Facciamo fatica - soprattutto se insegnanti di scuola "media", ma non solo- a spiegare perché a molti di noi il “Documento di orientamento per la redazione della prova d’italiano nell’Esame di Stato conclusivo del primo ciclo” ha suscitato reazioni istintive di delusione, rabbia, persino sconforto e ripulsa. Alcuni se ne sono anche sentiti giustamente offesi.
Facciamo fatica un poco perché non sempre i moti autentici dell’anima possono essere spiegati con la pacatezza della ragione: troppi motivi convergenti, troppe delusioni accumulate, troppa incredulità repressa… E in secondo luogo perché talvolta ci appare che alcune delle nostre ragioni, soprattutto quelle che attengono all’etica istituzionale e professionale, siano, come dire, talmente cadute dal sentire comune, talmente corrose dalla consuetudine dei comportamenti inadeguati quando non illegittimi, da non esser più neppure intese.
Facciamo un esempio che ci appare - come si sarebbe detto un tempo - lapalissiano.
A noi sembra incredibile che la scuola possa accettare una norma e un documento che modificano una parte assai rilevante dell'esame finale di un corso di studi triennale, la prima a ottobre, e il secondo a gennaio dell'ultimo anno. E non assuma invece l'unica reazione ovvia, in particolare sul "Documento": rimandarlo al mittente, indipendentemente dal contenuto, come atto di coerenza istituzionale, e non in nome dell'autonomia, ma della dignità professionale degli insegnanti e del rispetto degli allievi.
Si dirà che il Documento non è prescrittivo (ma il Decreto sì). E allora si danno solo due possibilità: o norma e documento sono stati emanati per altre ragioni, oppure il MIUR considera l'esame conclusivo della scuola media una cosa poco seria, poiché non si può definire in altro modo una verifica di apprendimenti triennali i cui criteri vengono cambiati a metà dell'ultimo anno! Invece, se si prova a porre la questione, si hanno reazioni stupite, incredule, tanto ci siamo avvezzi alla democrazia disinvolta che produce ubbidienza maldisposta e refrattaria.
A disonor del vero -purtroppo- non è la prima volta che si sconta una palese discrasia fra i tempi della politica e quelli dei progetti educativi: spesso l'urgenza di rendere operativa una norma (prima che il prossimo Governo la cancelli o la confermi sotto mentite spoglie) suggerisce all'Amministrazione tempistiche poco coerenti con quelle dei processi di insegnamento-apprendimento.
Ci sarebbe poi un'altra questione di natura istituzionale. I confini normativi di un Decreto sono evidenti, quelli di un "Documento" orientativo no. Infatti è assai discutibile la sua prescrittività, come il documento stesso ammette e dichiara. E allora si poteva fare a meno di scriverlo, oppure pubblicarlo come contributo alla ricerca didattica e alla riflessione professionale su uno dei tanti siti predisposti alla spiegazione applicativa delle norme ministeriali. Anziché inventare una sorta di nuovo genere: il papello saggistico a cogenza variabile. La cui prescrittività dipende da come lo si prende...
Noi non l'abbiamo preso bene. Abbiamo quindo deciso di aprire un "speciale" che seguirà la vicenda fino alla conclusione dell'esame. Poi e altrove, continueremo a occuparci sul serio di come insegnare a leggere e a scrivere. Ma questo è un altro discorso. Andiamo in ordine...
I fatti
In un incontro non propriamente affollato nel Salone dei Ministri il 16 gennaio 2018 "la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli e il professor Luca Serianni hanno presentato oggi al MIUR il Documento di orientamento per la redazione della prova d’italiano nell’Esame di Stato conclusivo del primo ciclo".
"Il testo - informa la nota sul sito del MIUR - è frutto del lavoro di un’apposita commissione di esperti guidata dal noto linguista e composta da Massimo Palermo, ordinario di Linguistica italiana all’Università per stranieri di Siena, Nicoletta Frontani, docente di Lettere presso il liceo classico “Augusto” di Roma, Antonella Mastrogiovanni, docente e collaboratrice dell’INVALSI (Istituto Nazionale di Valutazione del Sistema di Istruzione), Carmela Palumbo, Capo del Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali del MIUR."
Come si vede è ampiamente garantita la presenza di esperti di ricerca e pratiche didattiche dell'educazione linguistica nella scuola secondaria di I grado! D'altro canto, questo è solo il primo compito della Commissione che è attesa da un ulteriore impegno.
"Nei prossimi mesi - conclude infatti la nota - il gruppo di lavoro porterà la sua attenzione all’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo. Come previsto dal Decreto legislativo 62/2017 (art. 17, comma 5), il Ministero dovrà definire, infatti, per la prova d’italiano e per le seconde prove, appositi quadri di riferimento utili per la loro redazione e valutazione. Il gruppo di lavoro coordinato dal professor Serianni fornirà anche in questo caso il suo contributo tecnico per elaborare il quadro di riferimento per la prova scritta d’italiano."
