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13/11/2025

"Dipende dalla classe" - Manifesto per una scuola anticlassista

di Lorella Villa

Un libro che mette in discussione il mito della scuola “uguale per tutti” e invita gli insegnanti a interrogarsi su come la classe sociale entri in aula con noi, ogni giorno.

Il viaggio lucido e scomodo di Michele Arena — insegnante, formatore, e voce ormai riconosciuta tra coloro che interrogano la scuola con passione e onestà — ci conduce in un territorio in cui la parola classe smette di essere solo quella degli studenti e diventa un nodo politico, sociale e culturale.

La tesi è semplice e, proprio per questo, dirompente: la scuola italiana non è neutrale. Gli esiti scolastici non dipendono soltanto dal merito o dall’impegno individuale, ma da un intreccio di privilegi, appartenenze e poteri che ancora oggi determinano chi ce la fa e chi resta indietro. «L’insuccesso scolastico non è solo una questione individuale», scrive Arena, «ma è intrecciato con privilegi, disuguaglianze, potere e appartenenza sociale». In un insolito insieme di grafici, dati, citazioni di studi accademici, riferimenti colti e pop a serie TV, Arena porta avanti la sua argomentazione e perora la sua istanza di giustizia sociale tanto da lasciare nel lettore e nella lettrice domande precise: posso essere motore di cambiamento? Sono in grado di non usare (più) i miei privilegi di classe quando entro in classe? Ora che ne ho consapevolezza?

Il libro, breve ma densissimo, alterna la riflessione teorica all’esperienza vissuta e smonta con rigore e dolcezza l’idea della scuola come livellatrice automatica, mostrando quanto il sistema educativo finisca spesso per confermare, più che contrastare, le disuguaglianze di partenza. «La scuola senza voti funziona, ma dipende dalla classe», scrive ancora, ricordandoci che nessuna innovazione metodologica può prescindere dal contesto sociale in cui viviamo e insegniamo. È una verità che ogni docente conosce, ma che spesso è difficile pronunciare a voce alta: non tutte le classi sono uguali, non tutte le scuole partono dallo stesso punto. Eppure, fingiamo che sia così, in nome di un’uguaglianza formale che rischia di trasformarsi in una nuova forma di ingiustizia.

Ciò che rende Dipende dalla classe un testo prezioso è il suo sguardo doppio: politico e pedagogico, concreto e visionario. Arena non si limita a denunciare le ingiustizie sociali; invita gli insegnanti a guardarsi dentro, a riconoscere la propria “classe di appartenenza” come parte della relazione educativa. «Se, come ci dicono gli studi, la classe sociale determina il modo in cui siamo studenti e studentesse», si chiede, «perché non dovrebbe influenzare anche il modo in cui siamo insegnanti?». La domanda arriva come uno specchio. Ci costringe a guardarci: nelle parole che scegliamo, nei giudizi che pronunciamo, nei silenzi che lasciamo cadere. Ogni gesto in classe può essere atto di potere o di liberazione. Ogni voto, ogni orientamento, ogni aspettativa tradisce — o rivela — la nostra idea di giustizia.

Il tono è appassionato, ma mai predicatorio. L’autore non propone ricette, bensì un cambio di sguardo: dalla scuola del merito alla scuola della giustizia. Una scuola che non si limiti a “fare lezione” ma si interroghi ogni giorno su chi lascia fuori, su chi resta invisibile, su come il linguaggio, i codici, le aspettative — anche le più benevole — possano diventare barriere di classe. Arena non indulge nella nostalgia né nella colpa. Il suo è un invito al coraggio e alla consapevolezza: riconoscere che la scuola non parte da zero, che gli alunni non arrivano “tutti uguali”, ma non per questo bisogna arrendersi, quanto piuttosto comprendere dove e come intervenire. In questo senso, Dipende dalla classe non è un libro teorico: è una chiamata all’azione, un manifesto nel senso migliore del termine: una chiamata al coraggio. Una lettura ideale per chi crede che la scuola debba essere un luogo di emancipazione e non di selezione, per chi sente che dietro ogni “mancato rendimento” c’è una storia da comprendere, un contesto da esplorare, una possibilità di riscatto da non sprecare. Infine, per chi crede che una scuola anticlassista non si costruisce solo con le parole, ma con pratiche quotidiane che danno voce a chi ne ha meno, che aprono spazi di scelta e di potere dentro le aule.

È un testo che si legge in un fiato ma resta a lungo nella mente e per questo dovrebbe essere discusso nei collegi, nei gruppi di lavoro, nei momenti di formazione dei docenti. Perché, come ci ricorda l’autore, ogni classe è una piccola fotografia della società. Può diventare un laboratorio di democrazia o un meccanismo di esclusione. Dipende da noi, dal nostro sguardo, dalla nostra capacità di “stare nella crepa”, dove le disuguaglianze si vedono meglio — e dove, forse, può nascere una scuola più giusta.

Michele Arena

"Dipende dalla classe"
Manifesto per una scuola anticlassista


Il Margine - Erikson
 

Ottobre 2025
 

Pagg. 176, euro 16,50

 

Scrive...

Lorella Villa insegna italiano e storia negli Istituti tecnici e professionali. È dal 2022 presidente del CIDI di Cagliari.

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