Il 29 Maggio a Roma si è svolto il primo convegno nazionale “Il valore della conoscenza. L’editoria scolastica a sostegno della scuola e del sistema Paese”, promosso dall’Associazione Italiana Editori (AIE), con il patrocinio del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Si è trattato di un momento importante di confronto tra editori, istituzioni, dirigenti scolastici e rappresentanti del mondo politico, costruito attorno ai risultati di due ricerche originali commissionate da AIE.
Diciamo subito che la mancanza di docenti, anche attraverso rappresentanti delle associazioni di categoria e rappresentanti degli studenti al tavolo dei relatori di un convegno dedicato alla scuola e alla sua evoluzione colpisce come una miopia grossolana.
La tavola rotonda ha visto confrontarsi, infatti, oltre ai rappresentanti dell’AIE, il Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli, Renata Viganò, Vicepresidente Invalsi e politici, sia di maggioranza che di minoranza, in particolare Valentina Aprea, di Forza Italia, Simona Malpezzi del PD e Paola Frassinetti, parlamentare di Fratelli d’Italia e sottosegretaria al MIM [1].
Per studiare il complesso e variegato mondo della scuola ci si è affidati all’Istituto Ipsos, il cui Presidente, Nando Pagnoncelli, ha illustrato i risultati di questa accurata indagine che si è concentrata su 4 focus:
1) viaggio nella quotidianità di Dirigenti e docenti
2) editoria scolastica a sostegno dell’evoluzione della scuola
3) impiego e valore dell’offerta dell’editoria scolastica
4) formazione professionale dei docenti
Se i docenti mancavano all’appello il 29 Maggio, sono stati però oltre 700 quelli interpellati attraverso interviste (analisi quantitativa) e focus group e colloqui individuali insieme a dirigenti scolastici (analisi qualitativa).
Pagnoncelli ha iniziato dai numeri, per primo quello relativo al fenomeno che con una metafora ormai abusata ma icastica viene definito inverno demografico: la scuola pubblica italiana ha perso in dieci anni 600.000 studenti e studentesse, toccando un – 16% nella scuola primaria. Sulla base dell’elaborazione dell’Ufficio studi AIE dei dati previsionali di ISTAT sulla dinamica demografica della popolazione, si prevede che il calo nei prossimi dieci anni sarà di un ulteriore 19% e porterà la scuola italiana a perdere complessivamente un quarto dei suoi studenti in vent’anni: dal 2024/2025 al 2034/2035, la scuola italiana perderà ca. 1.200.000 iscritti.
Se i numeri della popolazione scolastica complessivamente scendono, sale invece il tasso di studenti con “l’etichetta”, aumenta infatti del 39% il numero di coloro che hanno una diagnosi di disturbo specifico dell’apprendimento.
Aumentano anche i docenti, in particolare quelli di sostegno: nei dieci anni che vanno dal 2015/2016 al 2024/2025, mentre calavano gli studenti, è cresciuta in maniera significativa la complessità del quadro didattico, con ricadute importanti sui materiali didattici offerti dalle case editrici.
Gli studenti con disturbi specifici dell’apprendimento – che richiedono materiali didattici a stampa e digitali specifici – nel 2022/2023 (ultimo anno scolastico per cui sono disponibili i dati) erano 354.569, il 6,4% di tutti gli iscritti e in crescita del 39% rispetto al 2016/2017 (primo dato disponibile).
I docenti sono passati da 751.563 a 889.836, in crescita del 18,4%. Gli insegnanti di sostegno sono cresciuti del 71,8% e sono oggi 205.523 su un totale di 889.836 (il 23,1% del totale): negli stessi anni, infatti, gli studenti con disabilità sono cresciuti di oltre il 50% e sono adesso 331.124, il 5,3% di tutta la popolazione scolastica.
Nonostante la forte contrazione della popolazione scolastica, l’offerta editoriale è stata rilevante. Nel 2024/25, gli insegnanti hanno potuto scegliere tra 3.433 nuovi titoli scolastici (ISBN) a cui corrispondono 3,6 milioni di contenuti digitali offerti.
Prima osservazione che emerge dai dati presentati rispetto alla professionalità docente è la percezione di inadeguatezza della scuola rispetto alle sfide sociali che viviamo e che si prospettano: secondo gli intervistati, mentre la società italiana progredisce anche troppo velocemente tanto da ingenerare in alcuni sgomento e preoccupazione, la scuola arranca a tenere il passo. Il dato è in entrambi i casi molto alto nella scuola primaria. Nella secondaria di secondo grado la percezione è quella di una società che non cambia a ritmo vorticoso ma, semmai, di una scuola che non riesce a portare un passo adeguato ai tempi.
Agli occhi dei Dirigenti scolastici, poi, i docenti sono stati nel tempo sempre più sopraffatti da un ruolo che oltre alle competenze didattiche e disciplinari richiede loro quelle del tutto nuove rispetto al passato, come competenze gestionali, relazionali, digitali, per le quali non hanno mai ricevuto un’adeguata formazione. Da depositari del sapere con un forte riconoscimento sociale del loro ruolo, a “capro espiatorio” della lenta trasformazione della scuola spesso sotto attacco per molti aspetti. Il ruolo del dirigente, dal punto di vista dell'associazione di categoria, invece è cambiato e si è complicato sotto il profilo manageriale e dei rapporti con le famiglie, ma agli occhi degli intervistati queste si prospettano come sfide interessanti.
