Nella storia dei servizi educativi per la prima infanzia, le sezioni primavera si sono affermate come snodo cruciale del sistema integrato 0-6, rispondendo a un’istanza pedagogica e sociale che, nel panorama nazionale, assume profili molto differenti a seconda delle regioni e delle culture locali. La recente normativa, in particolare il d.lgs. 65/2017 e gli atti di indirizzo promossi dalla Commissione nazionale infanzia, ridisegna la cornice entro cui si colloca oggi il tema dell’autovalutazione delle sezioni primavera, chiamando le istituzioni scolastiche e gli attori educativi a riflettere sulla funzione, la qualità e l’impatto di questo segmento essenziale per il diritto all'istruzione, soprattutto nei contesti più fragili e periferici del Paese.
Le sezioni primavera, istituite nel 2007 (L. 296/2006), nascono per potenziare l’offerta di servizi rivolti ai bambini tra 24 e 36 mesi, in una zona di confine tra nido e scuola dell’infanzia, con la funzione di accompagnare il delicato passaggio dal contesto familiare a quello scolastico, favorendo la continuità educativa e il benessere globale del bambino. La normativa recente ne promuove la diffusione all’interno degli istituti comprensivi come segmento “ponte” e laboratorio di innovazione metodologica, con particolare attenzione ai territori caratterizzati da divari educativi e carenze strutturali.
La natura inclusiva delle sezioni primavera si esplica anche nella possibilità di aggregare il servizio alle scuole dell’infanzia, con adattamenti funzionali mirati, e nella promozione di ambienti pedagogici idonei ai bisogni specifici della fascia 2-3 anni, privilegiando sezioni omogenee per età, gradualità dei tempi scuola, importanza del pasto condiviso come esperienza educativa e centralità della relazione scuola-famiglia.
Autovalutazione e qualità: obiettivi e strumenti
L’autovalutazione diventa oggi elemento imprescindibile per garantire il miglioramento qualitativo delle sezioni primavera, soprattutto laddove la cultura per la prima infanzia è meno radicata. La recente normativa sollecita una riflessione sistematica sui processi educativi, sulle metodologie adottate e sulle ricadute concrete delle azioni progettuali. Si apre così una prospettiva di monitoraggio partecipato, che coinvolge in modo integrato dirigenti, educatori, genitori e istituzioni locali per valorizzare le peculiarità dei territori e individuare azioni di riequilibrio e contrasto alla povertà educativa.
Valutare la qualità del servizio significa dare voce alle pratiche virtuose: sezioni omogenee per età, attenzione ai ritmi individuali e collettivi, lavoro sul core-curriculum della prima infanzia, formazione degli operatori in chiave interdisciplinare. Gli strumenti dell’autovalutazione sono molteplici: dalla documentazione didattica strutturata all’osservazione sistematica, dal dialogo educativo con le famiglie all’analisi puntuale dei bisogni formativi, fino all’impiego di indicatori condivisi che misurino l’efficacia delle strategie di accoglienza, inclusione e prevenzione della dispersione.
In Italia la distribuzione dei servizi per la prima infanzia è fortemente disomogenea. Le regioni del Nord vantano una maggiore cultura dell’infanzia, un’offerta educativa diffusa e una tradizione pedagogica consolidata; il Sud e le aree interne affrontano invece carenze strutturali, una fragilità economica che si riflette nell’accesso ai servizi e una povertà educativa che rischia di diventare ereditaria.
Proprio in questi contesti le sezioni primavera possono svolgere una funzione strategica: agire come punto di partenza per la diffusione di una cultura dell’infanzia fondata sulla partecipazione, sull’inclusione e sulla promozione della resilienza educativa. Le esperienze di “isole felici” – realtà scolastiche capaci di costruire ambienti di apprendimento stimolanti e inclusivi nonostante carenze strutturali – sono la testimonianza che anche laddove le risorse sono scarse, una progettualità sostenibile può abbattere le barriere culturali e sociali, favorendo l’alleanza tra scuola, territorio e famiglie.
La prima Commissione nazionale infanzia presieduta dal DT Giancarlo Cerini aveva insistito molto sulla necessità di superare la frammentarietà dei servizi per costruire un sistema integrato che non sia mera “sommatoria” di segmenti scolastici, ma reale orizzonte educativo e culturale. L’autovalutazione, in questa prospettiva, diventa motore della qualità e della crescita strutturale: permette di individuare le buone pratiche, stimola la condivisione delle esperienze e sostiene la costruzione di strumenti di analisi funzionali sia al miglioramento interno che al dialogo con le comunità educanti circostanti.
Sul piano pedagogico, l’educazione strutturata precoce è riconosciuta come elemento chiave per prevenire la dispersione e la povertà educativa. L’avvio di processi autovalutativi nelle sezioni primavera favorisce la consapevolezza del valore formativo delle esperienze, la costruzione di ambienti motivanti e la promozione della personalizzazione dei percorsi educativi. In chiave sociologica, il servizio diventa volano di micro-economia locale, stimola l’occupazione femminile e crea una rete di sostegno alle famiglie che va ben oltre la dimensione scolastica.
L’articolato panorama normativo e pedagogico che sostiene lo sviluppo delle sezioni primavera sollecita oggi una progettualità consapevole e sistemica, capace di cogliere le potenzialità di questo segmento come laboratorio di innovazione e motore di inclusione. L’autovalutazione, inserita nella cornice del sistema integrato 0-6 e sostenuta dalla recente normativa, diventa così uno strumento fondamentale per garantire la qualità, favorire la diffusione di una cultura dell’infanzia anche nei territori più svantaggiati e promuovere una crescita educativa che parta dai più piccoli e si estenda alla comunità nel suo insieme.
L’auspicio finale, in linea con le riflessioni emerse dagli ultimi lavori della Commissione nazionale infanzia, è che le esperienze delle sezioni primavera diventino patrimonio diffuso, modello di governance educativa e vero motore per la costruzione di una società più inclusiva e consapevole del valore strategico dell’educazione precoce.