Nelle scale della facoltà di Lettere di Bologna, qualche anno fa troneggiava una scritta in rosso a caratteri cubitali: “nel tuo piano di studi metti la lotta”. Una scritta che, in questo periodo di ingerenze dei movimenti Pro Vita nell’università e nella ricerca, di provvedimenti disciplinari per insegnanti che esprimono pubblicamente la propria opinione, di reintroduzione del voto in condotta nel primo ciclo d’istruzione, fa quasi sorridere.
Eppure, nonostante i venti oscurantisti che stanno soffiando sulla scuola italiana, c’è ancora chi si incontra per lottare per una scuola più plurale, più aperta, più giusta: una scuola che sia davvero per tutte le persone che la attraversano. È quello che è successo sabato 28 e domenica 29 settembre a Roma, per il meeting nazionale organizzato dalla rete Educare alle Differenze, che quest’anno arriva alla decima edizione. Un compleanno che ha voluto mettere al centro l’intersezionalità, partendo proprio dal titolo: “Le lotte che fanno scuola”. La direzione in cui la scuola italiana si sta dirigendo è sempre più quella di un’agenzia di riproduzione di valori neoliberisti e di ideologie nazionalistiche, che non lasciano spazio alla complessità, allo spirito critico, all’ascolto di chi viene messo in posizione di marginalità. I dati ci dicono che la scuola non ha più la forza di attuare un cambiamento trasformativo della società e delle disuguaglianze, ma che anzi le sta ampliando. A farne le spese sono le famiglie più povere, le persone senza cittadinanza, le persone con disabilità e le loro famiglie, la cui esperienza è resa invisibile e i cui diritti vengono spesso messi in secondo piano.
È da qui che l’edizione di Educare alle Differenze è partita quest’anno, dando voce a chi si occupa di contrasto all’abilismo, a chi combatte per una riforma della cittadinanza, a chi denuncia ogni giorno la trasformazione delle differenze in disuguaglianze. Disuguaglianze che vengono riprodotte anche attraverso la valutazione, concepita come strumento repressivo ed esercizio di potere invece che momento formativo, soprattutto quando si parla di voto in condotta. Tra i temi che hanno abitato la decima edizione, è stato centrale quello della libertà d’insegnamento. Stiamo vedendo sempre più in questi mesi quanto il Codice di comportamento per i dipendenti della pubblica amministrazione stia diventando uno strumento per punire chi esprime opinioni non allineate o critica le scelte ministeriali. All’interno della scuola la collegialità è sempre più debole, con un corpo docente divorato da mille impegni che si ritrova con sempre meno possibilità di confronto e di alleanze. La recente risoluzione Sasso, approvata alla Commissione Cultura della Camera dei Deputati, e il disegno di legge presentato dalla parlamentare leghista Ravetto, che vorrebbero vietare ogni attività legata “all’ideologia gender” nelle scuole, mettono la libertà d’insegnamento sempre più sotto attacco, usando lo spauracchio delle “teorie gender”, una becera invenzione dei movimenti Pro Vita, per ostacolare chi porta nelle scuole progetti e approcci competenti per una reale educazione alle differenze, lavorando per il contrasto alle violenze e la decostruzione di stereotipi. Queste iniziative legislative provano ad arginare e frammentare ancora di più la galassia di esperienze che già vive nella scuola italiana, esperienze promosse spesso con fatica da singole docenti e associazioni. È quello che accade anche con l’educazione sessuale ed affettiva, per la quale in Italia non ci sono leggi dedicate o linee guida, nonostante le raccomandazioni dell’UNESCO e dell’OMS. Anche questo è stato un tema cruciale del meeting, che si è svolto per altro nella Giornata per l’Aborto Libero e Sicuro e che ha visto laboratori e tavole rotonde finire prima per poter raggiungere il presidio organizzato da Non Una Di Meno sotto il Ministero della Salute.
Sono state tante dunque le lotte che si sono intrecciate in questa edizione di Educare alle Differenze, e per le quali si deve continuare a far sentire la propria voce. È per questo che la rete vuole portare avanti per questo inverno degli incontri di scambio e confronto dal basso sulle pratiche di autotutela della comunità scolastica, continuando il discorso aperto durante la due giorni; ed è per questo che Educare si è data già appuntamento per il prossimo anno, l’ultimo fine settimana di settembre, a Padova.