Si evidenzia il ruolo dell’editoria scolastica nell’aggiornamento professionale dei docenti e la richiesta di sostegno formativo su tematiche di ampia rilevanza socio-culturale ed educativa.
Gli insegnanti italiani sembrano, insomma, avere una forte attitudine all’autoformazione e per questo gradiscono l’offerta di webinar proposti dalle case editrici: l’87% se ne è avvalso almeno una volta negli ultimi 3 anni e nell’anno scolastico 2023/2024 hanno seguito almeno un webinar un esercito di 424.981 docenti. Si tratta però di una formazione “last minute” che non può sopperire alla mancanza di una preparazione psicopedagogica e metodologico-didattica che l’Accademia prima e poi il MIM dovrebbero curare e garantire.
Tra le tematiche ritenute come importanti e sulle quali i docenti avvertono bisogno di essere aggiornati o formati rientrano: inclusione e personalizzazione dell'apprendimento (42%), educazione all'affettività (35%), innovazione metodologica (flipped classroom, gamification, ecc.) (33%), bullismo e cyberbullismo e Intelligenza artificiale a scuola (entrambi 32%). Dei 600 milioni di Euro del PNRR impegnati dal MIM nella formazione digitale dei docenti sembra invece essersi persa ogni traccia: questo tipo di formazione viene percepita come urgente solo dall’11% dei docenti.
Emerge una fascinazione, a mio avviso paradossale, per una scuola digitale e tecnologica che il 72% degli intervistati ritiene un sogno e il 28% addirittura un’utopia: questo nonostante le nostre aule siano spesso fatiscenti ma ormai in genere dotate di tecnologia spesso diventata obsoleta senza mai essere usurata.
E comunque, a fronte dell’apprezzamento per i contenuti didattici digitali, rimane fondamentale per gli insegnanti il libro in formato cartaceo che dicono essere punto di riferimento anche per gli studenti. Il dato è confermato dai dati dell’AIE rispetto all’utilizzo molto limitato dei libri digitali che viene attivato solo dal 16% degli studenti e che nel suo formato “in purezza” (solo digitale, senza il libro cartaceo, cosiddetta modalità A) viene scelto solo dal 2,5% degli studenti. Ci si potrebbe chiedere a ragione, a questo punto, perché proporre la modalità mista o B, molto più dispendiosa della modalità C (solo libro cartaceo), se il libro in formato digitale non viene quasi mai attivato e il suo utilizzo nell’arco dell’anno scolastico rimane limitato (solo l’11% degli studenti - prevalentemente nella scuola secondaria - accede alle piattaforme degli e-book). Si potrebbero proporre i materiali digitali a corredo della versione cartacea del libro senza aggravio dei costi di copertina e, rimanendo sul tema costi dei libri di testo per le famiglie italiane, auspicare l’incremento dei fondi dello Stato e detrazioni fiscali per il loro acquisto, fino ad arrivare alla gratuità complessiva. Altrimenti il continuo aumento del costo dei libri di testo dovuto al costo della carta - uno dei prodotti più energivori esistenti - andrà a gravare sulle famiglie e quindi ad aggravare i divari territoriali e sociali esistenti.
Cresce, in alcuni casi vertiginosamente, la curiosità per altre forme di veicolazione di materiali e contenuti: podcast, app, audiovisivi…: con un aumento del 376% delle consultazioni attraverso Qr Code da parte di studenti e insegnanti nell’anno scolastico 2023/2024. Le aspettative per il futuro assegnano un ruolo centrale nella professionalità docente all’editoria scolastica nel suo complesso, addirittura per il 92% dei docenti intervistati.
L’editoria scolastica assume, secondo questa prospettiva, anche una funzione pubblica ed è per questo che il Presidente AIE, Innocenzo Cipolletta, e il Presidente del Gruppo Educativo AIE, Giorgio Riva, hanno auspicato un confronto costante con le istituzioni e rilanciato un’edizione annuale di questo tavolo di lavoro esteso.
Ci auguriamo, nelle prossime edizioni, con la presenza anche di studenti, studentesse e associazioni di docenti.
[1] Nell’ultima parte dell’incontro, la sottosegretaria Paola Frassinetti ha caldeggiato il pronto recepimento da parte degli editori delle nuove Indicazioni nazionali per il primo ciclo 2025, osannate come la panacea che darà ai nostri studenti “una valida cultura generale”. Il Presidente Cipolletta le ha ricordato che i progetti editoriali per il 2026 sono già ad uno stato molto avanzato e non avere ancora a disposizione le Indicazioni sta mettendo in difficoltà tutto il settore, in previsione anche dal punto di vista economico perché si tratterà eventualmente di riconfigurare tutto il catalogo.