La legge sull'autonomia scolastica è nata per dare alle scuole la libertà di essere flessibili nell'organizzazione, centri di riflessione pedagogica e didattica, luoghi di ricerca e sviluppo professionale. La realizzazione del mandato costituzionale, infatti, non si può perseguire se non garantendo alle singole istituzioni scolastiche la possibilità di autodeterminarsi per garantire il diritto all'apprendimento delle persone in apprendimento, nella cornice istituzionale degli ordinamenti.
Questo disposto normativo, tuttavia, è stato deformato e l'istruzione pubblica è stata piegata ad esigenze eteronome.
L'analisi di Marco Pitzalis, docente universitario di sociologia dei processi culturali, e la testimonianza di Lorella Camporesi, dirigente scolastica, chiariscono quali fattori hanno depotenziato il potere evolutivo della legge sull'autonomia, e quali spazi di professionalità sono ancora praticabili per realizzare l'intento originario dei legislatori.