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c'era per noioltre la lavagna

28/09/2022

Una scuola per tutti che faccia crescere i principi della Costituzione

di Grazia Dalla Valle

Incontro con Gustavo Zagrebelsky - CIDI Torino, 14 Settembre 2022

Quella che si è svolta nella sede del Cidi di Torino voleva essere, ed è stata effettivamente, una conversazione aperta. Dopo i saluti di Claudia Dogliani ha avviato l'incontro Domenico Chiesa, che ha ricordato la lunga collaborazione col Cidi di Gustavo Zagrebelsky a cui è stata data la parola in apertura di pomeriggio. Conversare, ha detto Zagrebelsky, è un modo per farsi venire delle idee, e molte idee si sono confrontate a partire dallo spunto iniziale e attraverso gli interventi successivi di Chiara Acciarini, Luisa Limone, Annamaria Palmieri,  Elisa Trovò, Maria Grazia Penna, Jacopo Rosatelli, Cesare Pianciola, Chiara Profumo, e persone coinvolte nel mondo della scuola in diversi modi: docenti, dirigenti, sindacalisti, genitori, amministratori.
La domanda iniziale di Zagrebelsky, già docente universitario e presidente della Corte Costituzionale, abituato a frequentare le scuole per parlare ai giovani studenti, è stata: si può insegnare la Costituzione senza passione?
Non è facile entrare in contatto con gli studenti su questo terreno: la Costituzione è una materia particolare, bisogna “tirar fuori” i valori, senza scadere nel moralismo che allontana l'interesse dei giovani. Bisogna partire dai problemi degli studenti, ascoltarli e raccogliere elementi di conoscenza e di esperienza. Per arrivare alla democrazia si può partire anche dalla sua negazione, da episodi di discriminazione che tutti vediamo e a volte, spesso inconsapevolmente, pratichiamo. Molti sono gli esempi possibili giacchè, purtroppo, l'umiliazione di chi si vede considerato e trattato come diverso, anche nel mondo della scuola, fa parte dell'esperienza degli studenti.

Una lezione che parta dalle tematiche dell'uguaglianza e della parità non può essere la santificazione della Costituzione, ma deve realizzarsi, secondo Zagrebelsky, come una “passeggiata”. La citazione di Pavel Florenkij ("la lezione non è un viaggio in tram su binari fissi ma è una passeggiata a piedi)"  serve a chiarire che si tratta di un percorso che si fa insieme, guardandosi intorno, prendendo vie secondarie, sbagliando anche, tornando indietro. Può essere faticoso e soprattutto richiede impegno e responsabilità in prima persona. Per avviare questo percorso occorre che gli insegnanti facciano esercizio di autonomia, non aspettare le indicazioni ministeriali ma fare anche, se necessario, opera di disobbedienza. Non sempre il percorso si conclude bene ma a volte basta una sola ora per cambiare una vita.
A questa proposta di “passeggiata” ha aderito Domenico Chiesa, sottolineando  come Zagrebelsky non abbia dato indicazioni di lavoro, come fare e che cosa fare, ma abbia invitato  a esercitare autonomia di pensiero, un pensiero non esecutivo, liberando in questo modo delle energie di confronto sul tema della Costituzione a scuola.
Le energie liberate si sono focalizzate intorno ad alcuni temi e a molte questioni problematiche.
Chiara Acciarini, che, già parlamentare e dirigente scolastica,  è componente del direttivo del CidiTorino, è partita dall'insegnamento della Costituzione a scuola. Nella scuola la Costituzione è un fiume carsico che appare e scompare: attualmente si presenta come uno dei tre elementi in cui si realizza l'insegnamento trasversale dell'educazione civica. Nel Cidi si è discusso molto sui limiti  e le contraddizioni di questo insegnamento così formulato, la cosa importante secondo Acciarini è ribadire che la Costituzione ci deve essere e deve essere insegnata con i criteri indicati da Zagrebelsky.
Annamaria Palmieri, dirigente dell'Istituto professionale  "D. Birago", già assessora all'istruzione del comune di Napoli, si è chiesta: come fa la scuola a insegnare la Costituzione? La repubblica laica e democratica deve realizzare il diritto all'istruzione nella scuola pubblica, secondo l'articolo 3, ma spesso le pratiche vanno in senso opposto, soprattutto negli ultimi venti anni. Nel PNRR ci sono le parole giuste per realizzare l'eguaglianza e la pari dignità, ma nelle scuole si parla di meritocrazia, di selezione degli insegnanti migliori, di competizione tra le scuole. Rompendo con queste pratiche la scuola deve aprire le porte a tutti i diseguali del mondo, bisogna decostruire la scuola attuale per realizzare la scuola della Costituzione.
Maria Grazia Penna, rappresentante della Cisl regionale, ha evidenziato molti problemi essenziali nel sistema scolastico vigente: la mancata approvazione dello ius scholae crea la contraddizione di rendere diseguali attraverso la cittadinanza quelli che nella scuola sono accolti come eguali. Il dirigente dovrebbe essere un primus inter pares ma spesso è un esecutore rigido di circolari ministeriali. Vanno rivitalizzati gli Organi collegiali  e soprattutto bisogna ripensare alla formazione dei docenti. Si chiede che cosa potrà accadere alla scuola della repubblica se si andrà avanti con l'autonomia differenziata e se si creerà  dopo le elezioni una maggioranza in grado di modificare le Costituzione.

