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25/09/2025

Com’è tornato verde il mio Esame di Maturità

di Lorella Villa

Il 4 Settembre il MIM ha annunciato sul suo sito istituzionale l’approvazione in Consiglio dei Ministri del Decreto Legge che riformerà a partire dall’anno scolastico corrente l’Esame di Stato del secondo ciclo di istruzione a cominciare dal nome che, infatti, torna ad essere quello caro ai nostalgici della scuola di un tempo: da quest’anno si torna all’Esame di maturità. I toni dell’annunciato decreto sono in stile Valditara e dunque piuttosto enfatici: “Avanti nel processo di riforma della scuola italiana, per garantire serietà e qualità".
Esponiamo subito gli aspetti positivi che si intravedono nell’operazione: il Decreto Legge che riforma l’Esame viene pubblicato a Settembre, in anticipo rispetto alle ordinanze che dettano procedure, tempi e materie oggetto del colloquio e generalmente vedono la luce non prima di fine Gennaio. E di questo non possiamo che essere soddisfatti. Certo nel Decreto il livello non scenderà fino a questi dettagli, ma ci saranno già molte indicazioni che potranno proficuamente orientare la didattica fin dall’inizio dell’anno scolastico.
Altro aspetto positivo è l’eliminazione dal colloquio del documento che costituiva lo spunto, per il candidato o la candidata, dal quale partire per comporre una discussione che andasse a “collegare” tutte le discipline d’Esame. Una assurda scalata a mani nude su alte pareti di specchi che poteva semmai saggiare la fantasia e la creatività dei candidati e la loro capacità di improvvisazione come attori della commedia dell’arte, giammai la loro preparazione o maturità. Si porteranno invece all'orale, che rimane interdisciplinare, vedremo in quali termini, quattro materie caratterizzanti il corso di studio “all'insegna di maggiore serietà e serenità". Il Ministro ha poi aggiunto che “con questo decreto l'Esame di Stato torna a essere Esame di Maturità, con l'obiettivo di valutare la crescita complessiva dello studente, il suo grado di autonomia e responsabilità. Rivediamo a tal fine l'orale, che dal prossimo anno tutti gli studenti dovranno regolarmente sostenere per poter essere promossi: chi farà volontariamente scena muta sarà bocciato; diamo anche valore alle azioni particolarmente meritevoli che denotano responsabilità e impegno del candidato”.
Quello che premeva al Ministro e che ha spinto il Governo ad una procedura di approvazione così celere (la decretazione è una procedura d’urgenza per sua natura), era proprio impedire il verificarsi di episodi analoghi a quelli messi in essere da uno sparuto numero di candidate e candidati (non più di dieci su centinaia di migliaia) che nel recente Esame di Stato hanno preferito, come Bartleby lo scrivano, non rispondere alle sollecitazioni della loro Commissione, adducendo motivi diversi tra loro ma tutti denotanti il tanto sbandierato senso critico che la scuola dovrebbe aiutare a sviluppare in ogni studente che la frequenti: critica al sistema di valutazione della scuola italiana, a loro modo di vedere troppo spinto sulla performance individuale o atteggiamento e postura di denigrazione e sottovalutazione dei candidati da parte della Commissione o di una parte dei suoi componenti. Hanno potuto scegliere scientemente di avere un voto più basso sul loro diploma, esercitando un legittimo diritto (la Legge non lo vietava), avendo già raggiunto con il credito dell’ultimo triennio di studi e il voto delle due prove scritte la soglia minima per la promozione fissata a 60 centesimi.
La scelta di una manciata di studenti, con il loro “I would prefer not to”, al massimo da considerare bislacca e che poteva costituire l’occasione per gli adulti , sia docenti che genitori, per avvicinarsi all’argine del fiume e guardare cosa c’è sull’altra sponda della vita, ascoltare questi ragazzi e ragazze, interrogarsi sul ruolo dell’educazione e sul suo fine, sulla valutazione e i suoi risvolti patogeni su una generazione che è ormai sport nazionale vituperare, ha invece sollevato un dibattito all’arma bianca e infuocato le pagine dei social e dei quotidiani nazionali e locali. 

Per una volta questo argomento ha sostituito la solita retorica critica nei confronti della scuola pubblica italiana a seguito della pubblicazione dei risultati delle prove Invalsi che generalmente vengono pubblicati nel mese di Luglio. Se non altro quest’anno, per un mese, abbiamo cambiato argomento.
Comunque si è gridato al vituperio della scuola, centinaia di insegnanti con arcigno birignao hanno urlato allo scandalo, alla fine della scuola italiana, preda di sconsiderati e fannulloni che osano sottrarsi all’insindacabile giudizio dei Magistri e fanno spallucce di fronte ai loro riti tanto stanchi quanto ampollosi. Tra tutte, l’argomentazione più ridicola ma più diffusa è stata: “l’Esame è un rito di passaggio e questi studenti hanno dimostrato di non essere maturi. Per questo avrebbero meritato la bocciatura”. Premesso che non siamo nell’antica Troia dove i giovani Spartiati venivano sottoposti a prove fisiche che prevedevano anche la caccia agli Iloti nei boschi della Messenia, si spererebbe di vivere in una democrazia matura e moderna nella quale lo Stato e la Società tutta non hanno alcuna necessità di sottoporre i cittadini più giovani a prove e riti di passaggio. Verso dove o verso cosa poi non è dato sapere. Evidentemente per molti non è proprio così. E questo è l’ennesimo segno di una società italiana invecchiata e sempre più affetta da misoneismo.
Ma il nostro sparuto gruppetto di Bartleby, un segno lo ha lasciato se ha costretto il MIM a prevedere una formazione apposita e specifica per i commissari d’Esame, che costituirà criterio di precedenza per la nomina. Forse finalmente tutti i commissari e le commissarie capiranno davvero il significato della dicitura “colloquio interdisciplinare”, senza tradurla simultaneamente con il termine più consueto e a molti più caro di “interrogazione”.
Tra le righe del decreto spunta poi la decisione di pubblicare i voti delle prove scritte solo alla fine dell’Esame e non dopo la sessione degli scritti, come era fino ad ora. Domanda: non sarebbe bastata questa soluzione a evitare un eventuale silenzio al colloquio d’Esame? E tutta questa acrimonia che non fa che rinfocolare la sempre più spiacevole guerra tra generazioni? Evidentemente da parte del MIM si è preferito cavalcare l’onda del biasimo ai danni di tutti i nostri giovani e blandire quella parte di insegnanti, dirigenti , adulti sempre pronti a rimpiangere la bella “scuoletta” dei loro vecchi tempi.
Forse a molti è sfuggito che, invece, questo Decreto assottiglierà ulteriormente la prerogativa dei docenti, riuniti in Commissione o Consigli di classe, di valutare i candidati che adesso verranno respinti ex lege, così come era già avvenuto con la “bocciatura” a seguito di un voto inferiore al 6 nella condotta. Una deminutio in termini di autorevolezza degli organi collegiali e della funzione del docente, non certo una soluzione che ne restaura prestigio e dignità professionale come il MIM continua a proclamare di voler fare.

 

Scrive...

Lorella Villa insegna italiano e storia negli Istituti tecnici e professionali. È dal 2022 presidente del CIDI di Cagliari.

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