Riportiamo un brano delle Indicazioni 2025: "Grazie al lungo allenamento all’autogoverno garantito negli anni di frequenza scolastica, e in virtù delle ‘regole’ (regole di comportamento, ma anche regole tratte dai contenuti e dai metodi delle stesse discipline, come, p.e., le regole di grammatica o le regole dei giochi in palestra), l’allievo interiorizza il senso del limite e un’etica del rispetto verso il prossimo, gli anziani, i più deboli, che ha nella solidarietà e nella fraternità due luminosi fari di orientamento. "
Riteniamo sia un inganno pensare che regole comportamentali o riferite ad ambiti puramente cognitivi possano avere una reale influenza su quegli aspetti dell’interiorità umana, mentale e corporea insieme, che si realizzano principalmente nel vissuto di relazioni umane. Le attuali acquisizioni scientifiche della psicologia e delle neuroscienze delineano una natura umana predisposta, sin dalla nascita, alla socialità e alla conoscenza di sé, degli altri e del mondo. Quanto detto indica che il rispetto verso il prossimo, riconosciuto simile a sé, è originario della natura umana e perderlo vuol dire che, smarrita la propria umanità, non si riconosce più neanche quella dell’altro. Solidarietà e fraternità non possono essere viste come due fari luminosi esterni alla natura umana, ma sono da considerare caratteristiche umane in relazione alle quali è opportuno interrogarsi del perché capita che siano dimenticate. Superata l’idea di un neonato narcisista ed egocentrico, si delinea una immagine di un neonato dotato di capacità di interagire e di una sensibilità mentale e corporea in grado di “sentire” la realtà umana e la corrispondenza affettiva degli adulti che se ne prendono cura. L’interesse al rapporto e alla esplorazione del mondo si esprimono ovviamente con modalità diverse da quelle dell’adulto in quanto ancora non ci sono coscienza e linguaggio verbale. Il mondo mentale del neonato è un mondo nebuloso ma dotato di fantasia e creatività. Sono queste capacità che consentono al bambino tutte le acquisizioni che non si potrebbero spiegare soltanto con le influenze ambientali. Queste capacità caratterizzano il genere umano e sono il fondamento della scienza e dell’arte che testimoniano l’incessante ricerca verso l’utile e il bello per sé e per gli altri. Definitivamente crollata l’idea di bambini considerati “legni storti” da raddrizzare, la cui mente è una “tabula rasa”, il significato e il senso dei termini educazione e apprendimento sono molto lontani dai principi che ispirano queste nuove indicazioni.
Riportiamo una frase da “Cosa significa essere umani?”[1]: Le neuroscienze affettive e cognitive e le neuroscienze sociali, insieme ad alcune aree della psicologia clinica, hanno introdotto una rivoluzione nella comprensione dell’apprendimento umano. Le modalità di educazione e insegnamento possono trarre importanti indicazioni innovative nell’adottare riferimenti e paradigmi che risultano avanzati e che ad ogni evidenza possono costituire i principali responsabili dell’efficacia dei processi educativi. Per una prassi didattica che possa contribuire a contrastare la visione di una originaria perversione dell’essere umano è importante sottolineare aspetti che possono guidare quel senso del fare scuola che contribuisce alla ricerca di un futuro migliore per le nuove generazioni e per tutta la società. La certezza della naturale socialità umana può consentire di ricercare e riconoscere, nella storia e nella cultura, gli aspetti di disumanità, spesso presenti, evidenziandone le ragioni e non considerandoli come ineluttabilità del destino umano. Valorizzare in tutti i modi possibili le espressioni umane scaturite da fantasia e creatività porta a mettere in evidenza come tali capacità umane consentano non solo di opporre resistenza alle difficoltà che la vita può presentare, ma contribuiscono alla ricerca della gioia del vivere nella costruzione di un benessere personale e collettivo.
Tornando al brano delle Indicazioni 2025 citato all’inizio, anche il concetto di “limite” merita alcune considerazioni. Nell’ultimo secolo abbiamo assistito alla messa in discussione del principio di autorità, come precedentemente considerato, e alcuni autori contemporanei hanno proposto la formulazione del concetto di limite [2]. Questa idea della necessità di interiorizzare il senso del limite scaturisce da una visione dell’essere umano caratterizzato da una naturale distruttiva, verso se stessi o gli altri che, pertanto, deve essere sempre controllata da leggi morali imposte dall’esterno. Il concetto di limite cerca di ristabilire quel “contenimento” rappresentato in passato dalla figura paterna reale o simbolica e dal concetto di “super-io”. Un contenimento, nell’era della “evaporazione del padre”, ritenuto necessario da coloro che considerano l’essere umano sempre bramoso di soddisfazioni materiali e naturalmente portato alla violenza e alla sopraffazione. La necessità di porre dei limiti può presentarsi, talvolta, quando la realtà mentale e affettiva non ha avuto possibilità di svilupparsi in modo sano e non può essere indistintamente riferita ad ogni individuo.
Purtroppo le attuali conoscenze scientifiche relative alla mente umana e all’importanza delle relazioni tra esseri umani non riescono a penetrare nel panorama culturale dominante. La scarsa diffusione di tali conoscenze è perfettamente funzionale al dominio incontrastato della ideologia neoliberista che impone una idea di essere umano naturalmente portato alla sopraffazione e alla competizione. Tale visione, impermeabile ad altre visioni dell’essere umano e sostenuta dalla globalizzazione e dal mondo digitale, riconosce il senso della vita esclusivamente nel benessere materiale. Alle nuove generazioni si tende a proporre, come scopo del vivere, il raggiungimento di un successo caratterizzato da ricchezza economica e visibilità mediatica. Sarebbe importante, invece, anteporre al successo quella realizzazione umana che consente ad ogni individuo di spendere la propria vita cercando di esprimere se stesso, non contro gli altri ma insieme agli altri, nella ricerca del proprio benessere fisico e psichico. L’idea che abbiamo di cosa caratterizzi la realtà mentale dell’essere umano, e quindi di quale sia il senso della vita, è alla base del nostro agire nel mondo e del vivere le relazioni con gli altri. Sarebbe importante per le nuove generazioni avere intorno persone che non pensano che dare senso all’esistenza sia seguire i modelli proposti da una società che troppo spesso dimentica cosa significa essere esseri umani.
[1] V. Gallese, U. Morelli, "Cosa significa essere umani? Corpo, cervello e relazione per vivere nel presente". Raffaello Cortina Editore 2024.
[2] Il concetto di limite è presente, ad esempio, in M.Recalcati, "L’ora di lezione: Per un’erotica dell’insegnamento". Einaudi, 2014.