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29/07/2024

La scuola salverà la bellezza?

a cura di redazione

L'anno scolastico 2023/2024 è l'anno del Merito, della condotta, dell'Orientamento precoce, del "capolavoro". E di chissà quante altre "innovazioni al contrario" sono in preparazione. 

L'estate, nel frattempo, procede tra eccessi di piogge e di calori, che minacciano la salute di persone e città; ci chiediamo, parafrasando un celebre libro di Salvatore Settis: "La scuola salverà la bellezza?". Nel corso dei meravigliosi anni '70, tra tanta normativa democratica nella scuola e nella società, si è piantato nel terreno italiano anche un seme avvelenato: l'istituzione del Ministero dei Beni Culturali (l. Spadolini del 1975), competenza precedentemente associata a quella dell'Istruzione. La separazione tra Istruzione e Patrimonio ha dato avvio a quel lungo processo che ha portato ad una gestione quasi esclusivamente economicistica dei Beni Culturali, facendo dissolvere il valore educativo che essi possiedono, e che dovrebbe essere principio e fine della tutela pubblica. 

La "bellezza" che la scuola dovrebbe poter salvare, quindi, è il ruolo civico del patrimonio culturale e ambientale, il suo essere un "bene", cioè un valore comunitario, a prescindere dallo stabilire un "canone", operazione in sè sempre pericolosa. Sebbene, infatti, a nostro avviso vada mantenuto un sistema di analisi per capire chi ha contribuito a determinare svolte e direzioni, è necessario non far coincidere il canone estetico con il canone di massa, che dal primo prende le mosse annacquandolo, e soprattutto distinguere il canone estetico dal concetto di valore e tutela dell'intero patrimonio storico-artistico come summa, senza eccezioni, dell'opera dell'umanità.

Perciò non si dovrebbero fare le file chilometriche agli Uffizi per ammirare con ingenua venerazione Botticelli, perché ormai artista di massa suo malgrado, e tantomeno per farsi un selfie; l'intenzionalità dovrebbe portare a comprendere fino in fondo oltre al canone estetico di un'intera  epoca, a cui moltissimi artisti hanno contribuito e per cui la sola visione di Botticelli non può bastare (ecco il punto!), anche una intera visione del mondo.

Tutto questo lo sanno bene, crediamo, i giovani ambientalisti, che non aggrediscono le opere d'arte con l'intento di far parlare di sè demolendo le memorie del passato; al contrario, paradossalmente le proteggono, valorizzandole ulteriormente, non solo perché di fatto non attentano alla loro salvaguardia, imbrattandole con materiali del tutto innocui, ma anche perché divenendo strumento di protesta, richiamano l'attenzione non solo sulla causa ambientalista ma anche sulla fruizione vacua (e questa si dannosa!) a cui le opere d'arte sono sottoposte. Prova ne sono le ridicole dimostrazioni di scandalo dei benpensanti, di quella pervasiva massa borghese cioè che non solo è disinteressata all'ambiente ma anche alla cultura che non sia esclusivo appannaggio del proprio status posticcio.

L'indifferenza all'ambiente, sembrano dirci queste forme di protesta, corrisponde in fondo all'indifferenza che è propria della cultura di massa, rappresentata qui dalle Gioconde dei grandi musei.

La questione del paesaggio e del patrimonio, in altre parole, andrebbe affrontata con la categoria dell'intersezionalità: giustizia climatica, tutela dell'ambiente, conflitti sociali... sono tutte dimensioni della stessa materia complessa, che entra prepotentemente nelle nostre classi. I beni culturali, esposti nei musei e/o integrati in un paesaggio, sono uno degli strumenti di educazione permanente che dovrebbe strutturare una cittadinanza consapevole e attiva, a partire dai percorsi scolastici connessi alle discipline, ma anche oltre, in quanto elementi di un contesto ambientale che condiziona i modi di pensare e di vivere anche in età adulta. Si pensi alle differenze culturali tra coloro che nascono e crescono in quartieri nuovi, in cui manca la cura per gli spazi e i servizi pubblici, e coloro che, invece, nascono e crescono in zone in cui l’urbanistica parla i linguaggi della storia, della ricerca del decoro, di gestione consapevole degli spazi comunitari.

 

Per allargare lo scambio di idee, e favorire ulteriori riflessioni, abbiamo dialogato con:
  • Giovanna Lancia e Laura Scarlata - curatrici del Laboratorio d'Arte a Palazzo delle Esposizioni a Roma
  • Carlo Tamanini - coordinatore Area Educazione del MART a Rovereto (TN)
  • Vincenzo Velati - direttivo CIDI di Bari
  • Ester Goffi - attivista "Ultima Generazione"

 

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