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08/05/2025

Ultimo giorno di Gaza

di redazione

“Le mie braccia cresceranno lungo un albero di sicomoro”

(M. Darwish, “Murale”, 2005)

 

L’idea che la vita umana sia fondata sul diritto, sulle regole condivise per il miglioramento dei rapporti tra le vite umane e, anche, tra esse e il non umano, è l’idea essenziale su cui si basa l’insegnamento scolastico significativo. Le discipline non sono che punti di vista per coltivare nelle nuove generazioni questa idea, per renderla patrimonio strutturale della personalità di ciascun apprendente, che acquisisce il senso della cittadinanza consapevole e intenzionale. 

Dopo tanta commozione per la storia trascorsa, dopo aver meditato “che questo è stato”, adesso è il tempo di farci sentire, perché questo è. 

Gaza è il frutto velenoso dell’egocentrismo culturale, del pensiero  discriminatorio e gerarchizzante, che guarda l’Altro, nella migliore delle ipotesi, con un rispetto mai realmente trasformatosi in convivenza. L’abuso territoriale che dura da anni adesso si è trasformato in un’azione di sistematica distruzione di ogni traccia di umanità degna di essere vissuta.
La totale cancellazione di qualsiasi forma di giustizia ha luogo in un fazzoletto di terra mediterranea che grida aiuto, dove i bambini e le bambine avvolti nei sudari bianchi, o mutilati, o stremati dalla fame sono uguali ai bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze che sciamano nelle classi al suono della campanella.
 

La scuola è il luogo in cui si costruisce uno sguardo nuovo per oggi e per domani, e chi insegna ha il dovere della speranza, ma anche della coscienza.
 

Questa rivista, e la sua associazione, è uno spazio di riflessione e di confronto sulla scuola, perchè l’istruzione costruisca cittadinanza, consapevolezza, saper stare al mondo.
Non possiamo, quindi, far finta di nulla, aggrappandoci alle nostre cattedre mentre i diritti umani naufragano: Gaza, ciascuna persona che lì ha perso la vita o rischia di perderla adesso, ci riguarda, in quanto a scuola insegniamo anzitutto lo stare al mondo.
E Gaza è il mondo, adesso. 

 

#ultimogiornodigaza


Mahmoud Ajjour, Aged Nine

Samar Abu Elouf, Palestine, for The New York Times

World Press Photo of the Year

 

La notte della città è buia, tranne che per i bagliori dei razzi,

silenziosa tranne che per il suono dei bombardamenti,

spaventosa tranne che per la serenità della preghiera,

nera  tranne che per la luce dei martiri.

Buonanotte, Gaza.

Heba Abu Nada, in AA.VV. "Il loro grido è la mia voce, Poesie da Gaza", 2025