In data 20 marzo 2025, dopo pochi giorni dalla pubblicazione del testo delle Nuove Indicazioni Nazionali, presentato come documento aperto alla consultazione popolare, arriva alle scuole una comunicazione a firma del direttore generale Antonella Tozza, in cui si annuncia la predisposizione di un questionario “per consentire anche alle istituzioni scolastiche statali e paritarie del primo ciclo di istruzione di partecipare alla consultazione”, intento certamente lodevole.
La nota specifica che le domande sono preparate dalla Commissione e riguardano “aspetti del documento ritenuti di particolare rilevanza”.
Questa espressione fa già presagire una richiesta che non consenta una consultazione pienamente libera, (dove dovrebbero essere coinvolti veri esperti della questione: coloro che ogni giorno sul campo sperimentano l’efficacia delle impostazioni pedagogiche e didattico-metodologiche, la maggiore o minore difficoltà ed efficacia nella presentazione di determinati contenuti agli studenti, e così via), ma la richiesta di un parere mirato.
La nota di Antonella Tozza specifica anche che il questionario potrà essere compilato da un link che verrà fornito “alle singole istituzioni” tramite l’invio di un’e- mail, che puntualmente perviene il giorno successivo.
Sorgerebbe spontanea la domanda: per quale ragione un unico link non è stato messo a disposizione di tutte le istituzioni scolastiche già nella nota di annuncio del questionario? Ma poiché non sono incline a dietrologie e complottismi, ipotizzo che si tratti di questione puramente tecnica.
Il primo problema che si pone riguarda piuttosto i tempi: il questionario è compilabile dal 21 marzo – sabato, quindi giornata in cui molte istituzioni scolastiche sono chiuse – al 10 aprile: in pratica le istituzioni scolastiche hanno 15 giorni di tempo (se sono aperte di sabato) o 12 (se lavorano su cinque giorni settimanali) per esprimersi sul documento fondamentale che riguarderà l’impostazione pedagogica, didattica e metodologica della scuola del primo ciclo d’ora in poi.
Difficile immaginare che si possa costituire utilmente un gruppo di lavoro, come espressione del collegio dei docenti, che abbia il tempo di riunirsi e leggere con la dovuta attenzione il testo per rispondere alle domande previste.
Peraltro, tale ipotetico gruppo di lavoro dovrebbe correttamente relazionare le proprie considerazioni al collegio docenti, per averne il mandato di compilazione a nome della scuola.
Ipotizziamo però che una scuola particolarmente efficiente riesca a formare il gruppo, trovi docenti disponibili ad utilizzare tutti i giorni utili, riesca a convocare d’urgenza un collegio prima del giorno 10 aprile per un veloce resoconto: il problema che si pone è su quali quesiti ci si debba concentrare, perché né la nota ministeriale né la successiva mail con il link di compilazione forniscono uno schema delle richieste, che si possono scoprire solo procedendo nella compilazione.
Il quadro che si delinea comincia ad essere chiaro e a combaciare con quello già evidenziato da varie associazioni convocate per la “consultazione”: i tempi previsti e le modalità appaiono del tutto incongrue per un confronto che voglia davvero essere tale. Comunque, avendo in qualche modo recuperato i quesiti ed essendo per mia natura molto fiduciosa nel valore della condivisione, li allego per coloro che volessero leggerli, e propongo alcune brevi considerazioni in merito.
Salta all’occhio una costante, ripetuta richiesta sull’aspetto della “leggibilità” del testo, che risulta piuttosto straniante, trattandosi di un documento informatico che, in quanto tale, può tranquillamente essere ingrandito a piacere, letto con un lettore digitale, o financo trasformato da pdf in word per essere “lavorato” nelle singole parti al fine di citarlo, ad esempio, nei documenti di scuola.
Le domande si concentrano soprattutto sulla struttura del documento, oltre alla chiarezza e leggibilità: in sostanza, non si mette minimamente in questione l’aspetto didattico e pedagogico ma esclusivamente quello formale, che quindi è da intendersi, secondo la nota, “di particolare rilevanza”.
Quando si passa, poi, alle singole discipline, le possibilità di risposta sono sempre le seguenti:
In sostanza, se ad esempio chi compila non fosse d’accordo sull’innovatività dell’approccio metodologico, ma ritenesse di suggerire un maggior tempo da assegnare a quella specifica disciplina, non può esprimere la propria opinione. E se qualcuno, rispetto a quella specifica disciplina, volesse esprimere un parere più fortemente negativo, può soltanto tacere, selezionando “nessuna risposta”. E se si avesse un’opinione differente riguardo al percorso “verticale”?
Tuttavia, arrivando in fondo, esiste anche uno spazio di digitazione per “suggerimenti e osservazioni” che prevede 250 caratteri, spazi inclusi. Meno di quelli consentiti in un post di X.
Per intenderci, quelli che seguono sono 250 caratteri (escludendo le virgolette e i puntini di sospensione”):
“Nel rispetto e nella valorizzazione dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, le Nuove Indicazioni per il primo ciclo si offrono come un chiaro quadro di riferimento per la progettazione del curricolo verticale delle scuole. Si tratta di un tes ...”
L’impressione complessiva a prima vista non è propriamente quella di voler davvero dare voce alle opinioni professionali delle scuole, come dovrebbe essere in un reale confronto e come è avvenuto ampiamente nel momento di consultazione che è stato fatto prima delle Indicazioni nazionali del 2012.
Le scuole potrebbero fare un appello al Ministero per poter avere un tempo più congruo e modalità più consone di esprimere realmente un parere che sarebbe serio e professionale, basato sull’esperienza quotidiana, sulle competenze acquisite sul campo, su uno studio collettivo del documento.
Altrimenti resta l’amaro in bocca dell’impressione che il Ministero non abbia grande stima dell’opinione che potrebbero esprimere quei professionisti dei quali ha più volte dichiarato di voler ripristinare l’autorevolezza.