Carlo Fiorentini l'ho conosciuto a metà degli anni Ottanta: docente di ruolo da poco, mi sono avvicinato al Cidi di Firenze che lui presiedeva da alcuni anni.
Mi aveva colpito l'impostazione che aveva voluto per i corsi di formazione del Cidi, contrassegnati da un approccio culturale forte che si misurava con gli aspetti operativi dell'insegnamento quotidiano in classe. Questa fusione tra cultura scientifica e operatività didattica è rimasta una costante nelle proposte di Carlo[1] e nel suo modo di intendere l'impegno politico per la scuola. Carlo non ha mai voluto proporre corsi di formazione carichi di fumoserie, chiacchiere pedagogiche staccate dalla realtà della scuola, corsi buoni per insegnanti che vogliono salvarsi l'animo e sentirsi “impegnati” con un corso al pomeriggio senza dover cambiare nulla la mattina dopo nelle loro classi, corsi che già in quegli anni riempivano i depliants delle altre agenzie formative che andavano per la maggiore.
Questo approccio faceva (e fa ancora) al differenza e questa differenza saltava agli occhi di chiunque, tant'è vero che che molti di quelli che hanno preso contatto con Carlo Fiorentini sono entrati nel Cidi. Non con un atto di adesione simbolica, una tessera in più da tenere nel portafoglio, ma garantendo quella partecipazione reale che Carlo voleva. I direttivi del Cidi radunavano oltre trenta presenze e la sede storica è stato il punto di riferimento per una miriade di gruppi di lavoro.
L'incontro con Carlo ci ha cambiato la vita. Sembra una frase retorica, troppo forte, ma non lo è: ha cambiato il nostro modo di lavorare e di conseguenza la nostra vita, perché un insegnante degno di questo nome resta tale anche quando dorme e sogna.
Ricordo una collega che per uno scrutinio in cui non era sicura di essersi spesa come avrebbe dovuto per una allieva, non aveva chiuso occhio la notte e la mattina dopo in presidenza aveva gli occhi gonfi di pianto. Questo è la scuola, quando è vissuta con senso della professione, e Carlo tanto ha fatto perché ci sentissimo orgogliosi del nostro lavoro e delle nostre scelte.
Ci ha fatto capire che frasi stereotipate come “mettere lo studente al centro” non significano nulla se non fai in modo che il tuo insegnamento sia calibrato su di lui, sul suo modo di apprendere contenuti adatti alla sua età e sui tempi dì quell'apprendimento. Di questi tempi gli studenti sono al centro di un mirino, non della scuola.
Carlo ha sempre guidato con una passione infinita i gruppi di lavoro tematici, dalla scuola dell'infanzia fino alla superiore, dove ogni insegnante ha avuto l'occasione di raccontare la propria esperienza e riflettere su di essa in condivisione con altri. Questi momenti collettivi sono stati e sono un patrimonio dal valore inestimabile per ciascuno di noi perché Carlo è sempre riuscito ad evitare che ci perdessimo in sterili sfogatoi. Siamo tornati a casa con la sensazione di essere più ricchi di come eravamo arrivati. Di fatto la ricerca didattica accumulata sotto la sua guida a Firenze potrebbe occupare molti volumi e rappresenta un bacino di innovazione prezioso per tutti.
La medaglia d'oro che la Società Chimica Italiana gli ha assegnato il 28 Agosto scorso [2] , la prima conferita a un docente di scuola, ci fa immenso piacere ma non ci sorprende: noi gliela avevamo assegnata già da molti anni.
[1] L'impianto di didattica della scienza che Carlo Fiorentini ha elaborato nel tempo, con l'esperienza professionale e formativa che ha vissuto, si trovano nel libro "Rinnovare l'insegnamento delle scienze", recensito da Margherita D'Onofrio su insegnare.
[2] Le motivazioni di questa medaglia e l'abstract dell'intervento di Carlo Fiorentini si trovano a questo link.