità educativa.

Oggi più che mai, è fondamentale che gli istituti educativi siano luoghi inclusivi e accoglienti, dove gli studenti di diverse origini culturali, etniche e religiose si sentano rispettati e valorizzati.
Il rispetto della diversità non è solo un principio morale, o solo una questione di giustizia sociale, ma anche un requisito fondamentale per la costruzione di società plurali e resilienti.
Le scuole hanno il compito di preparare gli studenti a vivere in un mondo sempre più interconnesso e multiculturale, e questo richiede un impegno attivo nel promuovere apertura e pensiero critico.

 La vicenda del Consiglio di Istituto dell'Istituto Comprensivo Statale di Pioltello, ci ricorda che:

  • la scuola ha un mandato costituzionale;
  • la scuola è il motore del cambiamento culturale;
  • nella scuola si generano gli impulsi per la costruzione di società plurali e inclusive;
  • la scuola è il primo garante dei Diritti Umani;
  • la scuola è la casa del rispetto, dell’inclusione e dell’UMANITÀ.

COSTITUZIONE ITALIANA Art. 3

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

 

Note

[1]Iqbal Masih è un simbolo nella lotta contro lo sfruttamento del lavoro minorile. Nato in Pakistan nel 1983, Masih è diventato noto per essere stato un attivista per i diritti dei bambini lavoratori, dopo essere stato liberato dalla schiavitù del lavoro minorile. A soli quattro anni, Masih fu venduto da sua madre a un produttore di tappeti, dove veniva costretto a lavorare in condizioni disumane per molte ore al giorno, senza paga e senza possibilità di ricevere un'istruzione. Trascorse sei anni della sua infanzia in schiavitù fino a quando, all'età di dieci anni, fu liberato da una organizzazione per i diritti umani. Dopo la sua liberazione, Masih divenne un attivista per i diritti dei bambini lavoratori, viaggiando in tutto il Pakistan e nel mondo per sensibilizzare sull'importanza di porre fine allo sfruttamento del lavoro minorile. Le sue azioni hanno attirato l'attenzione a livello globale, portando ad un rinnovato interesse e impegno nella lotta contro questa grave forma di abuso. Purtroppo, la sua vita fu interrotta prematuramente quando, a soli dodici anni, fu assassinato nel 1995 in circostanze ancora non del tutto chiare. Nonostante la sua giovane età, rimane un'icona di coraggio e determinazione nella lotta per i diritti umani, e il suo sacrificio continua a ispirare molte persone in tutto il mondo a combattere contro lo sfruttamento e per un mondo più giusto e equo per tutti i bambini.

Parole chiave: idea di scuola, laicità

Scrive...

Angela Caruso Docente nella scuola secondaria di primo grado e dottore di ricerca in "Studi Umanistici" presso l'Università degli Studi "G. d'Annunzio". Membro direttivo del CIDI di Pescara

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