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31/05/2025

Infanzia a Gaza

di Franca Manuele

I bambini e generalmente tutti i minori per l’Occidente contemporaneo sono sempre stati pensati al riparo dalla violenza e dalla distruzione dei conflitti e delle guerre. L’ultimo baluardo che le società occidentali oppongono alla violenza pena la propria disintegrazione. Il binomio bambino-futuro si è insediato nel nostro immaginario post bellico dal momento in cui l’iconografia che ci rimandava all’orrore dell’Olocausto è stato rappresentato dal bambino con alle spalle il filo spinato del campo di concentramento. Da quel punto i bambini dovevano essere salvati. Ora questo tabù che ci obbliga a preservare i neonati, i bambini che saranno il futuro di domani, viene meno nelle devastanti guerre attuali. Scelgo le parole di David Grossman (22 maggio 2025, "La Repubblica") per descrivere lo sterminio dei bambini che si consuma a Gaza: 

Ogni volta che parlo di bambini penso ai bambini di Gaza, a quello che stanno vivendo, al fatto che non hanno una casa, alle bombe che cadono su di loro senza nessuna protezione. Senza un rifugio, senza un tetto. E’ nostro dovere metterci nei loro panni, perché quello che accade loro in questo momento è nostra responsabilità.

L’autore ci obbliga a occuparci dei bambini, di tutti i bambini, in questi tempi bui.

Gli insegnanti sono nella condizione di incidere su questa situazione perché i nostri allievi vivono ormai in un clima di guerra permanente e, se non ci chiedono  perché, dobbiamo preoccuparci. Dobbiamo guadagnarci la loro fiducia per metterci in collegamento con le loro paure, i loro sogni.

Ancora Grossman ci invita a non perdere la speranza. 

E’ nostro dovere ridare speranza ai bambini palestinesi. Speranza che eppure c’è. La storia non si ferma mai: ai periodi bui come quello che viviamo oggi, seguono momenti migliori (…). Nei periodi bui, come questo, bisogna tenere un’attenzione particolare ai bambini, essere consapevoli di quello cui li esponiamo. Perchè se ascoltiamo il telegiornale o stiamo con la radio accesa, noi siamo abituati a quello che dice. Loro no, e creano storie partendo da quello che hanno ascoltato dando spazio alle loro paure: paure che possono essere più grandi della realtà che li circonda.

Per questo, la sua resistenza contro il governo israeliano, che detesta, ha preso la forma di un libro di favole per bambini,  "Le avventure di Itamar", un libro di speranza. 

Dobbiamo coltivare l’immaginazione dei bambini (…)  posso solo immaginare quanto possa essere difficile applicare questa idea ai bambini di Gaza oggi, ma non possiamo assolutamente arrenderci.

La speranza che lo scrittore suggerisce per i bambini di Gaza va costruita con i nostri allievi. Operazione non scontata perché ci obbliga alla cura dei loro vissuti, del loro sentire e del loro confrontarsi con il tempo in cui viviamo.

Per noi adulti è tempo di schieramenti, ma suggerirei, prima, di conoscenza, di comprensione e poi di scelte.

A conclusione di queste considerazioni sulla cura e sulla vita dei bambini, a Gaza, voglio richiamare alcuni pensieri di intellettuali e scrittori sui giornali di questi giorni, che ci aiutano a guardare l’abisso con cui dobbiamo misurarci, a cominciare proprio da David Grossman 

Il fatto che questa crisi sia iniziata a causa di ciò che Hamas ha fatto il 7 ottobre, oggi è irrilevante davanti alla sofferenza di questi bambini e dei civili. 

 Anna Foa, storica italiana, ebrea, intervistata (Avvenire, 28 maggio 2025) risponde:

La parola genocidio finora non l’ho usata, ma quello che vediamo penso si avvicini molto. Stiamo andando nella direzione della pulizia etnica.

Roy Chen, scrittore israeliano, intervistato su cosa pensano gli israeliani e gli intellettuali di quanto accade a Gaza, dichiara:

Dal giorno orribile del 7 ottobre, che non fu un atto di resistenza ma un massacro, siamo sbalorditi da tanta violenza, ma mi vergogno profondamente di quanto succede a Gaza in mio nome(…) Mi sento la colpa anche se tutti i sabati vado con i miei amici a manifestare contro la guerra. Nessuno sa quanto è forte il movimento contro la guerra in Israele e non solo..sento anche tante voci a Gaza contro Hamas (…) Come drammaturgo devo sperare in un futuro senza Netanyahu e Hamas (…) Dobbiamo fermare subito questa guerra, riportare gli ostaggi a casa e pensare a un altro futuro per questi due popoli.

 

 

La foto è stata pubblicata sul sito unicef.it

Parole chiave: guerra

Scrive...

Franca Manuele Ha insegnato italiano e storia nelle scuole secondarie di II grado, componente del Direttivo del Cidi Torino.

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