Questo spazio nasce da un numero: nel sistema di istruzione scolastica italiano sono presenti oltre 914.000 persone con cittadinanza non italiana; se si uniscono le persone con storia migratoria personale o familiare che hanno la cittadinanza, il numero aumenta; se sommiamo ancora le persone che frequentano i corsi dei CPIA, si arriva a quasi un milione.
E' evidente che non si può in alcun modo etichettare la questione come "emergenza", e nemmeno adottare un approccio che fa dei minori e delle minori con storia migratoria una "categoria speciale". E' necessario, invece, ragionare in termini di diritti, a partire dal dettato costituzionale che, dichiarando la scuola "aperta a tutti" non fa distinzioni di cittadinanza.
D'altro canto, la violazione coinvolge anche coloro che provengono da contesti familiari italiani: stanno comunque in una realtà in cui le reti di comunicazione e relazioni sono ampie quanto il pianeta; le possibilità di accesso ai paesaggi geografici e culturali di altri paesi sono oggi enormemente aumentate, e di questa realtà la scuola deve tenere conto.
Stando così le cose, nella quotidiana vita scolastica, la domanda da porsi è: "che cosa può diventare la scuola italiana, in prospettiva interculturale"?
Abbiamo raccolto qui di seguito contributi di riflessione, recensioni, proposte didattiche sul tema, pubblicati su insegnare.
Aggiungiamo, inoltre, la documentazione del convegno "Università e migrazioni - Per una carta degil Officia" (Palermo, 16/17 Ottobre 2025); la sessione "scuola" è stata curata dal CIDI nell'ambito del comitato scientifico, di cui M. Gloria Calì ha fatto parte.