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24/11/2025

Intervista a Vinicio Ongini: piccolo tempo, grande discorso

di M. Gloria Calì

Incontro Vinicio Ongini a Palermo, per circa mezz’ora, prima che lui partecipi alla presentazione di “Una fila per ogni cosa”, Hopi editore, albo illustrato ispirato alla vicenda di Alan Kurdi. Tempo troppo piccolo per un discorso così grande, come quello che Vinicio sa intrecciare, con la sua modestia di modi e grandezza di cultura della scuola.

Inquadro brevemente la richiesta di colloquio spiegando da dove vengo, la mia posizione nella scuola, nel Cidi, nella rivista; scambiamo sorrisi citando conoscenze comuni nell’associazione, con cui Ongini ha avuto frequenti occasioni di condivisione durante il lavoro al Ministero, in cui si occupava del FAMI (Fondo Asilo Migrazione e Integrazione).

La questione da cui si dipana la conversazione è una domanda che mi pongo negli ultimi mesi, da quando ho intensificato letture e riflessioni in preparazione del convegno “Università e migrazioni - Per una carta degli Officia” (Palermo, 16/17 Ottobre 2025): come si tiene in equilibrio la necessità di realizzare “integrazione” con il dovere di dare spazio e ascolto alle culture di cui le persone con storia migratoria sono portatrici? La domanda è importante, nelle classi, là dove si dialoga attraverso il sapere: istruendo secondo le strutture culturali italiane, non si rischia una colonizzazione interiore degli assetti valoriali e dei linguaggi espressivi, cancellando, così, il patrimonio di cui bambini e bambine con storia migratoria portano con sé?

Ongini mi spiega che bisogna tenere sempre insieme due categorie: integrazione e intercultura. L’integrazione si articola nei processi da attuare a fronte dei bisogni immediati delle persone che entrano nel sistema d’istruzione, con particolare riferimento ai bisogni linguistici. L’intercultura è un modo “stabile” di intendere e portare avanti le relazioni all’interno dei processi scolastici, in cui si incontrano la varietà di lingue e di culture.
Il mio interlocutore fa presente anche che il termine “Intercultura” e il suo portato pedagogico è in Italia già da oltre trent’anni, ma non si è mai radicato nelle prassi didattiche e nella vita scolastica ordinaria, nonostante il fatto che bambini e bambine, ragazzi e ragazze oggi siano “nativi interculturali”, come vengono definiti negli Orientamenti interculturali del 2022. Questa espressione mi illumina il pensiero, perché chiarisce la dimensione di relazionalità ampia e aperta che oggi caratterizza la cultura giovanile.

Inevitabile il riferimento alle Indicazioni 2025, riguardo alle quali concordiamo sul fatto che la “valorizzazione delle diversità”, come si legge sul documento, è un “falso amico”: valorizzando le diversità si aumentano le distanze, mentre, mi dice citando un saggio di Francesco Remotti ("Somiglianze. Una via per la convivenza; Bari, Laterza, 2022), è necessario cercare anche le somiglianze, perché su quelle si costruiscono i dialoghi per imparare insieme.
Anche “noi” (la pedagogia democratica), sottolinea Ongini, abbiamo sbagliato ad esaltare troppo le diversità: così facendo, si finisce col coincidere la valorizzazione delle diversità con la presa di distanza dall’alterità, senza cercare terreni di incontro. Non abbiamo abbastanza insistito, mi dice, sul vantaggio che l’esperienza interculturale porta a tutte e tutti coloro che la vivono, e questa è una battaglia pedagogica che va portata avanti, anche perché le scuole tendono sempre di più ad avere un approccio fortemente compensativo.

Ecco un’altra espressione illuminante, mi dico: “compensativo”, concordiamo ancora, corrisponde ad un approccio secondo cui il/la minore con storia migratoria è ipso facto “mancante” di qualcosa, e, quindi, bisogna definirne la “fragilità”, ad esempio, attraverso un piano didattico personalizzato.

La conversazione deve concludersi perché il tempo a disposizione è finito, ma il tema resta tutto lì, ed è importante non farsi distrarre dall’attenzione istituzionale che è dovuta a quelle 914.000 e più persone in apprendimento che stanno nelle scuole di tutta Italia.

Scrive...

M. Gloria Calì Insegnante di lettere alla media, si occupa di curricolo, discipline, trasversalità, con particolare attenzione alle questioni della didattica del paesaggio. Direttrice di "insegnare".

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