La Calabria è tra le prime regioni in Italia per povertà educativa e dispersione scolastica e paradossalmente è anche una delle regioni più colpite dai tagli del governo nazionale sulla scuola.
Alla luce dell’assetto normativo delineato dalla legge di bilancio n. 197 del 19/12/22, attuativo della riorganizzazione del sistema prevista nel PNRR, a decorrere dall’a.s.2024/25, i criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei d.s.g.a. dovranno tenere conto della popolazione scolastica regionale e degli sviluppi demografici nel prossimo triennio. Pertanto, il numero delle autonomie riconosciute alla Regione Calabria per l’a.s.2024/25 (Schema di Decreto Interministeriale del MIM del 24/05/2023) è pari a 281, contro le 360 dell’anno precedente.
Sono, 79 le autonomie da sopprimere che rapportate alla popolazione scolastica ed alla densità abitativa di ciascuna Provincia, Città Metropolitana fotografano il seguente assetto:
▪ Provincia Catanzaro 14
▪ Provincia Cosenza 29
▪ Provincia Crotone 8
▪ Provincia Vibo Valentia 11
▪ Città Metropolitana Reggio Calabria 17.
Si tratta di un provvedimento che avrà ricadute negative sul territorio e che andrà a peggiorare la qualità dell’offerta formativa – educativa, oltre alla perdita di numerosi posti di lavoro, si calcola una perdita di circa 600 unità lavorative tra dirigenti e personale ATA.
Ci sono Regioni, come Campania, Emilia Romagna e Puglia che hanno già impugnato il provvedimento contro il dimensionamento scolastico come previsto nelle Linee Guida 2024/2027 della Scuola a livello nazionale. Perché il nostro governo regionale non fa altrettanto contro tagli decisi secondo una logica prettamente economica, che impatteranno pesantemente sul nostro territorio e specialmente sulle aree interne, nelle quali finirebbero accorpati sotto un’unica dirigenza anche istituti scolastici di comuni diversi, con prevedibili problemi organizzativi?
Elemento davvero grave sarà la perdita o l’ingovernabilità di un fondamentale presidio istituzionale in molti contesti territoriali della nostra regione, dove la scuola rappresenta l’ultimo presidio per garantire un futuro migliore ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze. Un governo che ha a cuore il futuro delle nuove generazioni dovrebbe investire e non tagliare come avviene ormai da troppi anni su cardini fondamentali della società democratica come l’istruzione e la salute.
Atto ancora più grave da parte dell’Ente Regionale della Calabria è di non aver tenuto conto della presenza di minoranze linguistiche e storiche nel nostro territorio, tutelate da apposite leggi come la 482/99 ed espressamente inserite all’art. 1 comma 557 dell’ultima legge di Bilancio. Infatti tutte le Istituzioni Scolastiche della provincia di Cosenza che operano in un territorio di minoranza linguistica (Arbëreshe – Minoranza italo albanese presente da oltre 500 anni nelle regioni meridionali) verranno soppresse oppure accorpate ad altri Istituti delle zone limitrofe con il grave rischio di perdere la propria peculiarità ed un enorme patrimonio storico, culturale e linguistico accumulato nel corso degli anni.
Questo lo stato delle tre Istituzioni scolastiche di lingua minoritaria Arbëreshe attive nella Provincia di Cosenza:
Per scongiurare il rischio della perdita della territorialità scolastica i Sindaci dei Comuni interessati hanno sottoscritto un documento per sollecitare la Regione Calabria e la Provincia di Cosenza a far inserire nei criteri generali delle Linee Guida una deroga che tenga conto della salvaguardia della Minoranza linguistica storica Arbëreshe.
Al fine di salvaguardare le attuali Istituzioni Scolastiche ubicate in comuni di minoranze linguistiche tutelate dall’Art. 6 della Costituzione italiana, dalla Legge 482/99, dal DPR 435/2001, dalla Carta Europea delle Lingue regionali o minoritarie e dal trattato sull’Unione Europea e per dire “no” alle Linee Guida sul dimensionamento scolastico che andrebbe a compromettere ancora di più la tutela della minoranza linguistica, hanno indetto una manifestazione generale da tenersi a Lungro (CS), sede del Polo Scolastico Arbëresh, per il 10 ottobre 2023.
Nei piccoli Comuni la scuola, oltre ad essere una tra le poche istituzioni pubbliche rimaste vitali, è anche un cardine culturale, economico e sociale, che permette ancora la permanenza di alcuni nuclei familiari in quelle realtà. Occorre quindi fare in modo, tutti quanti (società civile, famiglie, istituzioni) che i nostri presìdi scolastici continuino a sopravvivere impedendo la chiusura certa di quelle scuole che hanno ancora grande valore sui territori, soprattutto se i plessi sono ubicati in piccoli comuni, zone rurali o di minoranza linguistica. La perdita di queste istituzioni di cultura causerà certo un lento e inesorabile ‘sgretolamento’ del tessuto sociale e, conseguente spopolamento, non solo del sistema scolastico, che da sempre ha garantito formazione ed uguaglianza sociale, ma di tutto un sistema territoriale, di un paesaggio umano dalla irripetibile peculiarità storica e contemporanea.
Penso che un esecutivo regionale dovrebbe fare gli interessi della propria terra, non quelli delle parti politiche cui fa riferimento, a cui si sottomette sacrificando persino il sistema scolastico, il futuro dei suoi studenti e delle piccole comunità.