Jacopo Rosatelli, insegnante e assessore alle politiche sociali del comune di Torino, si è dichiarato convinto che non si possa insegnare la Costituzione senza viverla, ma che la si possa vivere fin dalla scuola dell'infanzia; insegnare la Costituzione significa realizzare la democrazia nella scuola. Uno dei peggiori nemici della democrazia è la burocrazia come rendicontocrazia, eppure la rendicontazione è necessaria perché sta alla base della dinamica dei finanziamenti come quelli del PNRR. Il tema della discriminazione e delle diseguaglianze va affrontato a  scuola anche con giornate dedicate, ma deve diventare cultura, guardare dentro di sé per capire come noi spesso inconsapevolmente giudichiamo sulla base di pregiudizi che diamo per scontati. C'è molto da fare, la grande avanzata dei diritti è alle nostre spalle, una parte significativa del mondo non si riconosce nella razionalità, basti pensare a quegli insegnanti che si sono sentiti discriminati perché non hanno accettato il greenpass, possiamo non capirli e non giustificarli, ma ci sono. Non per questo bisogna cadere nel pessimismo o cercare soluzioni individuali, ma alzare lo sguardo e affrontare i problemi Le contraddizioni sono sistemiche, bisogna metterle a tema, non si possono affrontare e risolvere individualmente. Non si tratta di rimuovere macerie, ma di affrontare gli ostacoli senza sfuggire alle proprie responsabilità.

Cesare Pianciola ha portato la sua esperienza di redattore del periodico “Laicità della scuola news”, organo del Coordinamento per la laicità della scuola, con cui il CidiTorino ha realizzato una lunga collaborazione. Nell'ultimo numero del periodico sono stati riportati due documenti di associazioni di insegnanti  il primo, della Fnism di Torino, riprende il discorso sulla laicità della scuola pubblica e sulle battaglie per la sua difesa,  spesso con sconfitte e arretramenti, il secondo, del Cidi nazionale, è una lettera al governo che verrà, dove si esplicita il nesso tra laicità e democrazia. A questo proposito ricorda che in un convegno del 2008, sul tema “Insegnare laicamente” Gustavo Zagrebelsky aveva  sostenuto che compito della scuola è insegnare ad argomentare le proprie opinioni per farsi capire da chi non la pensa allo stesso modo ed eventualmente anche a cambiare opinione. È questo il compito di una scuola democratica, secondo Costituzione. Nello stesso numero di "Laicità" si sviluppa una analisi delle posizioni sulla scuola dei partiti politici, da cui emerge che, al di là delle posizioni elettorali, si delinea una sorta di senso comune di sinistra nell'affrontare il rapporto tra diritto all'istruzione, riprendendo anche il tema dello ius scholae e gli altri diritti. Non si possono separare i diritti di libertà dai diritti sociali, tutti i diritti sono solidali tra loro.
Elisa Trovò, rappresentante del CGD, associazione di genitori, ha posto il tema del senso di ciò che si insegna a scuola, della passione degli insegnanti e della responsabilità dei genitori che combattono a parole la selezione, che crea studenti di serie A e di serie B, ma per i propri figli cercano una scuola severa, basata sul merito. Ma il merito spesso premia chi ha genitori in grado di aiutare i figli con soggiorni all'estero o lezioni private. Ma se la scuola non è in grado di realizzare l'articolo 3 come può insegnare la Costituzione?
Luisa Limone, in viaggio di ritorno da un incontro di delegati della FLC, ha ripreso il tema delle discriminazioni. La scuola non riesce a realizzare le pari opportunità, ad essere veramente la scuola per tutti, ponendo pone il problema della gratuità e del prolungamento dell'obbligo. Il tema delle diseguaglianze nelle classi va affrontato negli organi collegiali, rivitalizzando soprattutto i consigli di classe.
Chiara Profumo, rappresentante di Proteo, è partita da un'affermazione iniziale di Zagrebelsky: a volte un'ora di lezione può cambiare una vita. Nel 1996, a lei, giovane insegnante, capitò di seguire una lezione del professore stesso sulla Costituzione e sui criteri di una pedagogia democratica. Quella lezione le è servita per tutta la sua attività. Apprezzare chi la pensa diversamente, passare dall'individualismo all'altruismo, capire che la democrazia non è il regno delle verità assolute, tutto questo rientra nell'insegnamento della  Costituzione. Bisogna ricordare che l'articolo uno dello Statuto delle studentesse e degli studenti afferma che studentesse e studenti hanno il diritto di esprimersi e confrontarsi sul piano di lavoro che viene loro proposto. Nelle circolari ministeriali e nelle scuole ci si è dimenticati di questo diritto. La Costituzione ci deve servire a riproporre il tema dei diritti.

Domenico Chiesa, alla chiusura dell'incontro, ha riconosciuto che effettivamente la conversazione iniziale di Zagrebelsky ha liberato delle energie, che si sono confrontate su questa affermazione: una scuola può insegnare la Costituzione se la vive, l'articolo 3 non si può insegnare se non è vissuto da studenti e docenti.
Zagrebelsky ha ribadito: come insegnare la libertà là dove non c'è? È una prima contraddizione che gli studenti ci rimproverano. È importante l'autonomia degli studenti e dei docenti. Sembra che si sia dimenticato l'insegnamento di Don Milani, la sua denuncia mite e violenta dei mali della scuola: la società in cui viviamo educa alla competitività aumentando le distanze tra "alto" e "basso"; che almeno la scuola non sia competitiva, non è questo che ci chiede l'art 3 della Costituzione.

 

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