Gli antefatti
Il "Documento" è - per ora - l'ultimo atto di un iter normativo che discende dirattamente dalla legge 107/2015, ovvero dalla "Buona scuola", secondo questa successione di adempimenti, che abbiamo già ampiamente seguito e documentato:
- l'articolo 1, ai comma 180 e 181, lettera i), della legge 13 luglio 2015, n. 107, ha previsto fra le materie delegate al Governo:
"- l'adeguamento della normativa in materia di valutazione e certificazione delle competenze degli studenti, nonche' degli esami di Stato, anche in raccordo con la normativa vigente in materia di certificazione delle competenze, attraverso:
1) la revisione delle modalità di valutazione e certificazione delle competenze degli studenti del primo ciclo di istruzione, mettendo in rilievo la funzione formativa e di orientamento della valutazione, e delle modalità di svolgimento dell'esame di Stato conclusivo del primo ciclo;
2) la revisione delle modalita' di svolgimento degli esami di Stato relativi ai percorsi di studio della scuola secondaria di secondo grado in coerenza con quanto previsto dai regolamenti di cui ai decreti del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, nn. 87, 88 e 89."
- il Decreto legislativo 62/2017 dell'aprile ha individuato il numero e la finalità delle prove;
- il Decreto Ministeriale 741 del 3/10/2017. "Esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione", all'art. 7 ha precisato finalità e natura della "Prova scritta di italiano":
Articolo 7 (Prova scritta relativa alle competenze di italiano)
l. La prova scritta di italiano o della lingua nella quale si svolge l'insegnamento accerta la padronanza della lingua, la capacità di espressione personale, il corretto ed appropriato uso della lingua e la coerente e organica esposizione del pensiero da parte delle alunne e degli alunni.
2. La commissione predispone almeno tre teme di tracce, formulate in coerenza con il profilo dello studente e i traguardi di sviluppo delle competenze delle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dll'infanzia e del primo ciclo di istruzione, con particolare riferimento alle seguenti tipologie:
a) testo narrativo o descrittivo coerente con la situazione, l'argomento, lo scopo e il destinatario indicati nella traccia;
b) testo argomentativo, che consenta l'esposizione di riflessioni personali, per il quale devono essere fornite indicazioni di svolgimento;
c) comprensione e sintesi di un testo letterario, divulgativo, scientifico anche attraverso richieste di riformulazione.
3. La prova può essere strutturata in più parti riferibili alle diverse tipologie di cui al comma 2.
- la successiva Nota Circolare n. 1865 del 10 ottobre 2017 non aggiunge altro, anzi adotta una formula più sintetica:
Fin qui le "norme", sulla cui prescrittività non è lecito avere dubbi. Se mai è lecito averne sulla opportunità e l'attendibilità, ma questo è un altro discorso, che faremo a parte.
Le opinioni
E ora, a integrare e ampliare le indicazioni normative, come abbiamo visto, è arrivato il “Documento di orientamento per la redazione della prova d’italiano nell’Esame di Stato conclusivo del primo ciclo”.
Il Ministero, del resto, sta adottando spesso questa politica di confine fra la spiegazione, l'indicazione e la prescrizione, forse frutto del tempo dell'autonomia, che finisce però col funzionare da condizionamento neppure troppo indiretto.
Sul "Documento" abbiamo raccolto e continueremo a raccogliere testimonianze diverse: alcuni articoli di analisi e commento e alcune reazioni e testimonianze di insegnanti di scuola secondaria di I e II grado.
Sappiamo che in alcune scuole il "Documento" è stato occasione di letture collettive, di confronti, di crescita professionale. In questo caso un buon risultato l'ha ottenuto. Assai meno confortano le notizie di contesti in cui ci si è buttati sugli esempi, cercando di imitarli per far allenare gli allievi. È una prassi già purtroppo eccessivamente indotta dalle prove Invalsi. Evitiamo che su questi "esempi" (che sono tra l'altro fra le cose meno attendibili e sensate del "Documento") si scatenino analoghe palestre addestrative...
Le ragioni
In attesa di formulare alcune nostre ipotesi sulle ragioni reali di questi provvedimenti, leggiamo quelle addotte dalla Ministra Fedeli:
“Il gruppo di lavoro è stato costituito a luglio con il compito di definire una serie di interventi operativi per migliorare le competenze nella lingua italiana delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria di primo e secondo grado. Quello che presentiamo oggi è un primo risultato. Ringrazio il professor Serianni e tutta la commissione per il lavoro svolto e per aver messo le proprie competenze al servizio del Paese e della nostra scuola. Il documento finale è di alto valore e potrà rappresentare una utile guida per le nostre e i nostri docenti anche nell’attività didattica quotidiana, oltre che in vista dell’Esame finale del primo ciclo”.
Insomma, il "Documento" vuol essere un contributo alla crescita professionale dei docenti e della scuola italiana: un intento certamente nobile. È sull' "alto valore" del risultato che abbiamo qualche riserva, soprattutto se, nel provare a valutarlo, pensiamo alle finalità della scuola di oggi, alle classi reali di scuola secondaria di I grado e ai modi possibili con cui migliorarne le competenze di lettura, comprensione e scrittura. Ecco, in quest'ottica i dubbi e le preoccupazioni ci assalgono assai consistenti e di varia natura... Come già provammo a spiegare a ottobre.
In questo "speciale" proveremo a dar corpo a dubbi e preoccupazioni e a suggerire qualche via di uscita (dalle difficoltà di insegnare e apprendere... non dall'esame!).