Home - la rivista - scuola e cittadinanza - Educare alla pace tra contraddizioni e conflitti: l'impegno dei docenti

professione docentescuola e cittadinanza

04/10/2025

Educare alla pace tra contraddizioni e conflitti: l'impegno dei docenti

di Angela Caruso

Per anni abbiamo parlato di Costituzione, di pace, di Agenda 2030. E continuiamo a parlarne. Eppure oggi ci troviamo davanti a un paradosso: in molte parti del mondo, lontane ma anche molto vicine, questi principi vengono apertamente negati. La guerra e la violenza non sono più solo notizie lontane. Ci riguardano da vicino. E allora cosa significa educare alla pace quando la realtà sembra smentire ogni valore che insegniamo? Quale scuola siamo chiamati a essere? E quale ruolo possiamo davvero giocare nel formare cittadini consapevoli, di fronte a un presente così complesso e spesso inquietante?

Nella nostra pratica didattica ci abbiamo provato. Non si trattava solo di trasmettere nozioni. Abbiamo costruito strumenti per pensare, discutere, interrogarsi. Dibattiti su scenari storici e attuali, simulazioni di decisioni collettive, laboratori di scrittura, analisi di testi giornalistici: tutto pensato per allenare la coscienza, rendere visibili le contraddizioni e stimolare la riflessione sulle scelte dei governi e sul ruolo di ciascun cittadino nella costruzione della pace.

Eppure il paradosso resta. In classe parliamo di ripudio della guerra e cooperazione tra i popoli. Fuori, si prendono decisioni che mettono in discussione tutto questo. I ragazzi lo percepiscono. Fanno domande, cercano spiegazioni, si interrogano sulla coerenza tra ciò che studiano e ciò che vedono. E sorprendentemente, sono spesso loro a ricordarci cosa significhi davvero essere cittadini etici. Con il loro pensiero critico, la curiosità e la sensibilità verso le ingiustizie, ci mostrano che la speranza non è un’astrazione, ma una pratica concreta.

La scuola non può semplificare. Non sostituisce la politica e non offre soluzioni pronte ai conflitti internazionali. Ma può – e deve – formare menti etiche, cittadini capaci di pensiero critico, consapevoli delle contraddizioni e pronti a interrogarsi sulle scelte proprie e altrui. La didattica della pace non è un contenuto in più: è un modo di vivere l’educazione, mettendo alla prova principi e valori in relazione alla realtà. Significa organizzare dibattiti su scelte reali, analizzare scenari internazionali e locali, costruire laboratori che promuovano cooperazione e giustizia, stimolare scritture e riflessioni su temi di attualità. Non si danno risposte pronte, ma si offrono strumenti per leggere il mondo e agire su di esso.

Ogni attività diventa così un’officina di cittadinanza: un’occasione per sperimentare la pace, riconoscere le contraddizioni e imparare a scegliere in modo consapevole. È in questi momenti che la scuola diventa davvero luogo di formazione etica: non solo insegnando cosa il mondo è, ma aiutando gli studenti a costruire cosa potrebbe e dovrebbe diventare.

Come ricordava Howard Gardner, educare significa anche sviluppare una mente etica, capace di riflettere sulle proprie azioni e assumersi responsabilità verso gli altri. E se da un lato noi insegniamo valori e strumenti, dall’altro sono i ragazzi a mostrarci che pensiero critico, etica e speranza non sono qualità passive. Sono pratiche vive: si esercitano discutendo, progettando, affrontando problemi concreti nella vita di classe e nella comunità. Sono loro, le nuove generazioni, a dimostrare che costruire un mondo migliore passa attraverso scelte consapevoli, collaborazione e responsabilità quotidiana. In questa reciproca relazione tra insegnanti e studenti, la scuola può trovare la sua forza più autentica: non solo come luogo di apprendimento, ma come spazio concreto di cittadinanza, dove esercitarsi a fare scelte responsabili, collaborare e contribuire fin da subito a creare un ambiente in cui diritti, rispetto e responsabilità siano coerenza.

Scrive...

Angela Caruso Docente nella scuola secondaria di primo grado e dottore di ricerca in "Studi Umanistici" presso l'Università degli Studi "G. d'Annunzio". Membro del CIDI di Pescara. Redattrice di "insegnare".

sugli stessi argomenti

» tutti